strappi

N.62 settembre 2025

mode

Siamo noi gli strappi sui jeans

Chiari, scuri, stinti. Strappati. Li indossi, quei jeans, per nascondere e mostrare. Attraverso una lacerazione desiderata, scelta, creata. Il ruvido tessuto dalla storia centenaria rivela una rottura, una ferita. Mostra un lembo di pelle nuda. Un dettaglio distonico. Ma anche un’apertura. A una personalità che vuole esibirsi.

Quegli strappi più o meno profondi si limitano a una pura disquisizione di moda o di etica/estetica? Un taglio nel tessuto può rivelare molto di più: non solo come ci mostriamo, ma chi siamo.

Cosa vuoi raccontare di te? Quanto sei disposto a osare e celare? Qual è il senso del limite, nell’esibizione di una nudità, la sfumatura del buon gusto tra l’eleganza e l’eccesso?

Domande che attraversano la storia: i destroyed o ripped jeans si sono fatti strada negli anni ‘80, legati al movimento punk. Simbolo della cultura underground e di ribellione alle regole, transitano negli anni ‘90 con altrettanto successo. Esibiti dalle rock band e assunti come manifesto rivoluzionario, i tagli nel tessuto, perlopiù homemade, arrivano in passerella. È la consacrazione degli strappi.

C’è chi opta per fenditure piccole e discrete, chi ostenta aperture più ampie e audaci, veri e propri squarci. Su modelli stretti, larghi, anonimi, griffati. La scelta è dettata dall’età, dal contesto sociale, dalla corrente modaiola in voga. Di più: dall’obiettivo da raggiungere, dall’effetto che quello strappo produrrà (o vorremmo che producesse) nello sguardo degli altri su di noi.

Cosa vuoi raccontare di te? Quanto sei disposto a osare e celare?

Anch’io apro l’armadio, ne indosso un paio, rivivo desideri, occasioni, relazioni.

Volevo vestirmi come le mie amiche, essere accolta nella mia classe, nella mia scuola. Essere una di loro. Così li indossavo a vita bassa, larghi, che sfioravano il pavimento. Uno strappo allo spettro adolescenziale della solitudine.

Volevo spezzare il cordone ombelicale: non è più la mamma a scegliere il mio outfit. Decido io, con il mio gusto. Skinny, sfilacciati ma sobri, su un celeste slavato. Uno strappo decisivo per uscire dal bozzolo e diventare farfalla.

Volevo essere notata. Da lui, proprio da lui. La mise è studiata nei dettagli, ma deve sembrare di un’eleganza spontanea e non artefatta. Uno strappo per conferirmi un’allure intrigante e controcorrente al tubino nero.

Ora, non voglio altro che essere chi sono. Non conta la forma, il colore, il dettaglio. Questi jeans sanno ancora raccontare di me. Qualche volta, lo strappo, l’ho scelto. Necessario, serviva una rottura, un’affermazione di personalità. Talvolta l’ho nascosto. Sobria discrezione nel rispetto di luoghi e contesti, pudore del mostrarsi con garbo.

Sì, sono controversi, provocatori, amati e disdegnati. Quegli strappi siamo noi.