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N.50 maggio 2024

Allegre o tristi, colorate o complicate… le storie sono ancora lì da sfogliare

La magia di una fiaba della buonanotte, la fantasia che dà vita alle righe d'inchiostro, il piacere della carta: ecco perché dobbiamo salvare i libri dal digitale (e, da loro, lasciarci salvare)

“Mamma, papà mi raccontate una storia?”

E le pagine colorate e ricche di immagini, solcate da segni prima incomprensibili e poi man mano che si cresce sempre più famigliari, diventavano mondi nuovi e fantastici, porte aperte sulla fantasia delle giovani menti così assetate di novità e curiose di scoprire il mondo intorno.

Di solito questi libri hanno grandi pagine, che diventano sempre più sottili a seconda dell’età a cui sono destinati, partendo da quelle spesse e robuste per le manine più inesperte fino ad arrivare alle più sottili per i lettori già pratici.

La nostra città ha avuto l’onore di avere tra i suoi cittadini un uomo, un artista unico che ha vissuto tutta la vita nel lavoro di riempire quelle pagine dedicate ai bambini con disegni meravigliosi: Tony Wolf, al secolo Antonio Lupatelli.

Chi non ha avuto tra le sue mani almeno un libro carico di quei disegni fantastici? Chi non ha sognato cercando di immaginare come fossero quelle casette costruite all’interno di un guscio di noce, abitate da minuscoli animaletti o da indaffarati gnomi barbuti? E ancora, chi non ha riconosciuto il proprio gattone in quello disegnato addormentato nella stalla accanto alla mucca?

Purtroppo Tony Wolf ci ha lasciati nel 2018, dopo innumerevoli (capo)lavori ed una bellissima mostra proprio nella nostra città a fine 2017, pochi mesi prima di andarsene, organizzata nelle sale espositive di Santa Maria della Pietà in collaborazione con l’associazione culturale Tapirulan.

Pagine e pagine, tavole su tavole dipinte con passione maniacale e con grande scrupolo, per regalare un sorriso e un sogno ai suoi piccoli lettori, per permettergli di imparare a guardare il mondo con grande cura, riempirgli gli occhi di quella meraviglia che solo i bambini sanno esprimere.

Da qualche lustro mamma e papà (forse più i papà, credo…) hanno la possibilità di leggere le storie della buonanotte direttamente dallo smartphone o dal tablet. Comodo è comodo, ma chi scrive è personalmente è convinta che questo mezzo tolga molta della magia delle pagine in carta. Meglio forse un caro vecchio libro delle fiabe. Perché? Per esempio, sul lato pratico non capita che la batteria si scarichi o ancora, nessun problema di Wi-Fi o connessione. Ma soprattutto sulle pagine del libro non arrivano notifiche che distraggono lettore ed ascoltatori…

“Mamma, papà, mi annoio”

“Leggi un libro che ti passa la noia!”

Fino a pochi anni fa non c’erano i cellulari o i tablet a riempire lunghi pomeriggi estivi o i tempi morti di attesa, così anche le pagine di un libro potevano essere un’ancora di salvezza per far passare quel tempo che non finiva mai, che si dilatava alla stessa dimensione della bocca spalancata in potenti sbadigli. Quando arrivavano quelle pagine scritte e colorate da leggere, l’attenzione si concentrava lì: la salvezza dalla noia, per un tempo più o meno lungo a seconda dell’argomento proposto.

Leggere un libro, che sia insieme a mamma e papà o che sia da soli appena se ne ha la possibilità, resta ancora (e a mio parere, lo sarà sempre) un grande privilegio per tutti i bambini. Seguire col ditino quelle lettere che si rincorrono sulla pagina, cercare nelle immagini la storia appena letta o sentita, oppure immaginarsi il viso del protagonista ed i luoghi descritti. Ogni pagina un nuovo traguardo, una nuova avventura, un nuovo mondo.

