magia
N.28 Febbraio 2022
Subbuteo, la magia di un gol segnato con un dito
Si gioca a tavola, i calciatori non corrono e per vincere si usano... le mani (oltre a cuore e cervello) Storia, pratica e cronaca di una disciplina romantica raccontata dai campioni del Club Stradivari
Carlo Ciraolo e Maurizio Brillantino erano amici per la pelle nella Cremona sbarazzina e frizzante di fine anni Ottanta. Ogni sabato, verso mezzanotte, i due fingevano di salutarsi e con insospettabile diligenza accompagnavano verso casa le rispettive fidanzate. Bugiardi: il tempo di riaccendere il motore, invertire la rotta e i piccoli carbonari finivano per ritrovarsi nel garage di Carlo. A quel punto, iniziava un’altra serata. Tutta dedicata al Subbuteo. Srotolato il magico telo verde, il magico gioco da tavolo con gli altrettanto magici calciatori in miniatura iniziava a prendere forma e spesso le partite erano battaglie infinite, destinate a prolungarsi fino all’alba. E via con i gol, con le rimonte, con le telecronache immaginarie ripetute a voce alta, con gli sfottò da stadio: il vasto universo del gioco più bello del mondo rimpicciolito in una stanza. Finché, all’ennesima rivincita («chi vince questa vince tutto!»), le prime luci del mattino iniziavano a filtrare dalla finestra e con esse una domanda legittima: «Sono le cinque e mezza… cosa diciamo a casa adesso?». In questo caso, la complicità fraterna tra i due amici bugiardi sapeva fugare qualsiasi dubbio: «…Che abbiamo bucato!».
Dall’ortaorio all’Etihad
Nel 1990 (anno delle notti magiche) Carlo e Maurizio realizzarono il loro sogno fondando il Subbuteo Club Stradivari. Trovarono sede presso San Sigismondo, dove don Graziano consegnò loro le chiavi del classico teatro in disuso sul retro dell’oratorio. Otto anni di tornei e di passione, fino al 1998, poi lo stop dovuto al nuovo lavoro, al matrimonio, alla famiglia: quando si dice, diventare grandi. Nemmeno l’età adulta, però, sopisce del tutto le vecchie pulsioni. E nel 2008 il club rinasce, sempre con Carlo e Maurizio al timone, perché il Subbuteo (dato per spacciato a fine secolo) nel frattempo è diventato vintage e ha ripreso a circolare, reclutando nuovi praticanti. I vecchi amici si ritrovano. Il sogno riparte. La squadra si allarga, viaggia, diffonde la cultura subbuteista. Addirittura, viene allestito un vivaio che sforna baby giocatori per le nazionali giovanili. Con Giulia Brillantino, Matteo Brillantino e Marco Cristiano lo Stradivari demolisce la concorrenza nei Mondiali a squadre di Manchester e Madrid, tra il 2012 e il 2013, in mezzo a talenti provenienti da una ventina di nazioni. A Manchester, la competizione intercontinentale che vede trionfare gli azzurrini di Cremona viene disputata niente meno che all’Etihad Stadium: il calcio in miniatura che conquista i luoghi del calcio a grandezza naturale. Che viaggio. Dagli oratori cremonesi al titolo iridato nella casa del City di Guardiola, giocando a Subbuteo. Se non è magia questa…
La democrazia del Subbuteo
Oggi la magia del Subbuteo è un sabato mattina d’inverno a Piacenza Expo, dove il Club Stradivari organizza il Trofeo Infront in collaborazione con la Lega Nazionale Subbuteo. In gara sedici giocatori non professionisti ma professionali, con le divise sintetiche sponsorizzate e i panni per strofinare le basi dei calciatori in miniatura, rendendoli più dinamici, come i giocatori di bowling che puliscono le loro sfere prima di lanciarle a tutta sulla pista in parquet.
I concorrenti, dai cinquanta ai vent’anni, divisi in quattro gironi da quattro, arrivano da Reggio Emilia, dal Piemonte, da Trieste. Appena prima di iniziare il reggiano Saverio Bari, che dalle sue parti ha fondato Subbuteoland (la «Coverciano» del calciotavolo), si attarda fuori dalla sala tra le bancarelle di giocattoli d’epoca degli espositori, acquista un Ajax da collezione e rientra raggiante. Pronto per la competizione.
Le immagini sono state scattate durante il Trofeo Infront organizzato dal Club Stradivari in collaborazione con la Lega Nazionale Subbuteo a Piacenza Expo
Ogni partita prevede due tempi da 15 minuti. In palio solo trofei. In altre occasioni, però, il montepremi può anche toccare i 500 euro. Per lo Stradivari scende in campo il giovane Rocco Morganelli, mentre Maurizio (oggi vicepresidente del club) coordina le operazioni e annota i punteggi nel tabellone che viene proiettato sul maxischermo da un file Excel.
«La leggenda vuole che le prime miniature in piombo dei calciatori furono create dai marinai inglesi a inizio Novecento, appassionati di calcio ma con poco spazio a disposizione durante i viaggi attraverso gli oceani per conto dell’Impero – ci spiega Maurizio mentre seguiamo la sfida della fase a gironi tra Rocco e un rappresentante dei Bologna Tigers – Così nacque l’idea del calcio da tavolo, che in fondo è vera la magia di questo gioco: l’emulazione del calcio vero. Lo spettacolo dei grandi stadi e dei grandi campioni confezionato in scatola e portato sul tavolo di casa. Ancora oggi, dopo oltre trent’anni, mi ritrovo a giocare con l’Aston Villa e dopo ogni rete urlo il nome del marcatore immaginario: Watkins!».
