città

N.03 Settembre 2019

PICCOLO DIZIONARIO

Definizioni

di Elena Beatriz Valbuena, agente immobiliare

La casa è la prima cosa a cui si pensa nei passi più importanti che segnano l’ingresso nell’età adulta e noi agenti immobiliari, prestando consulenza ed offrendo un servizio che agevoli la domanda e l’offerta, spesso siamo testimoni di questi passi attraverso la ricerca della casa giusta per le persone che si affidano a noi.
Pensiamo agli studenti nella ricerca di un appartamento in affitto in una città nuova, ai ragazzi che vogliono emanciparsi, alle famiglie nuove che si formano o che si allargano, ai lavoratori che si trasferiscono in una nuova città.
È innegabile che la prolungata crisi ha cambiato profondamente l’andamento di questo mercato, ma la casa rimane pur sempre una priorità: chi si emancipa non è più un ragazzo, le nuove famiglie si formano con più lentezza e con ancora più lentezza crescono, le persone che vengono sostenute in un momento di difficoltà da Comune, Enti ed Associazioni ci sono ma in qualsiasi circostanza ci si trovi e qualsiasi sia il tipo di trattativa in essere – vendita/affitto, venditore/acquirente, proprietario/conduttore – la casa è quel bene prezioso di cui parla uno scrittore a me caro, Antoine de Saint-Exupery: “La meraviglia di una casa non sta nel fatto che vi ripara e vi riscalda, né nel fatto che ne possediate i muri. Ma bensì nel fatto che essa ha lentamente deposto dentro di noi provviste di dolcezza.”
Ovviamente occorrono muri e stanze e un tetto e noi quello che cerchiamo di fare è trovare e proporre la soluzione migliore per le persone che sono pronte a fare un grande cambiamento come quello della casa e la soddisfazione e la contentezza che ci esprimono le persone quando incontrandole dopo tempo ci dicono “E’ proprio la mia casa” impreziosisce il nostro lavoro con qualcosa che non si può calcolare, come il primo giorno di primavera che arriva improvviso dopo i nostri inverni della bassa padana.

di Luca e Monica Maffi, referenti di Casa Diego

Casa per noi è un cammino di comunione; abbiamo costruito la nostra casa camminando insieme e spalancando tale condivisione ai figli biologici e affidatari, e anche a varie accoglienze di persone in situazione di fragilità (soprattutto mamme con figli). Casa per noi è sapere di essere tutti fragili; è scoprire se stessi sapendo che comunque si è accolti per ciò che si è; e poi è casa poter sperimentare la gioia di crescere insieme, di migliorarsi come persone.
Casa è lo spazio ideale per scoprire che la vita non è solo procurata, ma propriamente donata; la sicurezza degli affetti e il riconoscimento da parte di chi con te abita ti rende responsabile, ti fa stare in piedi davanti alla vita. A casa scopri che la vita è una cosa buona, è lì che si sogna e costruisce la propria adesione al destino futuro. Ogni regola che in casa viene decisa protegge questa intimità che ci è donata, aiuta ciascuno a scegliere il bene prima del mero “stare bene”.
Casa è, insomma, un fatto di salvezza, è un grembo di vita che ti prepara al parto di ogni scelta, al parto di ogni separazione, per una vita il più possibile consapevole. Maria dice nel Vangelo: «Angosciati ti cercavamo»; casa significa cercare se stessi e l’altro; tale ricerca è più “protetta” in casa, dove si costruisce la fiducia in se stessi, negli altri e nella vita in genere. Ciò che viviamo a casa ci rende capaci di continuare a ricercare fuori, di essere uomini e donne che camminano verso l’orizzonte e verso un Senso che ciascuno personalmente troverà, ma che a casa ha cominciato ad assaporare.

