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N.37 Gennaio 2023

NATURA

L’Africa di Maura: «Trovo me stessa nella casa degli scimpanzé»

La storia della 23enne cremonese che sta dedicando la sua vita al soccorso egli scimpanzé tra Guinea e Costa d'Avorio: salvare una specie che ci assomiglia così tanto ci aiuta a capire quanto la nostra stessa esistenza sia collegata alla loro

Maura Galli in Guinea durante un'escursione nella foresta con i piccoli scimpanzé orfani

Chi parte lascia qualcosa in cambio di una grande promessa: scoprire qualcosa di nuovo. C’è però anche chi parte perché ha già scoperto e non può più aspettare di toccare con mano ciò che già conosce e che ama: «Avevo 13 anni quando scoprii l’esistenza e il lavoro dell’etologa e antropologa britannica Jane Goodall, che nel 1960 aveva iniziato la sua grande avventura al Gombe Stream National Park, in Tanzania e che nell’arco di mezzo secolo aveva fatto conoscere al mondo la meraviglia e la fragilità degli scimpanzé, gli esseri viventi più simili all’uomo, oggi a rischio estinzione. Da allora ebbi un solo desiderio per il mio futuro: andare anch’io a conoscere quei meravigliosi animali e aiutarli a sopravvivere alle sempre più numerose minacce».

Inizia così il racconto di Maura Galli, ventitreenne cremonese partita nel 2019 per la Guinea, dove è stata prima volontaria per tre mesi e poi, quest’anno, responsabile dell’équipe di educazione per il Centre de Conservation pour Chimpanzés (CCC), che si trova all’interno del Parc National du Haut Niger, nella préfecture de Faranah e che fa parte della Pan African Sanctuary Alliance (PASA), una coalizione tra organizzazioni che condividono l’amore per i primati e la determinazione a proteggerli. Come scopriremo, il motto di questa coalizione illustra in modo perfetto la parabola dell’esperienza che sta facendo Maura in Africa: fornire assistenza immediata, trovare soluzioni a lungo termine.
Nel cuore del Parco, a 5 ore di strada sterrata dalla città più vicina, si trova il Santuario degli scimpanzé allestito dalla CCC che, a partire dalla sua creazione e in stretta collaborazione con le autorità guineane, ha accolto quasi 100 esemplari di tutte le età.
«Così come spesso accade quando si rapisce un bambino – ci racconta Maura – le famiglie dei cuccioli di scimpanzé, che vengono catturati per essere venduti sul mercato degli animali da compagnia, reagiscono ai bracconieri fino a farsi uccidere, pur di proteggere i propri piccoli». Chi sopravvive a questi traffici illeciti ed ha la fortuna di essere intercettato dalle autorità guineane prima della vendita o in stato di pericolo o di abbandono, viene consegnato al CCC, che offre agli scimpanzé orfani le migliori condizioni di vita possibili e si adopera per il loro difficile ritorno allo stato selvatico.

«Appena sono stata abbastanza grande per decidere cosa volessi fare della mia vita, ho tentato di seguire le orme di Jane Goodall, ma presto ho capito che le persone sono uniche e che ognuno deve trovare la propria strada.

ISPIRAZIONE

Jane Goodall

Dame Valerie Jane Morris-Goodall, meglio nota come Jane Goodall (Londra, 3 aprile 1934), è un’etologa e antropologa britannica. È nota in tutto il mondo per i suoi studi sugli scimpanzé e per il suo impegno ambientale. È la fondatrice dell’Istituto Jane Goodall, per la ricerca, l’educazione e la conservazione, impegnato nello studio e nella tutela delle grandi scimmie antropomorfe. L’Istituto Jane Goodall, nato nel 1977, è presente in 25 Paesi nel mondo, inclusa l’Italia.Nell’aprile del 2002, Kofi Annan l’ha nominata Messaggero di Pace delle Nazioni Unite. Nel 2011 è stata insignita del titolo di Grande Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana.

fonte: Wikipedia.org

La mia era sul campo e doveva iniziare al più presto, così ho abbandonato l’idea di laurearmi anch’io in etologia e ho cercato un progetto di volontariato che mi permettesse di venire da subito in contatto con gli scimpanzé, che sono stati la vera molla che mi ha fatto lasciare Cremona per un Paese di cui non conoscevo altro. Dopo aver individuato il progetto giusto ho dovuto attendere un anno prima di partire, perché l’età minima per essere accettati dal CCC come volontari è 20 anni, ma poi ho potuto dar seguito alla mia passione e vivere un’esperienza fantastica, prima in Guinea, ora in Costa D’Avorio».

