casa
N.17 Gennaio 2021
Uno shock fiscale per un abitare giusto
«Sogno un’Europa amica della persona e delle persone. Una terra in cui la dignità di ognuno sia rispettata, in cui la persona sia un valore in sé e non l’oggetto di un calcolo economico o un bene di commercio» Papa Francesco Lettera sull'Europa 22 ottobre 2020
“Casa, bene comune. Il diritto all’abitare nel contesto europeo”: è il titolo del dossier redatto da Caritas italiana con dati e testimonianze di analisi legislativa sul diritto alla casa nel continente europeo. “Pur nell’ambito di un quadro giuridico di spessore, la casa infatti resta per molti europei una meta difficile da raggiungere e da mantenere”, spiega una nota introduttiva. “Oltre 23 milioni di famiglie, circa il 10,4% della popolazione totale dell’Unione europea, spendono più del 40% del reddito per mantenere la propria abitazione, quasi 9 milioni di famiglie vivono in alloggi inadeguati. C’è poi chi un tetto non l’ha mai avuto: solo in Europa 700mila persone sono senza dimora e il fenomeno è aumentato del 70% in dieci anni”. Come ricorda anche l’ultimo Rapporto Caritas sulla povertà ed esclusione sociale in Italia, “nel nostro Paese oltre 1,8 milioni di famiglie sono in condizioni di povertà assoluta e chi vive in affitto ha una situazione più critica: circa 850mila famiglie povere in locazione, quasi la metà di tutte le famiglie povere, con condizioni più critiche nel Mezzogiorno”. I senza dimora in Italia sono 51mila e “la loro condizione è stata aggravata dall’arrivo della pandemia Covid-19. Ogni anno inoltre arriva l’assalto del gelo che crea situazioni ad alto rischio per chi non ha una casa o una sistemazione al coperto e riscaldata: dai clochard ai ragazzi sbandati, dagli anziani ai padri separati e magari disoccupati che non hanno più le risorse per pagarsi un’abitazione”.
L’edilizia pubblica in Italia (4% del patrimonio abitativo nazionale) “risponde a una quota minima di popolazione: un quinto del mercato dell’affitto, una delle quote più basse d’Europa”. Lo si legge nel dossier di Caritas italiana. “La morosità è passata da percentuali irrisorie dei primi anni Ottanta all’attuale 90% del totale delle ragioni delle sentenze di sfratto emesse”. Il dossier segnala inoltre che “le domande di edilizia pubblica inevase presso Comuni e Iacp ammontano a circa 650mila; 4 milioni di giovani tra i 25 e i 39 anni risiedono ancora nelle famiglie di origine; 4 milioni i lavoratori stranieri che vivono in affitto, l’80% in coabitazione e in condizioni di sovraffollamento”.
Nella cornice giuridica europea, il diritto alla casa – chiarisce Caritas – è di pertinenza esclusiva dei singoli Stati. “Per tale motivo, il sistema di politiche abitative pubbliche appare disomogeneo e i livelli di accesso al bene casa non appaiono uniformemente distribuiti. Sono comunque presenti in Europa molte esperienze innovative da cui è possibile trarre utili piste di lavoro per favorire una migliore esigibilità del fondamentale diritto a un degno abitare”.
Per questo, unita all’esposizione alla analisi dei dati europei e nazionali, il dossier presenta anche una sezione che guarda al futuro con alcune linee di impegno per il futuro: “Non è più rinviabile – scrive Caritas italiana – l’opzione dell’incentivazione in favore degli operatori economici per riutilizzare il costruito (specie se sfitto)… Nonostante un elevato stock abitativo accumulato negli ultimi decenni, oggi il fenomeno maggioritario è la mancanza di casa”.
Da qui un appello a forze politiche e rappresentanti parlamentari a porre il tema dell’emergenza abitativa in una visione “strategica coerente con i fabbisogni abitativi futuri e i cambiamenti generazionali in atto”, non cedendo alla “tentazione crescente che alimenta attese di ricette immediate attraverso rischiose soluzioni low cost, last minute, più in sintonia con i tempi del consenso politico che con quelli di una visione strategica di sviluppo”: “Qualsiasi politica – suggerisce Caritas – va pensata con una nuova concezione di casa non più casa-appartamento, figlia della cultura dell’appartarsi, ma co-abitazione capace di coniugare autonomia e condivisione di spazi o servizi comuni (verde, mobilità, bambini, anziani, tecnologie); non più casa-edificio, con attenzioni solo alle caratteristiche e all’efficienza dell’involucro, ma infrastruttura sociale in un contesto sicuro, accessibile, vivibile, ad alta qualità urbana”.
Tra le proposte di prospettiva avanzate da Caritas, un’indicazione precisa di intervento prioritario: “Qualsiasi soluzione per i fuori mercato dovrà essere anche coerente con una nuova idea di abitare. Nel breve termine, l’unica via praticabile è quella fiscale: capace di correggere un settore distorto da rendite o spazi di mercato non più disponibili e convincere l’offerta (operatori e proprietari) a interessarsi di questo target sociale. Non è questione di etica o responsabilità civile, uno shock fiscale sull’offerta di nuova casa è l’unico modo (attualmente) per far crescere insieme economia e società”.