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N.04 Ottobre 2019
Definizioni
Dirigere un’orchestra significa assicurare che tutte le parti strumentali si coordino per garantire unità d’intenti all’esecuzione musicale. Ciascun componente dell’orchestra infatti suona solo la propria linea indicata nella propria parte, ma non ha la visione d’insieme che invece il direttore ricava dalla partitura, dove tutte le parti strumentali (legni, ottoni, percussioni, archi) sono scritte contemporaneamente su pentagrammi diversi. Il direttore, attraverso una serie di gesti codificatiche gli orchestrali conoscono e condividono, indica il metro di un brano (3/4,4/4…), ne evidenzia le dinamiche (piano o forte) e ne stabilisce l’andamento (lento o veloce).
È una guida che conduce l’orchestra (in inglese si chiama infatti conductor), ascoltando, correggendo, dando un’idea chiara di come eseguire un passaggio, un’articolazione, un fraseggio, e infondendo fiducia e intensità emotiva. Assicura quindi una restituzione fedele del pensiero del compositore e propone una propria visione interpretativa, cercando di fare emergere linee, armonie, colori sonori, pesi e contrappesi che si possono ricavare studiando approfonditamente la partitura, entrando nella carne del discorso musicale (perquesto bisogna avere studiato la composizione, l’orchestrazione, l’armonia).
Il direttore deve fare in modo che il disegno formale e le implicazioni espressive della musica siano percepibili e quindi deve possedere una solida tecnica, perché nel gesto è racchiuso il suo pensiero, e anche carisma, per condurre davvero l’orchestra dove vuole quel pensiero, facendo in modo che i musicisti si ascoltino tra loro e condividano quel suo pensiero musicale, che deve anzitutto restituire e “servire” il pensiero del compositore. Autorevole ed empatico, sempre collaborativo con i musicisti, deve prendere decisioni con sicurezza e competenza. E non si dirige solo con le braccia o con le mani. Anche uno sguardo è importante, come un movimento del corpo, o come il non muoversi affatto per lasciare che la musica scorra con fluidità.
Associare la parola direzione al mio ruolo di padre viene piuttosto naturale. Essere genitore e quindi educatore mi fa essere costantemente in cammino, protagonista di un percorso dove è fondamentale saper prendere la giusta direzione. Già, ma qual è la giusta direzione nell’intricato compito di un padre alle prese con tre ragazzi adolescenti? La risposta non è mai scontata ma è certo che serve molta chiarezza e fiducia reciproca, cose che in un rapporto padre e figlio raggiungi con la giusta decisione e con tanta disponibilità ad un dialogo sincero ecostruttivo.
Per me è importante saper testimoniare concretamente nella mia vita quello in cui credo, quei valori che indirizzano le mie scelte. I ragazzi hanno bisogno di vedere che quanto gli viene detto è vissuto in prima persona da chi li educa portandoli così ad avere le idee più chiare nelle scelte che faranno.
Il ruolo di padre non è quello di imporre qualcosa ma dicontribuire a far sì che i miei figli siano capaci nel loro cammino di saper prendere la direzione migliore e di aiutarli quando inciampano a rialzarsi non più fragili ma più forti di prima. La mia forza invece, come padre, la trovo in chi mi sta accanto e mi vuole bene. Perché è vero che si è sempre in cammino, ma un uomo eun padre come me con alle spalle parecchi anni di praticantato deve avere acquisito delle certezze. La mia principale certezza è Dio, non a caso anche Lui Padre, che con la sua Parola riesce a guidarmi, a sostenermi e a non farmi perdere la speranza quando sembra che malgrado tutto i figli prendano altre direzioni. Lo ha sempre fatto e lo fa tutt’ora anche grazie a relazioni vere con altri genitori in cammino come me. E lo fa grazie a mia moglie che è sempre al mio fianco e mi sostiene nelle decisioni da prendere.
In più occasioni Dio mi ha mostrato come i figli è giusto che facciano le loro esperienze che spesso non sono quelle che volevamo per loro. La cosa importante è che sappiano capire, anche grazie agli sbagli commessi, qual è la loro direzione , la via giusta per realizzare i loro progetti. E che sappiano che un padre è sempre pronto adaccoglierli, a sostenerli e ad educarli. Perché un padre, proprio come fa Dio con noi, ama per sempre.