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N.50 maggio 2024

riflessi incontra

Sul Tapirulan di “French” Toninelli, una fuga a colori dall’incubo del foglio bianco

Fabio Toninelli è presidente e fondatore dell'associazione che porta in città i migliori illustratori del mondo. Ma non solo...

«La pagina è un foglio su cui normalmente c’è scritto qualcosa… o forse no». Con una risposta degna di una vignetta umoristica, Fabio Toninelli smarca il tema di questa edizione. Presidente e co-fondatore dell’associazione culturale Tapirulan, porta negli studi di Riflessi l’esperienza di grafico e la passione per l’arte illustrata, che da vent’anni alimenta mostre e iniziative di respiro internazionale organizzate in città.

L’edizione 2024 (la 19ª) della Mostra internazionale di illustratori contemporanei è allestita fino al 9 giugno al Museo del Violino e, come ogni anno, ospita i vincitori del concorso ad essa collegata, insieme alle oltre 200 tavole della mostra Vietato l’ingresso di Franco Matticchio, guest star di quest’anno.

«In realtà sarebbero trent’anni» rettifica “French”, svelando il soprannome guadagnato ai tempi del liceo Aselli, quando tutto è cominciato. «Eravamo un gruppo di ragazzi poco inclini allo studio, sfaccendati e un po’ goffi. Come i tapiri. Da qui l’idea di chiamarla Tapirulan, incrociando quest’idea con un termine francese, che richiama uno di quegli attrezzi per fare sport. Il tapis-roulant è qualcosa che scorre, ma in realtà non ti porta da nessuna parte, ma ti permette di spaziare con la mente. È ciò che abbiamo fatto, intrecciando le nostre competenze e cambiando forma nel tempo». Dall’omonimo giornalino ideato tra i banchi di scuola, il progetto è cresciuto fino a diventare un luogo di creatività e aggregazione, dove idee e progetti trovano terreno fertile. Tra le iniziative più amate c’è Affiche, che ogni anno tappezza la città di manifesti illustrati dedicati all’esposizione in corso, che contaminano la città per portare le opere in luoghi urbani e sorprendere l’osservatore occasionale.

Oggi Tapirulan è galleria, casa editrice e spazio culturale: oltre a mostre e pubblicazioni, l’attività spazia su vari fronti, fino ad agganciare realtà culturali nazionali. Tra queste ,il Salone del libro di Torino, che quest’anno li ha ospitati per la prima volta. «È stata una bella esperienza – racconta – in cui abbiamo riscontrato successo per i lavori presentati. Cerchiamo di curare  molto le pubblicazioni, scegliendo carta bella da toccare, da sfogliare». Per Fabio, il gusto per l’analogico resiste e persiste, anche nell’era del digitale: «Ciò che manca di corpo è un’entità, ma non una cosa», specifica. «Sono tra le persone che comprano ancora i cd, ormai considerati vintage. Amo sfogliare i libri, acquistare i cataloghi delle mostre visitate, stampare le fotografie… La fisicità mi serve per apprezzare le cose, per goderle».

Lo stesso vale per il foglio di carta, che come insegna la grafica è prima di tutto uno spazio da riempire (o forse no). «La pagina è il mio incubo – afferma Fabio – dal punto di vista professionale, la vivo come un potenziale campo minato di errori e refusi. È una concezione un po’ drammatica e lontana da quella del fruitore, sicuramente più piacevole». Tra gli incubi dei creativi, condivide quello per la pagina bianca: «Scrivere è sempre stato uno dei miei sogni», confessa a mezza voce, lisciandosi la barba con due dita. «Le idee non mancano, così come il conflitto interiore. Magari un giorno lo farò, nel frattempo immagino di continuare il lavoro che stiamo portando avanti con Tapirulan. Spero che possa continuare a crescere e spegnere altre candeline. Le idee sono il motore: per questo è importante voltare pagina e vedere cosa c’è oltre».