studio
N.60 maggio 2025
Da ego e eco, le frontiere della scienza tra dati e visioni di sistema
Convegno promosso da Fondazione LGH con la virologa Ilaria Capua e lo statistico Pagnoncelli (Ipsos)per riflettere sulle sfide che la scienza si trova ad affrontare tra economia, salute e sostenibilità

Scienza e innovazione, studio e applicazione al mondo reale e alle sue sfide, tra nuovi problemi, opportunità e circostanze che cambiano: se ne è parlato di recente anche a Cremona, al convegno promosso da Fondazione LGH al Museo del Violino per l’ultima tappa del road show Incontri con la scienza.
Sostenibilità, cambiamenti climatici, vecchie e nuove malattie, fonti rinnovabili: ecco alcuni dei temi che sono stati trattati nel corso dell’evento, in una location che nasce per la musica ma strizza l’occhio alla scienza, dove lo studio dell’ingegneria acustica ha raggiunto livelli sublimi e anche la parte estetica sa fondersi con la funzionalità in modo eccellente.
Scienza e sfide future, come si diceva poco sopra. E per prima cosa bisogna partire dai numeri e dalla loro analisi: dati da raccogliere, mettere a sistema e leggere perché, se è vero che i numeri sono oggettivi, è altrettanto vero che possono ‘raccontarci’ cose differenti, se letti da prospettive diverse.
Così Nando Pagnoncelli di Ipsos ha presentato i risultati di una ricerca commissionata proprio da Fondazione LGH nell’ottica di fornire un quadro delle aspettative e delle opinioni della popolazione sulle iniziative di innovazione tecnologica ed energetica. Risultati che, tra percentuali, statistiche e grafici hanno reso il diffuso ottimismo verso il potenziale innovativo della Regione.
«I dati – ha sottolineato – delineano un panorama incoraggiante per l’innovazione sostenibile
in Lombardia. I cittadini dimostrano apertura e una percezione positiva verso le iniziative
innovative del territorio. Tuttavia, l’entusiasmo da solo non è sufficiente: la vera sfida sarà quella di trasformare questo slancio in progetti concreti e collaborazioni efficaci per migliorare la vita dei cittadini
e l’ambiente».
Potenziale innovativo: due paroloni che stanno ad indicare quanto sia importante mettere a sistema scienza, studio e genio per dare vita a soluzioni in grado di portare miglioramenti allo stile di vita inteso a 360°: terreno fertile per iniziative che diano vita a circoli virtuosi di sviluppo e di partecipazione locale, perché il benessere della società riguarda tutti e non può prescindere dalla consapevolezza e dalla conoscenza.
Serve quella marcia in più per trasformare un problema in un’opportunità, intesa non solo come occasione di business per chi la implementa, ma anche e soprattutto come opportunità per la società, per l’ambiente in cui si inserisce. E questo, per esempio, lo vediamo bene nella filiera zootecnica, dove il problema dei reflui diventa l’opportunità di dare vita, in modo virtuoso, a fonti energetiche rinnovabili.
Ma anche in questo frangente, non è sufficiente il solo intervento di un singolo attore, bensì è necessario mettere a sistema diverse realtà, che vanno dall’università alle imprese, dall’industria agli enti in grado di erogare contributi anche quelle imprese piccole e piccolissime che però non devono restare al di fuori dell’innovazione.
Abbiamo citato la scuola e le università, quindi l’altra parola d’ordine per tutti è formazione, elemento fondamentale ed imprescindibile in un sistema globalizzato che richiede una visione olistica intesa come capacità di vedere l’insieme nella sua interezza e non come semplice somma di parti o di settori.
Lo abbiamo visto per esempio durante la pandemia, momento drammatico nel quale da problema sanitario si è allargato a disastro in termini economici, sociali, culturali, educativi: un virus arrivato dalla Cina in un contesto di globalizzazione impossibile da arrestare, ha creato scompensi su una scala larghissima ed i risultati, a lungo termine, non hanno coinvolto solo la salute fisica delle persone, ma hanno trascinato a terra interi sistemi economici, fermato aziende, bloccato trasporti, chiuso intere regioni o stati, senza contare le conseguenti ripercussioni sociali legate all’isolamento e alla privazione di rapporti sociali.
Ne ha ampiamente parlato Ilaria Capua, studiosa di fama mondiale salita alla ribalta proprio durante il periodo pandemico, che nel suo discorso ha spaziato in diverse aree tematiche, partendo proprio dalla diffusione dei virus accelerata e facilitata dalla globalizzazione e dalla movimentazione intercontinentale di merci e persone, ma anche dell’erosioni della biodiversità marina dovuta alla presenza di rifiuti e microplastiche negli oceani o ancora del problema dell’antibiotico-resistenza accentuato dagli scarti di medicinali gettati negli scarichi domestici e che poi arrivano nelle falde e nei mari. Insomma, non si tratta solamente di valutare le azioni hic et nunc, del qui ed ora che riguarda noi e il nostro orticello: oggi, in questo contesto socio-economico dove tutto è misurato a misurabile, la circolarità delle azioni è quanto mai un punto da tenere in ferma considerazione.
One health è un claim che va oltre lo spot, ma ci dice che la salute non è solo la mia o la tua, ma deve essere considerata a livello di sistema, dove ogni comportamento può fare la differenza. «Una sola salute che comprende la salute di uomini, animali e anche ambiente: è questo il senso dell’approccio One Health, dove la vera sfida è passare da ego ad eco, considerando l’essere umano non più come al vertice della piramide, ma come parte di un sistema da leggere in ottica circolare».