notte

N.58 aprile 2025

bambini

Un barattolo di luce e un libro per vincere la paura del buio

ore 21.15

Emil, 10 anni, sbuca dalla sua stanza e intercetta il papà di passaggio nel corridoio. «Guarda», gli dice con aria grave, indicandogli la porta semichiusa della camera da letto dei genitori. Un attimo di esitazione, un leggero ondeggiare della testa per cercare qualche indizio nella stanza immersa nel buio e poi, il padre si arrende e chiede: «Cosa c’è? Non vedo niente». «Il buio!» risponde Emil con aria misteriosa. «Quando la porta è così, mi fa tantissima paura».

ore 21.45

È ora di dormire: il bambino, nella penombra della stanza illuminata dalla lampada-sale, rivela: «Non ho paura del buio, ma di quello che si nasconde nel buio». Spiazzato da tanta capacità di sintesi, il padre gli domanda cosa possa celarsi nell’oscurità. «Un assassino, un rapitore, il clown It…». Martino, il fratello maggiore, aggiunge: «Un uomo magro magro con gli occhi rossi».

ore 22.35

Il padre, guardando il soffitto della camera da letto, si domanda come aiutare i figli a gestire le loro paure. Dopo pochi minuti la stanchezza ha la meglio. Chiude gli occhi. Buio.

***

Rossella è la persona giusta con cui affrontare l’argomento. Lavora come maestra presso la Scuola dell’infanzia San Giuseppe (Casalmaggiore), ama la sua professione e ancora di più i bambini che incontra tutti i giorni, a partire dai propri figli.

«Recentemente ho raccontato la storia di Berta la lucertola, un esserino piccolo e indifeso proprio come i bambini. Non ha il coraggio del leone e, la notte, tremante di paura, corre a nascondersi. Ma una sera, non riuscendo a raggiungere il proprio rifugio, si trova costretta ad affrontare l’ignoto. In questo modo si accorge che il buio non è così spaventoso, scopre la bellezza del cielo stellato e l’amicizia degli animali notturni».

Siamo ancora rapiti dal racconto, Rossella è già passata oltre e ci spiega come, partendo dalla storia di Berta, abbia proposto ai bambini di disegnare la Notte stellata di Van Gogh. Mentre si dipinge insieme si parla del buio, si ascoltano i vissuti dei piccoli condividendo, in un clima sereno e accogliente, sogni e paure.

Nei giorni successivi, si continua a lavorare sul tema tramite la creazione di piccole grotte artificiali, costruite con pezzi di cartone sotto cui intrufolarsi; Rossella propone ai piccoli di rivivere l’esperienza del buio per poi, tutti insieme, elaborare uno stratagemma per riuscire a vincere la paura dell’oscurità.

Notando la nostra curiosità, Rossella ci rivela il suo personalissimo metodo: «In un barattolo vuoto, decorato e personalizzato, si chiude un po’ di luce. Come si fa?», aggiunge notando la nostra perplessità. «Bisogna tenere in mano il barattolo, muovere velocemente il braccio per raccogliere la maggior quantità di luce possibile e, altrettanto rapidamente, avvitare il tappo. Alla sera, quando ti coglie la paura, basta aprire il magico contenitore e lasciare uscire la luce!».

«Bisogna tenere in mano il barattolo, muovere velocemente il braccio per raccogliere la maggior quantità di luce possibile e, altrettanto rapidamente, avvitare il tappo. Alla sera, quando ti coglie la paura, basta aprire il magico contenitore e lasciare uscire la luce!»

Riusciamo a riportare solo frammenti di un racconto lungo ed elaborato, ma appassionante come una favola ben raccontata, con cui la maestra e “raccontastorie” descrive come affronta la tematica della paura e, in generale, dell’educazione emotiva. «Parto sempre da una storia e, attraverso la metodologia del “teatro in gioco” che ho appreso da Helga Dentale, arrivo a creare un clima sereno; questa safe zone permette ai bambini, sentendosi al sicuro, di esprimersi in modo libero».

Dalle parole di Rossella risulta chiaro come non si tratti solo di “raccontare una storiella”, ma che tale lavoro propone una richieda una preparazione specifica riguardante tecniche teatrali e artistico-espressive, la conoscenza della mindfulness e di modalità di gestione del gruppo. Partendo da una storia, attraverso numerosi passaggi di tipo sensoriale e artistico, si arriva così a fornire ai piccoli delle strategie per gestire, in modo equilibrato, un’emozione negativa come la paura.

Questo percorso garantisce il raggiungimento di un risultato tangibile? Rossella risponde con decisione: «Per creare dei cambiamenti il progetto deve essere condiviso da tutto il team docenti, occorre inoltre molto tempo e dedizione. Naturalmente è indispensabile che anche la famiglia si renda il più possibile partecipe».

Il pensiero che si sta materializzando nella nostra mente è: “Come vorrei che fosse l’insegnate dei miei figli”. Ma se Rossella non c’è… cosa possono fare i genitori?

«I libri», risponde con un sorriso. «Per qualsiasi argomento, io mi affido a loro, prima di tutto nella mia vita famigliare. Vi trovo spesso le risposte che cerco e, quando proprio non le trovo, c’è sempre comunque un input per sbloccare la situazione».

Il consiglio quindi è di recarsi in libreria, dalla libraia di fiducia o in biblioteca e lasciarsi guidare nella scelta di un titolo adeguato all’età del proprio figlio. «A casa, anche se c’è poco tempo per fare tutto, ci si può ritagliare uno spazio alla sera, prima di andare a letto, per la lettura insieme. È uno “stare” con il proprio figlio, un condividere del tempo davvero prezioso e importante. Se ci saranno delle domande emergeranno, e se non affioreranno potrà forse essere lo stesso genitore, prendendo spunto dalla pagina appena letta, a porre un quesito al figlio. Ogni volta che riesci a farlo, stai già attuando una forma di educazione emotiva»

***

ore 6.45

Suona la sveglia. Il papà non lo sa ancora, ma oggi andrà in libreria perché, tra gli scaffali arancioni, c’è un libro che lo sta aspettando. E lo attende anche Emil.