studio

N.60 maggio 2025

la sperimentazione

La “scuola senza zaino” non è solo più leggera

Siamo andati a Martignana di Po per scoprire i metodi e i risultati della sperimentazione della "scuola senza zaino" che – oltre a togliere il peso del materiale dalle spalle dei bambini – propone un nuovo modo di stare in classe e di vivere le relazioni scolastiche

Siamo a fine anno scolastico e può sembrare strano parlare di scuola e studio proprio ora che è invece il periodo perfetto per dimenticarsi di libri e zaini e pensare solo alle ormai prossime vacanze; in realtà però è proprio questo il momento di tirare le somme di un anno scolastico o addirittura di un intero ciclo.

Così abbiamo deciso di farci raccontare un approccio particolare alla scuola e allo studio, un percorso nato cinque anni fa all’Istituto Comprensivo Dedalo 2000, in particolare nella scuola primaria di Martignana Po e che – già dal nome – racconta una visione diversa del modo di stare sui banchi: è la “scuola senza zaino”.

Ma come? Se ogni anno i ragazzini presentano alle famiglie liste infinite di materiale da portare a scuola, dai quaderni con copertine di colore diverso agli astucci assortiti con biro, matite, gomme, righelli, temperini e un numero imprecisabile di tubetti di colla stick; poi pennarelli, pastelli, pastelli a cera, tempere, il tutto in almeno 12 colori. Solo per iniziare, naturalmente.

Quindi cos’è ora questa novità? E i libri, dove li mettiamo, se non nello zaino?

Che poi, diciamoci pure questo, la scelta dello zaino non è lavoro da poco: grande, espandibile addirittura, ergonomico, meglio se col trolley integrato; tema a scelta del pargolo e dei suoi personaggi preferiti e, se possibile, abbinato all’astuccio.

E qui a Martignana addirittura parlano di scuola senza zaino… Ma sarà davvero così? 

Certo! 

Da 5 anni i piccoli studenti vanno a scuola semplicemente con una tracolla poco invadente, uguale a quella dei compagni. Pensate un po’, fornita direttamente dalla scuola.

E cosa ci mettono dentro? In realtà poche cose, la merenda e poco altro perchè tutto il materiale si trova già in aula, ordinato e custodito nelle classi dove i ragazzini ogni giorno lo condividono per le attività di studio. 

Dunque solo una questione “logistica” di gestione dello spazio per il materiale? 

Certo che no, perchè lo zaino è solo il punto di partenza di questa rivoluzione scolastica, che non ha il solo scopo di alleggerire le spalle dei giovani scolari. Basta entrare nell’aula e si capisce subito che qui il paradigma è davvero cambiato.

Prima cosa, non c’è la cattedra. E la maestra? Quella c’è, naturalmente, ma ha una postazione defilata, che usa solo per i materiali e la gestione “burocratica” della classe, perché poi non si siede di fronte ai banchi dei ragazzi. 

Anche perché i banchi non ci sono: esistono infatti delle “isole”, cioè dei gruppi di tavoli dove gli alunni lavorano insieme per portare a termine compiti e obiettivi che vengono proposti. 

La cosa si fa interessante e dunque ci facciamo spiegare come funziona la loro giornata: a raccontarcelo con una presentazione vera e propria sono gli stessi ragazzi. 

Ecco la loro “scuola senza zaino”: l’arrivo è per le 8:30 e una volta in classe, prima di iniziare ci si ritrova in agorà, ossia si condivide un momento di racconto e di organizzazione della giornata e delle attività. Altro punto di rottura con la scuola tradizionale: non è la maestra a gestire le attività degli alunni, ma si fa un planning tutti assieme. Poi le diverse attività non vengono svolte in simultanea da tutti perché, come abbiamo detto poco sopra, i bambini si dividono in gruppi di 4 o 5 componenti e ciascun gruppo viene assegnato ad una delle isole presenti in classe. A questo punto, ad ogni isola viene assegnato un compito diverso ed un tempo entro il quale gestirne il completamento; una volta terminato il lavoro assegnato, il gruppo ruota su un’altra isola e prende in carico un nuovo compito. A fine giornata, tutti avranno svolto tutti i compiti assegnati, seppure in momenti diversi. 

Alcune attività prevedono che i bambini lavorino in gruppo, altre invece a coppie mentre altri ancora richiedono che ciascuno porti avanti singolarmente il proprio compito. 

Il tutto naturalmente con il materiale condiviso e messo a disposizione. 

