pace
N.45 Dicembre 2023
Come può una Rondine (a scuola) cambiare il mondo
Al Liceo Vida di Cremona da due anni un gruppo di studenti sperimenta il Metodo messo a punto nella Cittadella della Pace. I ragazzi in classe fanno esperienza della complessità, misurandosi con i conflitti e con la forza del dialogo
Nel mondo interconnesso che cambia alla velocità della luce, anche la scuola deve adattarsi alle sfide del Terzo Millennio adottando metodologie didattiche al passo con i tempi.
L’universo statico che avevamo conosciuto nel Novecento e fino ai primi anni Duemila, fatto di percorsi lineari e confini chiari, diviso per compartimenti stagni, non esiste più. È stato spazzato via per sempre. Come scrive Alessandro Baricco, globalizzazione e innovazione digitale «hanno alterato irreversibilmente il format del mondo», rivoluzionando qualsiasi aspetto della quotidianità: il modo in cui lavoriamo, comunichiamo e ci relazioniamo, le nostre abitudini nell’informarci o nel viaggiare o ascoltare musica.
In questo contesto profondamente mutato, nel quale l’evoluzione permanente genera immense opportunità e potenziali conflitti, anche la scuola è stata chiamata a ripensare le proprie relazioni adottando approcci innovativi.
È quanto è accaduto al Liceo Vida di Cremona: dall’anno scolastico 2022-2023 l’istituto paritario di via Milano, diretto dalla preside Roberta Balzarini, rientra tra le 13 scuole italiane selezionate per attivare la Sezione Rondine. Il progetto, sottoscritto con il Ministero dell’Istruzione, si inserisce nell’ambito del Protocollo d’Intesa per la promozione del dialogo e della pace. Con un grande obiettivo: formare giovani cittadini capaci di “leggere” una società sempre più liquida e complessa. Forse anche più competitiva. Certamente più frammentata.
La sperimentazione è partita con il terzo anno dei licei Classico e Scientifico e, giunta ormai al secondo anno, abbraccia un metodo basato su due premesse.
La prima: al centro di un nuovo modo di fare scuola ci sono le relazioni. Relazioni tra compagni di classe, ma soprattutto relazioni tra studenti e docenti, coltivate attraverso il dialogo, la condivisione e la responsabilizzazione degli alunni.
La seconda: il conflitto, spogliato dal sinonimo di guerra, va accettato e gestito quale occasione di crescita e di sviluppo delle risorse interiori. Un approccio prezioso soprattutto se riferito all’adolescenza, per definizione l’età del conflitto.
La scuola è vita,
non preparazione alla vita
«Gli studenti non sono più visti come scatole vuote nelle quali ammucchiare nozioni», spiega la professoressa Caterina Piva, referente della Sezione Rondine presso il Liceo Vida. «L’approccio di Rondine, piuttosto, si concentra sulla persona e sulla qualità della sua esperienza a scuola: solo se la crescita emotiva accompagna quella didattica, e se un ragazzo è sereno, può arrivare al pieno apprendimento dei contenuti. L’adozione del metodo ha costretto tutti a formarsi, ad aggiornarsi, docenti inclusi, ma la sfida che si profila è decisiva: formare cittadini consapevoli di poter, nel loro piccolo, cambiare il mondo».
Al Liceo Vida la Sezione Rondine, che è coordinata dai tutor Samuele Lanzi e Sara Alvergna, è vista come una sorta di costruzione Lego composta da vari mattoncini. Il primo tra questi mattoncini, posto proprio alle fondamenta, recita: la scuola è vita, non preparazione alla vita.
Al centro della rete scolastica nazionale di Rondine c’è la Cittadella della Pace, fondata da Franco Vaccari con la missione di ridurre le guerre nel mondo attraverso la trasformazione creativa del conflitto. Rondine, piccolo borgo medievale immerso nella campagna toscana, a pochi chilometri da Arezzo, è il luogo dove i principali progetti dell’organizzazione per l’educazione e la formazione vengono strutturati. Il borgo aretino è anche sede di uno studentato internazionale che accoglie giovani provenienti da paesi teatro di conflitti armati e ragazzi selezionati dalle scuole superiori per il progetto “quarto anno da liceale d’eccellenza”.
