legami
N.56 gennaio 2025
Mapuche: la resistenza delle voci antiche in un reportage di Piovano
In collaborazione con il Festival della Fotografia Etica, al Museo Diocesano di Cremona una mostra racconta la lotta e la spiritualità del popolo Mapuche

Il Museo Diocesano di Cremona, in collaborazione con il Festival della Fotografia Etica di Lodi, ospita, dal 31 gennaio al 23 marzo, una nuova mostra fotografica che tramanda una storia di spiritualità e resistenza culturale: Mapuche, il ritorno delle voci antiche. La mostra, firmata dal fotografo argentino Pablo Ernesto Piovano, è un reportage che racconta la vita e le sfide del popolo Mapuche, una delle comunità indigene più antiche della Patagonia cilena.
Nel cuore del Sud America, tra le montagne della cordigliera delle Ande, i Mapuche vivono da secoli a stretto contatto con la natura. Hanno resistito a un genocidio, all’invasione Inca, a quella della corona spagnola e alla formazione degli stati argentino e cileno. Oggi, continuano la loro battaglia per rivendicare le loro terre ancestrali, sottratte durante le colonizzazioni e successivamente occupate da grandi compagnie petrolifere, centrali idroelettriche, aziende forestali e minerarie. L’espansione industriale, il fracking e le monocolture hanno devastato il loro ecosistema e minacciano le risorse naturali a cui accedono, soprattutto l’acqua. Piovano riesce a catturare la bellezza e la lotta di un popolo che non si arrende.
«L’obiettivo del Festival della Fotografia Etica – sottolinea Laura Covelli, curatrice della mostra – è continuare ad amplificare i lavori dei fotografi che abbiamo portato a Lodi in questi anni e raggiungere un pubblico sempre più ampio, valorizzando il percorso espositivo in base al luogo che ci ospita».
La collaborazione con il Museo Diocesano di Cremona è iniziata tre anni fa con la mostra Exodus, un progetto sull’immigrazione, è proseguita lo scorso anno con In The World But Not Of It, una ricerca antropologia sulle comunità hutterite del nord America, per arrivare, quest’anno, all’America latina e a raccontare la storia millenaria del popolo Mapuche.
«La ricerca – prosegue Covelli – è stata quella di accompagnare gli scatti con poesie e disegni che rappresentano, ad esempio, le erbe sacre usate dalla Machi (la sacerdotessa dei Mapuche), per unire più linguaggi, pur mantenendo la fotografia protagonista assoluta. Un reportage, quindi, che racconta una storia di cronaca, ma con una chiave più legata alla spiritualità, alle connessioni. Un viaggio nei legami invisibili che uniscono i Mapuche alla loro terra e alla loro identità».
Un’unione di linguaggi, ma anche di forme artistiche: «Ospitare una mostra di fotografia all’interno di un museo diocesano, un museo di arte sacra – afferma Stefano Macconi, curatore del Museo Diocesano di Cremona – fa parte di un tentativo, ormai consolidato, di sperimentare generi diversi e di rendere il museo sempre più dinamico e vitale. In collaborazione con Fotografia Etica, scegliamo temi che risuonino profondamente con la missione del Museo. La storia dei Mapuche, con la sua spiritualità, tradizione e identità fortemente radicate, è un esempio perfetto di questa ricerca». Così continua il percorso del Museo, impegnato a dare voce a popolazioni la cui storia rischia di rimanere nell’ombra.
Il legame tra i Mapuche e la loro terra è essenziale non solo per la loro sopravvivenza, ma anche per la loro identità. La loro lingua, minacciata dall’assimilazione culturale, è difesa con forza, e il popolo Mapuche sta lavorando attivamente per tramandarla alle nuove generazioni attraverso scuole comunitarie e progetti educativi. Allo stesso modo, i loro rituali legati alla natura e alla cosmologia indigena sono un elemento fondamentale della loro resistenza culturale.
In un dialogo che unisce arte sacra e documentazione sociale, una delle fotografie della mostra verrà esposta anche nel percorso espositivo permanente del museo, nella sala delle crocifissioni, creando una connessione tra la spiritualità cristiana e quella ancestrale dei Mapuche.
La mostra Mapuche, il ritorno delle voci antiche è una testimonianza di resistenza e di legami profondi che non si spezzano, un’occasione imperdibile per conoscere attraverso il potente linguaggio della fotografia, le sfide di una cultura che, nonostante tutto, continua a resistere e a vivere.