L’obiettivo è quello di stimolare il senso di responsabilità e di cooperazione dei bambini. E persino per andare in bagno, non serve più alzare la mano: sul muro infatti è appeso un bel tabellone che riporta le sagome di un bambino e di una bambina; accanto a loro, due quadrati di cartone con un lato rosso e uno verde. Questo è il “semaforo” che regola gli accessi al bagno: per esempio, quando un’alunna deve andare in bagno, controlla che sulla sagoma della bambina ci sia il cartoncino verde esposto: se così è, vuol dire che il bagno è libero e può andare; al contrario, se una compagna è già ai servizi, ci sarà il cartoncino rosso a segnalare che il bagno è occupato e quindi dovrà aspettare che l’altra alunna rientri e riposizioni il quadratino sul verde. Stesso discorso per il bagno dei maschi.

E le maestre? 

Niente cattedra per loro, quindi il loro compito si svolge nella classe, passando tra i banchi se serve o intervenendo laddove richiesto. Certo, nulla che ricordi la classica lezione frontale, coi bambini seduti ai banchi ad ascoltare tutti insieme la medesima spiegazione della maestra: in queste classi i bambini possono lavorare in piedi o seduti, al banco o in altre postazioni; naturalmente possono parlare tra di loro perché la cooperazione è alla base delle attività, ma sono ben consapevoli che non devono disturbare i compagni. 

Se poi qualcuno è più veloce degli altri a finire il suo compito, può rilassarsi nell’angolo lettura oppure aiutare un compagno rimasto indietro. Quando invece il problema diventa difficile da gestire, ecco pronto il cartello Help! per chiedere aiuto alla maestra, sia per la gestione del materiale che per qualsiasi altro compito. 

«Certo, questo cambio radicale di impostazione, obbliga noi insegnanti ad uscire dalla nostra comfort zone perché per prima cosa abbiamo dovuto fare tutto un percorso di formazione prima e anche durante questi anni. L’impostazione della classe è totalmente diversa, così come i compiti. Ma abbiamo visto che lasciando ai bambini la possibilità di organizzarsi in autonomia, si stimola in loro un forte senso di responsabilità e si abituano ad collaborare».

Per esempio, mentre le maestre ci raccontano, un gruppo di alunne sta sfogliando alcuni libri dei compiti delle vacanze: dovranno decidere quale scegliere e, naturalmente, dovranno motivare la loro preferenza con argomenti adeguati.

L’organizzazione prevede che ogni 15 giorni i bambini si dividano gli “incarichi”, ossia dei lavori da svolgere durante la giornata in classe: «Ci sono i distributori, che si occupano di distribuire i libri e i quaderni ai loro compagni. Poi c’è chi si cura della biblioteca, tenendo in ordine i volumi e controllando le loro condizioni. C’è chi deve curare le piante, dargli da bere lunedì e venerdì e portarle in salone a prendere luce», raccontano i ragazzi. «Abbiamo poi il responsabile del calendario, il cartellone con scritti i giorni della settimana, del mese e l’anno; per la pulizia della classe ci sono i bambini che a fine lezione sono incaricati di pulire i banchi così come i responsabili di controllo e riordino giochi. Infine il responsabile del tavolo, ossia chi si occupa di prendere nota delle attività che il proprio tavolo deve svolgere e procurare il materiale».

Insomma, un sacco di responsabilità divise equamente tra alunni e rivolte a stimolare al massimo le diverse abilità, uscendo da un’ottica di scuola come luogo in cui si fa tutti la stessa cosa nello stesso momento, allo stesso modo. 

Nella “scuola senza zaino” non si evita solo il peso del materiale da portare avanti e indietro da casa, ma si evita l’idea che la scuola sia un mondo a parte, dove non posso lasciare i miei quaderni e le mie cose. «In questo modo la scuola si fa anche più accogliente: non passa l’idea che, una volta finita la lezione, devo portarmi via il materiale perchè a scuola non si può lasciare. Certo, non è stato facile organizzare tutti gli acquisti e gli spazi in cui tenere i materiali di consumo da condividere. Abbiamo però creduto in questo progetto fin dall’inizio, nel 2020 – periodo tra l’altro nel quale parlare di condivisione dei materiali sembrava impossibile – perchè studiato sulla base delle migliori opportunità per i bambini. Ad esempio, i quaderni che forniamo agli alunni hanno una dimensione studiata per facilitare l’apprendimento, sono più a misura di bambino. Quest’anno abbiamo la prima quinta che termina questa “sperimentazione” e sia noi che i bambini e i genitori ne possiamo dare un giudizio molto positivo sia in termini di apprendimento che di vita scolastica», spiega la dirigente Paola Premi.

Insomma, siamo partiti da uno zaino sostituito da una sacchetta per scoprire una realtà innovativa e dirompente, in grado di mettere in campo un approccio completamente nuovo rispetto al passato, uscendo dalle zone di comfort e di abitudine per trovare dei percorsi insoliti ma più stimolanti per i bambini e per la loro capacità di apprendimento, sia a livello didattico che a livello di crescita personale e sociale.