Dalla Toscana al Vida, nel campus del Seminario Vescovile di Cremona, il metodo Rondine sta cercando di trasferire nel cuore della scuola del XXI secolo un nuovo modello relazionale. Superando l’idea tradizionale di classe quale contenitore di studenti passivi, slegati da un progetto comune, intesi solo come destinatari di lezioni e voti, cui appiccicare numeri come etichette.
Ne abbiamo parlato, tra una lezione e l’altra a ridosso delle festività natalizie, con quattro studenti della sezione-pilota: Mirko Piacentini, Carolina Lupinacci, Miriam Leoni e Riccardo Gaudenzi, tutti iscritti al quarto anno del Liceo Vida.
«All’inizio è stato un po’ strano, lo ammetto», racconta Carolina. «Siamo stati i primi a sperimentare il metodo, c’era un pizzico di titubanza: superata questa prima fase, abbiamo preso il ritmo e ci siamo subito accorti come Rondine possa migliorare le relazioni in classe, senza tuttavia forzarle. Il metodo ci ha consentito di confrontarci in modo più aperto e consapevole, ma allo stesso tempo strutturato, sulle problematiche della classe, disinnescando conflitti che difficilmente avremmo risolto con un approccio individuale o episodico. In questo senso la figura dei tutor, che fungono da mediatori, è fondamentale e ci ha permesso anche di relazionarci in modo diverso con gli insegnanti».
Dai benefici apportati dal metodo al vissuto scolastico quotidiano, Carolina si focalizza poi sulle strategie: «Meno lezioni frontali, esperienze di team-building, lavori di gruppo interdisciplinari, tanti momenti di confronto: il metodo responsabilizza perché tutto, anche la disposizione dei banchi, viene condiviso dalla classe».
Dopo Carolina anche Mirko prende la parola, vince un velo di timidezza e aggiunge: «Mi sento più tranquillo, soprattutto nel rapporto con i docenti, e non solo messo alla prova o giudicato con i voti. Grazie al metodo Rondine stiamo sperimentando esperienze nuove, stimolanti: penso al consiglio di classe allargato svolto all’aperto a Isola Giarola, dopo una gita in bicicletta partita da scuola. Ogni alunno poteva esprimere la propria opinione in merito all’attività scolastica, partecipare alle decisioni. Momenti così rafforzano la comunicazione tra alunni e docenti, la rendono più produttiva».
Tutto, anche la disposizione dei banchi,
viene condiviso dalla classe
Miriam, proveniente da un altro liceo cittadino, integra il discorso: «Appena arrivata al Vida ho percepito subito la differenza nell’approccio, soprattutto da parte degli insegnanti che grazie al metodo Rondine si rendono più disponibili, spingono gli alunni a manifestare dubbi, osservazioni, si interessano sinceramente alle nostre necessità».
Un altro pilastro del metodo Rondine è la relazione con il territorio: il gruppo classe “adotta” un soggetto rilevante del proprio territorio e allo stesso tempo si prende cura di un soggetto più fragile. La scuola non è solo versioni, interrogazioni e compiti.
C’è un tempo oltre l’orario scolastico, come racconta Riccardo della 4ª Classico: «Le tradizionali attività di alternanza scuola-lavoro vengono declinate in 90 ore spendibili nel sociale. Ogni alunno, in autonomia, ha contattato i responsabili di varie cooperative attive nel sociale, accordandosi su orari e modalità di svolgimento dello stage. La connessione con il mondo al di fuori della scuola è un punto centrale del metodo. E spesso sono i docenti a fornirci stimoli e spunti per la riflessione: questo ci porta a realizzare molte presentazioni legate non solo a temi strettamente didattici, si parla molto di futuro, di prospettive lavorative, del mondo che cambia, con una particolare attenzione per i temi dell’Agenda 2030».
Alla domanda “Quali ulteriori innovazioni introdurreste nella scuola del futuro?”, nel solco dell’approccio di Rondine, Mirko, Carolina, Miriam e Riccardo rispondono quasi all’unisono. Sognano una scuola più on demand, meno legata allo spazio chiuso dell’aula, con materie obbligatorie e materie facoltative, come avviene negli Stati Uniti, e una maggiore integrazione con il mondo lavorativo, anche nei licei.
«Meno lezioni in aula e più attività all’aperto, in mezzo al verde, o in spazi meno convenzionali», ripetono, i ragazzi, mentre il tempo scorre veloce verso l’ultimo intervallo e nuove finestre si spalancano nei loro occhi, ben oltre l’obiettivo a breve termine delle vacanze natalizie, verso il futuro.