Non è un lavoro semplice, quello del recupero e del reinserimento in natura dei piccoli scimpanzé senza famiglia. Questi primati hanno bisogno di oltre 13 anni per diventare adulti e per farlo hanno bisogno della propria madre e del proprio gruppo sociale. Quando gli scimpanzé sequestrati ai bracconieri arrivano nei santuari vengono perciò ricostruiti dei gruppi, inserendo anche esemplari adulti, ma le criticità sono molte e il ritorno allo stato brado non è veloce né garantito.

Oltre ad interagire tra loro, infatti, i piccoli scimpanzé si affezionano alle persone che se ne prendono cura, smettono di aver paura degli uomini e si abituano ad una vita più comoda e meno pericolosa di quella in cui li si vorrebbe reintrodurre. Senza figure di riferimento come i genitori e gli anziani del gruppo, inoltre, una volta cresciuti il loro naturale istinto di emergere e di scalare la gerarchia del gruppo artificiale in cui sono inseriti non trova esempi da seguire né limitazioni, rendendo ancora più difficile il compito degli educatori.
«Quella fatta in Guinea è stata un’esperienza altamente formativa. Sono arrivata credendo di poter capire e aiutare questi animali, ma forse ho compreso meglio anche le dinamiche degli esseri umani», ci confida Maura.

Tra le molte attività svolte, i volontari del CCC accompagnano spesso i cuccioli fino ai 7 anni nella foresta, per abituarli nuovamente a quell’ambiente e alle sue sfide, ma quella del Santuario del Parc National du Haut Niger non è una situazione che troveranno frequentemente, dopo il reinserimento. Anche in una terra vasta come quella africana, infatti, di foreste vergini lontane da qualsiasi aggregazione umana ne restano ormai ben poche. Questo rappresenta un grave problema, perché gli scimpanzé salvati e riabilitati dal CCC non hanno più paura dell’uomo, ma una volta rilasciati in natura sono in diretta competizione con lui per il cibo e per lo spazio in cui vivere.
A differenza delle molte specie animali che si sono ormai adattate all’urbanizzazione e alla presenza umana, però, le caratteristiche e la forza degli scimpanzé li rende pericolosi per l’uomo, soprattutto se non ne hanno paura. Ecco perché molti rilasci avvengono in zone remote o su isole disabitate, scelta che però comporta la necessità di un’assistenza, anche soltanto parziale, per la fornitura di cibo, che in quei contesti spesso scarseggia.
Negli ultimi mesi, terminato il lavoro in Guinea e un’altra esperienza in Costa D’avorio durata 3 mesi, Maura Galli è tornata per un breve periodo a Cremona, ma il suo desiderio di fare ciò che aveva sognato sin da bambina l’ha portata di nuovo in Africa. Oggi lavora nuovamente in Costa D’Avorio per un’altra organizzazione, la Wild Chimpanzee Foundation (WCF), che opera anche in Liberia, Guinea e Sierra Leone, nell’ambito di un progetto di ecoturismo nel Parc National de Taï.

