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N.62 settembre 2025

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La scelta di Veronica: «Ho mollato un contratto a tempo indeterminato per un tempo… imprevedibile»

Veronica Padovani racconta la decisione di lasciare un lavoro d'ufficio per aprire un suo frutteto: «Ho cambiato capo: non ho più un direttore in carne ed ossa, ma vivo in base al meteo, che è davvero imprevedibile e, a volte, più severo»

Una distesa verde, filari di alberi da frutto. Per tornare dove tutto ha inizio. Dove la natura sorge, cresce, cambia, muore. Perché la vita vuole solo questo: essere vissuta. Non passare inosservata, scandita da un tempo che non ci appartiene davvero. «Ho mollato un contratto a tempo indeterminato per un tempo… imprevedibile, un meteo incerto. Per lo scorrere e il mutare delle stagioni».

Veronica Padovani, 27 anni, alza la sbarra del suo frutteto e spalanca un orizzonte di coraggio, sogni ed opportunità. Gli studi superiori in ragioneria, poi una laurea triennale in economia aziendale e una magistrale in direzione d’azienda. Un curriculum lineare, scandito dai numeri, dagli orari, da una routine consolidata. «Dopo il diploma, ho lavorato due anni come impiegata. Poi ho cercato nuovi stimoli all’università. Mi sono laureata. Ma ho capito che la routine ordinaria non mi apparteneva, mi stava stretta».

Otto ore in ufficio, puntuale, con i cartellini da timbrare, le scadenze da rispettare, le bozze da revisionare secondo precise indicazioni, gli ordini da eseguire. «Una forzatura? Forse. Mi mancava l’aria aperta, il verde intorno, il coraggio ed il desiderio di sporcarmi di terra. Di tornare ad abbracciare ciò che ero» E che, nel profondo, era sempre stata. «Vengo da una famiglia di agricoltori. Da piccola le mie giornate scorrevano in cascina. Al grest con i miei compagni, preferivo le passeggiate in campagna, sul trattore. Lì sopra, stavo bene. Oggi riparto da qui, da ciò che sono: con un progetto da plasmare tra le mani, che mi fa sentire viva e più vicina alle mie origini. Con papà non potevo certo parlare della vita d’ufficio, dei numeri che maneggiavo con cura o della scrivania che avvertivo come una gabbia, ma oggi insieme possiamo lavorare la terra, prenderci cura delle piante e raccogliere i frutti. Non lo facciamo sempre, voglio farcela da sola, ma so di poter contare su una passione che ci unisce da quando ho vita».

«Mi mancava l’aria aperta, il verde intorno, il coraggio ed il desiderio di sporcarmi di terra. Di tornare ad abbracciare ciò che ero»

Avanza sicura, davanti a sé, nonostante il tempo incerto. Poco più tardi, le nuvole prendono il sopravvento. Il cielo si fa scuro, ma il sorriso splende. Veronica raccoglie le pesche (le ultime), ne fa suo il profumo, pota le piante, sbuca tra i filari. «Ho trovato questo frutteto per caso, nonostante fosse a pochi chilometri da casa. Poi ho saputo che il proprietario era interessato a vendere ed anche disponibile ad affiancarmi fino a che non fossi stata in grado di autogestirmi. Ci ho pensato e ho deciso che tutto questo sarebbe stato parte del mio domani».

Non a cuor leggero. «Ho avuto paura, ma oltre quella, mi sono detta, c’era un sogno ancora vivo, che meritava di prendere forma». Valeva la pena rischiare: «Desidero, più di ogni altra cosa, dare vita ad un laboratorio di confetture. Oggi ancora non esiste, mi appoggio ad una realtà esterna, ma il frutteto è stato il primo passo verso un sogno che crescerà ogni giorno insieme a me». Un sogno che richiede quotidianamente di mettere in campo il cuore. «Il motivo principale per il quale sono qui è che amo ciò che faccio. Ogni giorno è diverso, anche il ritmo delle giornate può mutare in base al tempo. La verità è che ho cambiato capo: non ho più un direttore in carne ed ossa, ma vivo in base al meteo, che è davvero imprevedibile e, a volte, più severo. Se c’è il sole, mi agevola la promozione dell’autoraccolta: famiglie, bimbi o adulti che vogliono rilassarsi mi raggiungono e mi aiutano, ma se il cielo si fa scuro, tutto obbligatoriamente si fa più veloce e frenetico e, quindi, impegnativo». Anche in queste circostanze la cura del frutteto non perde mai di senso: è tempo, è passione. È la (sua) vita.

«Quest’estate con l’autoraccolta non ho solo visto cestini riempirsi di frutta, ho visto persone e famiglie dedicarsi del tempo, ritrovare la calma, dare il giusto valore all’oggi»

Due ettari di terreno, venti filari di alberi da frutto, in ordine di maturazione. Pesche, ciliegie, mele, meloni. E poi, la verdura e il miele. «Qui c’è da fare tutto il giorno, in tutti i giorni dell’anno. D’estate, non  ho avuto nemmeno il tempo di respirare». L’autunno e l’inverno saranno, invece, il momento giusto per le migliorie, la cura dei dettagli,  per i pensieri e le nuove idee: come della terra, delle piante e dei sogni, bisogna averne cura. Il segreto è non fermarsi. Con le mani, con le gambe e con la mente.

Perché ci vuole anche strategia. «Ci vuole quel tocco tipico dell’imprenditoria femminile, di chi non teme di accollarsi rischi. Servono coraggio e dedizione, ma anche fiducia in una società che, è vero, non è ancora pronta a credere fortemente nelle giovani donne, ma sta lentamente cambiando sguardo. Quando ho aperto il frutteto, sono stata invasa da un’onda di ammirazione e solidarietà. Si sono alternati diversi esponenti delle istituzioni locali e non mi hanno fatto sentire sola con il mio sogno. Mi hanno fatto capire che il frutteto poteva essere un luogo aperto». Lì dove un bambino può muovere i primi passi nella terra, avvicinarsi ai fiori e raccogliere i frutti, stringere la mano del nonno e guardare dritto al futuro. Non è vita che passa, è vita che vive. «Quest’estate con l’autoraccolta non ho solo visto cestini riempirsi di frutta, ho visto persone e famiglie dedicarsi del tempo, ritrovare la calma, dare il giusto valore all’oggi». Perché è nel presente che viviamo e che gettiamo le basi per decidere chi saremo domani. «Alla Veronica di ieri, la bambina che amava il verde e la natura, dico che ha fatto bene ad amarli così tanto. E alla donna di oggi, dico che sì, vale sempre la pena di trovare il coraggio di correre incontro ai propri sogni». Il suo, oggi, si chiama Dal Fior.