strappi
N.62 settembre 2025
L’oro sulle cicatrici
There is a crack in everything
That’s how the light gets inC’è una crepa in ogni cosa
È da lì che passa la luce“Anthem”, Leonard Cohen
C’è un festival diventato tradizionale per la città di Crema. Si chiama Poesie e strappo: i versi sono scritti su blocchi di carta e appesi in piazza; chiunque può passare, leggere, strappare.
Uno strattone deciso lungo il tratteggio, per non rompere la carta, per portarsi a casa la pagina, le parole di un autore sconosciuto nella propria vita.
Serve uno strappo, a volte per rompere la routine, sconfinare dalla zona di comfort, infilare gli occhi in quella crepa da cui passa la luce.
A volte però sei tu, quel foglio. E non sempre la vita si prende la briga di “strappare lungo i bordi”: quando ti fa nascere nel Paese o nella famiglia sbagliata e ti chiede di lottare contro l’abbandono, attraversare deserti, recidere radici per ripartire; quando mente e corpo, con anni, le inquietudini o la malattia, prendono strade divergenti; quando le persone deludono e il cuore si spezza sbriciolando certezze e orizzonti; quando settembre arriva e non ti riconosce più, e tu, seduto al solito banco, non ti riconosci più. O quando ti riconosci, dentro l’obiettivo del fotografo che ti racconta le ferite di un popolo “lontano”.
Ci sono strappi che fanno male all’anima come un muscolo che si rompe o un tendine “salta”. Sono gli strappi che richiedono tutta la cura possibile: un massaggio, un rammendo, un vestito o un ufficio nuovo, un viaggio ai confini del mondo, l’oro sulle cicatrici.
Che guariscono. Che restano.