Siamo connessi tra noi e con l’ambiente,
e seppure noi uomini siamo causa
di molti problemi, allo stesso modo
possiamo esserne la soluzione

Nell’ambito del suo progetto per la protezione degli scimpanzé, la WCF promuove infatti la conservazione e lo sviluppo sostenibile della regione di Taï attraverso un turismo rispettoso dell’ambiente naturale e della cultura locale. In questo progetto comunitario sono attivamente coinvolti anche gli abitanti della zona e i ricavi di questa attività non soltanto vanno a compenso delle attività che essi svolgono, ma consentono anche di far funzionare i corpi forestali per la salvaguardia della biodiversità.
«Sebbene sia fondamentale tentare il recupero dei cuccioli rimasti orfani e degli esemplari adulti o anziani, la cui comunità è stata vittima di aggressioni da parte dei bracconieri – ci racconta Maura – la strategia più efficace per proteggere davvero questa specie è prevenire il bracconaggio, obiettivo cui i progetti ecoturistici contribuiscono attivamente, accendendo sulle aree a rischio un riflettore che spaventa molti malintenzionati e li allontana dai luoghi in cui vivono gli scimpanzé».

La Wild Chimpanzee Foundation lavora in collaborazione con l’Ufficio Ivoriano dei Parchi e delle Riserve (Office Ivoirien des Parcs et Réserves – OIPR), in un progetto che permette ai visitatori di scoprire la foresta pluviale tropicale in cui vivono animali rari e unici come il cefalofo zebra, l’ippopotamo pigmeo e, ovviamente, gli scimpanzé.

La regione occidentale della Costa d’Avorio è nota inoltre per la sua ricchezza di danze e maschere tradizionali, tra cui quelle dei popoli Guéré, Dao e Oubi e si presta a forme di turismo che, oltre a rispettare l’ambiente e le popolazioni locali, giova alla salvaguardia delle specie a rischio d’estinzione. Non lavorare più a contatto diretto con gli scimpanzé non è stato un problema per Maura, che però ha capito un’altra cosa fondamentale: «Il lavoro che faccio ora e che mi porta a progettare attività comunitarie nel Parco in favore della popolazione locale, in fondo potrei farlo ovunque, ma stare qui mi ha aiutata anche a capire meglio me stessa. Qui sperimentiamo ogni giorno quanto tutti siamo connessi, tra di noi e con l’ambiente, e comprendiamo che seppure noi uomini siamo causa di molti problemi, allo stesso modo possiamo esserne la soluzione. Qui ho capito, inoltre, che un modo di vivere diverso da quello che conosciamo è possibile e questa è un’altra grande motivazione per partire, per tornare in Africa e per fare quello che faccio».
A Taï una delle attrazioni è un ecomuseo ed è in quel contesto che oggi Maura svolge la sua attività. Quel punto di interesse non è soltanto pensato per i turisti, ma è un centro di aggregazione per i bambini e i ragazzi locali, che lì possono trovare attrezzature e stimoli che nemmeno la scuola è in grado di garantirgli.

È forse questa la più grande e importante scoperta del grande viaggio di Maura Galli: salvare una specie che ci assomiglia così tanto ci aiuta a capire quanto la nostra stessa esistenza sia collegata alla loro.

Siamo tutti ugualmente fragili, tutti in pericolo e tutti incapaci di fare qualcosa di grande da soli, senza l’aiuto degli altri e senza la grande forza della connessione con la natura.

Esserne trascinati via rappresenta un danno, mina la nostra indipendenza e la nostra crescita, frammenta la società, ci mette in pericolo e ci rende pericolosi per quella stessa natura e per gli altri, perché interrompe le nostre connessioni e ci rende predatori spietati e pericolosi.

Se sapremo capire questo e se smetteremo di considerare l’uomo al di sopra della natura, degli animali e dell’intera biosfera potremo salvare noi stessi e tutto ciò che la nostra incoscienza ci ha portato a mettere in pericolo. Per far questo abbiamo bisogno di persone come Maura e del loro grande entusiasmo, che ci ricorda che cambiare prospettiva è possibile e fare qualcosa di grande è alla portata di chiunque lo desideri davvero.

LINK

Istituto Jane Goodall Italia Onlus
– Centre de Conservation pour Chimpanzés (CCC)
Pan African Sanctuary Alliance (PASA)
– Wild Chimpanzee Foundation (WCF)
– Office Ivoirien des Parcs et Réserves
– Ecotourisme dans le Parc National de Taï