segni
N.51 Giugno/Luglio 2024
Elogio della ruga
Ogni sigaretta fumata, ogni risata e lacrima, pensieri e preoccupazioni vengono scolpiti sulla pelle come le lettere dell'alfabeto su un foglio. Eppure viviamo un'epoca che, nel tentativo di cancellare i segni del tempo, si macchia del "furto della memoria"
Le prime a comparire sono quelle agli angoli della bocca. Ti alzi un mattino e ti ritrovi quelle lineette che chiamano rughe. Non hai ancora trent’anni e già il tuo viso comincia a palesare lo scorrere del tempo e a raccontare qualcosa di te.
Linee d’espressione – così vengono chiamate – compaiono inesorabilmente e progressivamente sulla fronte, tra le sopracciglia, sulle guance, intorno agli occhi, tra il naso e il labbro, intorno al collo formando una catena di anelli irregolari. Le creme “anti-age” a poco servono nella lotta contro Cronos che corrode e corrompe ogni cosa. Solo la mano esperta di un chirurgo può restituire al volto la pelle levigata dei vent’anni. L’elisir di eterna giovinezza, che il mito colloca in una sorgente d’acqua, sono oggi il bisturi e l’ago che in mano esperte possono cancellare i segni dell’avanzare dell’età.
Rimanere giovani a ogni costo è la sfida che uomini e donne affrontano per rimuovere la paura della morte e per non sentirsi esclusi da un mondo che inneggia al vigore, alla vivacità, alla celerità e freschezza tipiche della giovinezza e che guarda alla vecchiaia come una vergogna. Dorian Gray continua anche oggi a fare della giovane età e della sua connaturata bellezza un rito insano a tal punto da privare il proprio volto di un’anima.
Ogni segno impresso nella carne infatti racconta emozioni vissute, vizi praticati, dolori attraversati, passioni condivise… Ogni sigaretta fumata, ogni risata e lacrima, pensieri e preoccupazioni vengono scolpiti sulla pelle come le lettere dell’alfabeto su un foglio.
Guardare il volto di un vecchio equivale dunque ad aprire un libro di storie e imbattersi in pagine d’umanità. «Le rughe della vecchiaia formano la più bella scrittura della vita sulla quale i bambini imparano a leggere i loro sogni», scrive Marc Levy. Mi chiedo se l’isolamento che talora sconfina in una sorta di depressione di alcuni giovani d’oggi sia da attribuirsi al fatto che sono stati privati di volti capaci di mostrare il loro declino, di abbandonare il campo lasciando in eredità un cammino di speranza.
Purtroppo il nostro tempo non sa riconoscere nelle rughe un modello estetico che conferisce dolcezza al volto ma soprattutto rende palese la verità dell’essere. Il viso della vecchiaia rivela infatti l’identità della natura umana sia da un punto di vista biologico che antropologico. Le grinze manifestano l’ineluttabile legge biologica del declino di ogni individuo e nel contempo svelano ciò che un giovane non possiede ancora: il carattere.
La resistenza alla frustrazione, il coraggio di alzarsi dopo ogni caduta, la forza di volontà, l’audacia del perdono, la follia dell’amore forgiano la tempra di un uomo e narrano le tappe di un cammino, a volte fatte con scarpe scomode se non rotte, verso la scoperta dell’essenziale. «Onora la faccia di un vecchio” si legge nel Levitico (19,32), da essa infatti prende avvio l’etica di una comunità.
Falsificare o mercificare il volto del vecchio, come oggi si fa cancellando i segni del carattere, è furto di memoria, eliminazione di valori, negazione del senso dell’esistere. Non avrebbe infatti senso alcuna esistenza se venisse meno la consegna alle giovani generazioni di ciò che ha valore,che è essenziale per vivere bene.
L’idea malata che la misura del valore sia l’efficienza, un corpo tonico e la pelle liscia, ha generato la convinzione che la vecchiaia sia un tempo inutile. In un’epoca in cui tutti presumono di sapere, non si è capaci di guardare al vecchio come a un saggio che può aiutare a discernere la verità dalla menzogna. Il tempo del tramonto è quello più idoneo al pensiero, all’analisi critica, alla riflessione e meditazione, tutte attività indispensabili per vivere da umani.
Allora le vere grinze di cui ci si dovrebbe preoccupare sono quelle al cervello che nessun lifting potrà nascondere; quelle della faccia mostriamole, perché i giovani, guardandole, possano coltivare nuovi sogni.