nodi
N.10 Aprile 2020
Noi siamo la rete
«Nodi» è nato in settimane diverse da tutte le altre, che abbiamo vissuto affacciati alle finestre con gli occhi rivolti agli ospedali, il silenzio sfregiato dal passaggio di un’ambulanza e il cuore dolente per i troppi addii senza guardarsi in volto.
Riflessi non è un magazine d’attualità: noi raccontiamo storie che riguardano la vita delle nostre città, dei nostri paesi, parrocchie, case. E lì, tra noi, quelle storie oggi sono tutte parti di una vicenda che non abbiamo previsto, che ci ha cambiati. Che ci cambierà.
Le storie di oggi sono i “Nodi” di una rete che chiamiamo comunità. La riconosciamo oggi, con le maglie che – viste dall’ufficio che ci siamo allestiti in cucina con prolunghe e auricolari – sembrano allargarsi, le relazioni a distanza, i legami allentati.
Eppure è oggi che ogni piccolo gesto, anche lo stare in casa, anche il rispetto di un decreto, anche il lavarsi le mani è un gesto collettivo. È sentirsi parte di qualcosa che, in affanno, continua a muoversi, perché c’è qualcuno che questa rete – che siamo tutti noi – la tiene insieme. Qualcuno che stringe i nodi.
Ecco perché non abbiamo cambiato il titolo di questo numero dieci di Riflessi. Per dedicarlo alle persone che in qualche modo, stanno contribuendo a tenerci uniti, mani che lavorano senza stringersi, ma all’unisono, per farci sentire meno soli. Prendendosi cura, lasciandoci un piatto sullo zerbino o un giornale nella cassetta della posta, dandoci appuntamento al telefono, facendo lezione dal salotto o pregando in corsia accanto a medici sfiniti e malati lontani da tutto.
Sono i loro racconti, accompagnati dalle delicate illustrazioni di Giulia Cabrini, a guidarci dentro questa edizione di Riflessi, tra le storie dei Nodi con cui avremo sempre e ancora a che fare: quelli della mente che inganna, le manette che rinchiudono e i legami che attendono oltre le sbarre di un carcere, i garbugli di coppie in crisi, quelli che fanno di un calzino un compagno di giochi, di un pezzo di stoffa una mascherina per proteggere da virus.
Noi e gli altri.
Perché – come scrive il vescovo Napolioni – «una grande rete dipende dalla tenuta dei suoi piccoli nodi».
* Davide Tolasi, artista di Soncino, ha da poco terminato una interessante installazione su un muro di recinzione di una piccola fabbrichetta nella zona industriale del suo paese d’origine, in occasione della Biennale “A Marco”. Racconta di mani che lavorano, un filo rosso le lega tutte insieme. Gli antichi mestieri: dal fabbro alla sarta, dal panettiere al falegname.
Quei vecchi lavori e le mani callose di anziane persone, gli uomini e le donne tra i più colpiti da questa pandemia. Il rischio è questo, come ci racconta il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, quello di perdere un’intera generazione, quella della memoria. Piace sapere che un giovane artista contemporaneo abbia saputo raccogliere questa sapienza, per trasmetterla alle nuove generazioni, prima che scompaia. Nell’era dei social, dove le mani scorrono veloci sfiorando schermi digitali, queste operazioni illustrano un mondo che del passato conserva i manufatti più pregiati insieme a: profumi, rumori
dalla rubrica “Intorno all’opera” a cura di Gianluca Gaiardi su diocesidicremona.it