nodi

N.10 Aprile 2020

PICCOLI

Basilio, i gatti di calza e le storie tra le mani

Bastano un calzino spaiato e uno sguardo che cerca ovunque un lieto fine Così l'idea di Rossella Galletti crea e conserva legami che crescono tra le mani dei bimbi

La signora Mirella vede bello dappertutto. Fa le pulizie in una scuola e un bel giorno ha trovato in corridoio un calzino grigio, abbandonato da qualche bimbo che preferisce correre a piedi nudi. Mirella lo ha preso con sé: un nodo, due bottoni, un nastrino verde… Così è nato Basilio, il primo dei Gatti di Calza. Ogni personaggio – come Mirella, Basilio, e poi il serpente Ernesto, il topo Geroldo, miss Lavinia e molti altri – non è un personaggio senza una storia. E la storia del progetto dei Gatti di Calza inizia con un terremoto. Anzi due. «Due anni e mezzo fa – spiega Rossella Galletti, l’ideatrice – un terremoto ha scosso le Marche e davanti alla tv io seguivo le notizie terribili dal Centro Italia mentre un altro sisma, la sla che aveva colpito mia madre – sconvolgeva la mia vita. In quel momento mi sono detta che nel mio piccolo era giusto fare qualcosa».E quando inizia l’azione il primo effetto sono i legami che si generano. «Il primo nodo dei Gatti di Calza è stato con la Caritas cremonese, che aveva aperto una canale diretto di solidarietà con le popolazioni di Camerino e San Severino Marche».

Gli altri hanno intessuto una rete capillare che si è stesa sulle scuole cremonesi: nodi di creatività e solidarietà con le maestre e le scuole che, ascoltando le storie di Rossella, hanno costruito le stelline che sono diventate il segno di un sostegno concreto alle scuole delle regioni colpite.

«Da tempo – spiega – a Santa Lucia presentiamo alle scuole un progetto di Santa Lucia che trasforma i lavoretti dai bambini in raccolte fondi per chi ha più bisogno». Così i Gatti di Calza è diventato una sorta di A-Team delle favole: oggi Mirella gira le scuole con la sua borsa piena di lavoretti fatti con le mani e li regala a chi è in difficoltà, ai bambini tristi, alle mamme preoccupate… Che sono tante, in questo periodo di epidemia, una parola che i bambini non avevano mai sentito prima.

Sulla pagina Facebook dei Gatti di calza nascono ogni giorno nuovi personaggi, nuovi nodi nei calzini, tappi di sughero con le antenne, cucchiai “veramente in gamba”. Basilio, con il suo fare li accoglie e li presenta, con quel suo sorriso buono da vecchio gatto grigio.

«Basilio son io,

son gatto di calza

e nella mia casa

c’è posto che avanza»

In questo tempo le storie trovano strade nuove per circolare: «È importante che le raccontiamo ai nostri bimbi, e anche a noi stessi – assicura Rossella – perché in certi momenti può essere utile guardare altrove per cercare fantasia e la bellezza delle parole piacevoli. Sto ripescando dalla libreria vecchi libri di fiabe da leggere sulla pagina Facebook dei Gatti di Calza, e altre storie arrivano dalle amiche maestre o mamme: è importante che i nostri piccoli non siano schiacciati, perché sono il nostro seme che cresce con la bellezza dei lieto fine».

I bambini
fanno entrare le storie
nelle loro mani
E nelle loro mani prendono vita

Basilio e gli altri sono dunque la compagnia nei giorni dell’emergenza e della quarantena, i volti sorridenti tra tante notizie dure da capire o da sopportare. Nelle case diventate classi virtuali e laboratori collegati a distanza si continuano a tagliuzzare rotoli di carta igienica finiti, dipingere tappi, incollare bottoni, annodare calzini. «Quando entri in una scuola con una nuova storia, magari indossando una parrucca e con un paio di ali incollate alla schiena, ti chiedi sempre: “Ma ci crederanno davvero?”. Davvero crederanno che una stellina di carta o un serpente fatto di calze legate tra loro possa diventare un regalo per altri bimbi a centinaia di chilometri di distanza…». Tu te lo chiedi, loro rispondono: «Ho capito subito che è un angelo vero – ha sussurrato una bimba di tre anni alla sua maestra –… perché ha le ali»«I bambini lo accettano, ascoltano ed entrano nella storia. Diventano complici». Così la scrivania di Rossella (e la borsa della signora Mirella…) si riempie di disegni e fotografie di gatti di tutti i colori e le taglie. Tutti con un bel sorriso disegnato a pennarello sotto i baffi: «Perché i bambini fanno entrare la storia nelle loro mani. E lì prende vita».Così, se quando torneremo a passeggiare, vostro figlio vi tirerà per la giacchetta passando in piazza del Duomo a Cremona, sarà solo per andare a cercare il buco dove ha fatto la sua tana il topo Geroldo, custode del Torrazzo. Fermatevi, senza fretta. Quel piccolo cambio di programma sarà un “Dono dei giorni più corti”.

Così si intitola l’ultimo libro di fiabe di Rossella Galletti. Presentandolo, Emanuele Ferrari, l’editore Abao Acu che ha stampato il libro, ha fatto notare che con le lettere della parola “dono” puoi scrivere anche “nodo”: «E scrivere una storia, che cos’è – ha aggiunto – se non allacciare un nodo con chi la legge».

E come tutti i nodi anche quelli vengono al pettine nei momenti più duri della vita, «quando senti la mancanza e cerchi qualcosa che tenga vivi i legami. È allora che i nodi tornano ad essere doni».

«È quando senti
la mancanza
che i nodi tornano
ad essere doni»