Certo, il contesto intorno a noi è sempre più digitale, con libri che si trasformano in e-book e conversazioni che ora si chiamano chat, eppure solo la lettura di un libro rimane un’attività in grado di coinvolgere e stimolare tutti i nostri sensi: il profumo della carta e dell’inchiostro, la piacevolezza del foglio che sfila sotto i nostri polpastrelli, il rumore delle pagine quando vengono sfogliate… E poi naturalmente la vista, necessaria per leggere, ma anche per “vedere” oltre le parole.

Vi ricordate La Storia Infinita, la scena in cui il giovane ed introverso protagonista, Bastian, si perdeva nella lettura di quel volume nella soffitta polverosa? E chi non avrebbe voluto vivere un’avventura come quella, nata dalla fantasia accesa proprio dalla lettura di quelle pagine. Qualcuno sostiene che il libro sia un po’ come un amico, un piacevole compagno di avventure e di crescita.

“Mamma, papà, questo libro non mi piace!”

Ma se poi, iniziando a leggere, le pagine non si fanno interessanti? Se proprio quella storia sembra troppo contorta o al contrario troppo banale? Mai lasciare un libro a metà, mai gettare la spugna! Forse non è il nostro genere, forse non è adatto alla nostra età, chi lo sa…  La vera sfida però è arrivare fino in fondo, prima di chiudere il libro, salutarlo con una diplomatica e cordiale stretta di mano e dirgli “addio”: non è scattato il feeling, pazienza; almeno ci lasciamo in buoni rapporti.

Chissà che in futuro, crescendo e maturando, ci si possa riavvicinare in diverso modo. Romanzi, poesie, saggi, racconti… bisogna prima conoscerli per capire cosa fa per noi e l’unico modo per scoprirlo è proprio quello di leggerli. E leggerne tanti, perché uno non vale mica per tutti, sia chiaro.

I libri sono un piacere, una fedele amicizia nella maggior parte dei casi. Ma a volte le pagine possono essere anche una fatica: i nostri testi di scuola ce lo ricordano ogni volta che li apriamo. Sottolineati con matita o evidenziatore giallo (per quelli di oggi però consideriamo almeno cinque colori diversi, perché  la scuola non è più solo giallo e verde fluo come ai miei tempi, ma prevede anche pantoni di evidenziatori che vanno dal viola al blu, passando per il magenta o il lilla, con tutta la gamma di nuances pastello che sono tanto trendy), le nostre “sudate carte” ci hanno visti chini per ore ed ore su pagine di storia, letteratura, matematica, lingue straniere, filosofia… Chi poi ha scelto scuole umanistiche, ricorderà bene il peso sia fisico che psicologico dei dizionari di latino e greco, dalle copertine color tristezza e le sottilissime pagine fitte di lemmi, verbi, avverbi che se trovavi la parola cercata in tempo utile, avevi anche imparato a districarti nelle situazioni più complesse della vita.

Oggi naturalmente anche le scuole si sono attrezzate con strumenti digitali, estensioni di testi a cui accedere attraverso smartphone o tablet, con contenuti aggiuntivi; durante il lock-down, con le scuole e gli uffici chiusi, la didattica a distanza e lo smart working, le pagine cartacee sono state sostituite da pagine digitali, mediate da uno schermo ed affidate alla qualità di una connessione internet. Se sia stato un successo o meno, ognuno credo possa farsi la propria idea in funzione dell’esperienza che ha vissuto. Di sicuro in quel momento si è dovuto sopperire in tempi brevi ad un’emergenza che da questo punto di vista ci ha trovati impreparati nostro malgrado.

Concludo sottolineando che con queste riflessioni non voglio dire che “si stava meglio quando si stava peggio”, solo incoraggiare i lettori di ogni età – chi legge tra sé e chi presta la voce – a non abbandonare le care vecchie pagine “analogiche” fatte di carta e decorate d’inchiostro, che hanno il pregio di stringere legami tra mani e cervello. Quando le leggi e quando le scrivi.