di Mariuccia Moretti, ospite della rsa della Fondazione “La Pace” Onlus

Alla Pace mi trovo in Pace!
Questo voluto gioco di parole sta ad indicare che, dopo una vita di operoso lavoro, ho sentito la necessità di approdare in un porto sicuro e tranquillo, non per pigrizia ma per svolgere in serenità le attività che più amo e che sono utili e necessarie alla mia età.
La palestra mi aiuta a tentare di riconquistare la capacità di camminare. La preghiera (cui è dato ampio spazio) con la guida di don Luigi mi tiene in contatto con l’Altissimo. Il Natale, è festeggiato in modo sublime, sia con le orazioni che con l’allestimento di sfavillanti presepi nei diversi piani della casa. La Pasqua è celebrata con Sante Messe ed è animata durante i riti del Triduo pasquale.Nel mese mariano di Maggio si venera la Madonna con la recita quotidiana del rosario; a questa ricorrenza partecipa sua Eccellenza il Vescovo, con nostra grande felicità non disgiunta da un filo d’ansia per l’importanza ecclesiastica della sua figura.
L’angolo culturale, guidato da Donato, un volontario, è quello che più mi coinvolge: ogni settimana attendo impaziente la lettura espressiva di brani letterari, la proiezione delle mie amate opere liriche e di film oculatamente scelti: sembra quasi di essere a teatro!
La struttura che mi accoglie è moderna, spaziosa, linda e molto curata.Il giardino che la circonda è ombreggiato da numerosi e imponenti alberi, da prati e da fiori curatissimi. In questa ricca natura trova posto un melograno, presso il quale sosto spesso ricordando i meravigliosi versi del Carducci.
In estate, il giardino diventa sede di festosi eventi quali: rappresentazioni musicale di buon livello con l’intervento di cantanti e strumentisti. Ultimamente, sono comparsi anche valenti ballerini che hanno allietato i nostri pomeriggi estivi all’aperto.
Nel piacevole ambiente ora descritto trova posto la comunità degli ospiti che, pur nella loro eterogeneità, forma un gruppo affiatato: infatti anche le persone caratterialmente poco inclini alla socializzazione, se stimolate da un sorriso o un semplice saluto di simpatia si aprono agli altri.
Il coinvolgimento di tutti in attività ludiche e spensierate (cruciverba, indovinelli, cori, giochi e altro) è curato dalle bravissime animatrici che ci seguono nella giornata.
Ovviamente non essendo gli ospiti propriamente dei ragazzini, sono necessarie cure ed assistenza continua, che riceviamo da medici, infermieri ed operatori. All’ora dei pasti mi ritrovo con tutti gli altri nella sala da pranzo davanti a piatti sempre ben preparati e di qualità.
Personalmente, alla fine, sono soddisfatta, ma non manca mai il brontolone o la brontolona di turno “l’è dùulsa, l’è salàada, l’è càalda, l’è fréeda…”
Insomma, in questa casa, diventata per forza di cose la mia casa, mi sono abituata e sto bene, vivendo pienamente un giorno dopo l’altro sino a quando il buon Dio vorrà.

di Ludovica Paluschi, ragazza alla pari in Cina

Prima di una partenza per un viaggio, le incognite sono sempre tante; in particolare poi se la destinazione finale è un paese straniero e la durata si protrae nel tempo, questi interrogativi si moltiplicano progressivamente. Nel mio caso la permanenza è stata di tre mesi e il luogo di arrivo la città di Hangzhou (Cina), dove una famiglia cinese con tre bambini mi ha ospitata come ragazza alla pari.
Durante i preparativi dei bagagli si cerca di non dimenticare niente, per far sì che una volta via da casa, si abbia tutto ciò che serve per la quotidianità; così ho fatto anch’io, ma purtroppo una volta arrivata a destinazione quella valigia non volevo nemmeno disfarla, perché mi sono resa conto che ciò di cui avevo davvero bisogno non ero riuscita a infilarlo in valigia: casa mia.
In quel momento mi sono resa conto di come il termine casa ha la capacità camaleontica di avere il significato di semplice edificio quando sei al suo interno, ma allo stesso tempo di racchiudere milioni di significati quando sei lontano da essa, perché ciò che ti manca una volta partito è proprio essere a casa tua, nella tua città, con le tue abitudini, i tuoi ritmi, la tua famiglia, il tuo cibo, i tuoi amici: praticamente tutto quello che non ero riuscita a infilare in valigia.
Allora ho cercato il più possibile di fare in modo che la mia stanza diventasse la mia piccola casa, arricchendola di particolari che la potessero rendere il più famigliare e accogliente possibile. Forse è stata proprio l’iniziale non-accoglienza della famiglia che ha influenzato negativamente il mio arrivo e che mi ha fatto chiudere tra me inizialmente, perché i cinesi prima di conoscerti, tendono a essere molto chiusi e timorosi di aprirsi al confronto (soprattutto con altre realtà), poi però gradualmente si aprono, ti accolgono, iniziano a fidarsi e a farti sentire parte integrante della famiglia.
Chiaramente non è stato facile e ci è voluto del tempo, soprattutto con i bambini; le diversità culturali sono tante, ma quando cerchi, col passare del tempo, di abituarti alla nuova realtà, alla nuova casa, anche le differenze che prima di facevano star male, poi ti aprono la mente e ti permettono di fare confronti e apprezzare anche realtà diverse che mai avresti pensato di conoscere.
E allora, se la paura più grande è la non conoscenza di ciò che è diverso, viaggiare e lasciare casa è proprio il primo passo per superare le paure che ci bloccano.