frontiere
N.12 Giugno 2020
Siamo tutti gente di frontiera
C’è una sorta di fascinazione letteraria nella rappresentazione della “gente di frontiera”. Un immaginario cinematografico (molto americano a dire il vero) che evoca praterie spazzate dal vento, grandi spazi vuoti e angoli di società che sfuggono – per definizione – alla definizione.
Quando sei “di frontiera” cammini lungo una linea di demarcazione, vivi in bilico: come se non appartenessi all’una o all’altra parte. Non del tutto. Non ancora.
Eppure è l’esperienza di tutti, quella del limite. Quella della contaminazione. Veniamo da un’esperienza tragica che ha spinto tutti sull’orlo dell’incertezza. Ci siamo riscoperti tutti sul confine: tra la vita e la morte, il dentro e il fuori, la presenza e l’assenza, la nostalgia e la rinascita.
La frontiera è la zona della contaminazione, la linea della scoperta oltre la routine e del “si è sempre fatto così” che può essere sottile o invalicabile; che può frantumarsi sotto i nostri piedi oppure richiederci lo sforzo della fiducia.
E allora con questo numero che ci accompagna dentro l’estate dopo una primavera sconvolgente, abbiamo esplorato alcune di queste frontiere in compagnia di guide o di compagni di traversata. Volti e storie che danno coraggio, invitano a fidarsi, anticipano uno scorcio di orizzonte.
Ci hanno portati con loro tra i campi di calcio di un campionato senza patria, a caccia delle tracce di luce che bucavano la quarantena, tra aeroporti e dogane, dentro i reparti dell’ospedale e tra i corridoi di una casa di riposo. Siamo scesi nel profondo della Caverna di Platone insieme ad un gruppo di maturandi e ad una scolaresca di bimbi di 5 anni, e poi saliti in cima al Torrazzo, il monumento simbolo, da cui lo sguardo corre lontano, dove i confini della città si confondono con quelli del mondo. Oltre l’ultima frontiera. A un passo dalla prossima.
Perché sì, siamo tutti gente di frontiera. Con le nostre linee da seguire e quelle da attraversare.
Anche quest’estate.
Arrivederci a settembre!