In realtà, secondo Maurizio, nel corso dei decenni il Subbuteo, grazie anche alle sue regole, si è emancipato dalla semplice simulazione del calcio ed è diventato qualcosa di differente: «Visto da fuori potrebbe sembrare un gioco lento e speculativo, come gli scacchi, in realtà è qualcosa di estremamente dinamico: le regole dicono che il giocatore in attacco può effettuare tre mosse consecutive con la stessa pedina, nel frattempo il difensore deve fare le sue contromosse ma l’avversario non è tenuto ad aspettarlo. Quindi scacchi, sì, ma con alcuni elementi del biliardo e del golf, poiché quando tiri la pallina va dosata. E se ti distrai un attimo, è matematico, becchi gol. Ecco perché spesso i ragazzini, appena imparano, diventano più competitivi degli adulti: la loro testa funziona più velocemente».
Un gioco egalitario ed inclusivo, dunque, senza distinzioni d’età o di genere: «Come in qualsiasi disciplina sportiva abbiamo le categorie, ma nel Subbuteo non esistono sostanziali differenze tra uomini o donne, adulti o bambini: chi è reattivo, preciso e ha visione strategica vince a prescindere dall’età o dalla forza fisica. Un dodicenne può superare un trentenne. Accade spesso nei tornei Open. I tornei a squadre, poi, sono la massima espressione del Subbuteo, perché un gioco apparentemente individuale diventa collettivo: due squadre si affrontano uno contro uno su quattro campi, chi vince più gare singole prevale come team. Nel Subbuteo, al contrario del calcio di oggi, chiunque può ambire a vincere». La democrazia del calciotavolo.
Eversivi e romantici in punta di dita
Eppure, la storia del Subbuteo nel mondo (ma anche a Cremona) è un percorso tortuoso, problematico, controverso. Pieno di ostacoli e non sempre lineare. Il primo calcio da tavolo in miniatura fu quello prodotto nel periodo interbellico da William Lane Keelings, il “New Footy”’. Tuttavia, il gioco deve la sua etimologia a Peter Adolph: volendo rendere le miniature più verosimili, l’ornitologo inglese produsse nuove figurine in rilievo e presentò all’ufficio brevetti il nome “Hobby”, una razza di falcone che amava particolarmente e che voleva diventasse il logo della sua invenzione. La proposta venne però respinta: trattandosi di un gioco per il tempo libero, evidentemente “Hobby” era troppo generico…
Allora Adolph virò sul nome latino dello stesso uccello: ovvero il falco Subbuteo, che con il suo becco ricordava la posizione del dito quando colpisce il mini-calciatore. Depositato il marchio, venne creata la società Subbuteo Sport Games che passò al colosso Waddington e conobbe grande successo negli anni Settanta. A metà anni Novanta l’intero pacchetto fu acquisito da Hasbro. Tuttavia, nel 2000 la multinazionale americana cessò la produzione dichiarando la morte dell’antica magia del calcio tavolo a fronte dell’avanzare dei videogame. Sembrava la fine di tutto. Grazie al cielo così non è stato.
Peggio ancora andò al Subbuteo Club Stradivari di Cremona che, costretto a migrare dall’oratorio Cristo Re, contattò un privato per ottenere in affitto (due volte a settimana, in condivisione con le signore del burraco) uno spazio in centro città. Il proprietario, tuttavia, non si lasciò convincere: «Non mi fido, altro che Subbuteo: voi mi nascondete qualcosa… e se foste un gruppo eversivo in cerca di una base clandestina?». Respinti qua e là, nonostante i grandi risultati internazionali, gli eversivi del colpo in punta di dita hanno trovato casa all’Oasi della Gioventù di Castelvetro Piacentino. Fino all’avvento del Covid, gli associati erano 32 tra cui numerosi giovani. Ma con lo stop forzato il numero è precipitato.
«Siamo rimasti solo in 6, la pandemia ha creato disaffezione e ci ha quasi distrutti – conclude Maurizio, con un velo di amarezza – Eppure ci siamo ancora, anzi non vediamo l’ora che questo brutto incubo finisca per ripartire con nuovi tornei, nuovi eventi promozionali nelle scuole e negli oratori. Il sogno? Ricostruire un vivaio con tanti ragazzi under 20, garantire un domani in città ad una disciplina che forse, in passato, ha peccato di auto-referenzialità. Il futuro? Abbiamo un canale diretto con Zeugo, l’azienda di Genova della famiglia Parodi che oggi distribuisce gli omini e gli accessori del calcio tavolo in Italia, vorremmo rafforzare le sinergie con le società di calcio professionistiche, lanciare tornei e partite prima delle gare di Serie A, creare nuovi ponti con i brand dei grandi club…».
Maurizio, che nella vita si occupa di marketing ed è pure curatore di un blog di riferimento a livello nazionale (Calciotavolo.net) è un fiume in piena, tracima di parole e di passione. Nel frattempo, un bimbo curioso si affaccia timidamente in sala e inizia a tirare in punta di dita su un tavolo verde lasciato libero. Per Eduardo Galeano, ogni volta che un bambino prende a calci un pallone per strada la storia del calcio ricomincia. Nel Subbuteo è uguale: ogni volta che un piccolo appassionato srotola il telo da gioco e muove le miniature, allora è lì che la storia del Subbuteo riparte. Maurizio si avvicina. Forse, nonostante il Covid, c’è speranza.
La moglie Elena, addetta al merchandising dell’evento, poco distante, osserva sorridendo. Sì, è sempre lei, la ragazza che a fine anni Ottanta veniva accompagnata a casa presto, ignara di tutto. Oggi non ci sono più segreti e per celebrare la passione totalizzante del marito ha scritto anche un romanzo, che naturalmente è immerso nel mondo del Subbuteo. “Al 97% sono maschi”, si intitola. Magia pura. O forse qualcosa di meglio: romanticismo in punta di dito.