giochi
N.30 Aprile 2022
E se restassimo a guardare mentre toccano, sporcano, assaggiano…
I principi del gioco euristico: preparare il "campo" e poi lasciare libero spazio alla creatività e all'esperienza dei piccoli, vincendo la tentazione di interferire e osservandoli mentre... crescono
Pentole di varie dimensioni, mestoli in legno, verdura e frutta raccolta in cestini, taglieri in legno, piccoli e maneggevoli coltelli che non possono fare male, spatole in silicone e plastica, recipienti per il travaso, pattine e guanti da forno, scolapasta di varie misure. Una vera e propria cucina in miniatura. Anzi, molto di più di una semplice cucina.
È un’occasione per esplorare il mondo, manipolare, allenare i sensi, scoprire, misurarsi con la libertà di espressione, l’autonomia nella novità, la conoscenza e la sperimentazione di sé.
Come educatrice di nido ho sperimentato in prima persona che, trovandosi in mezzo a un gruppo di bambini che vanno dai 6 mesi ai 3 anni, la cosa migliore da fare è… osservare, cioè, prendere coscienza del “gioco” di ciascuno per poter conoscere appieno le fasi di sviluppo raggiunte e gli interessi di ogni bambino.
Per poter mettere ciascuno a proprio agio e, contemporaneamente, proporre un’attività in cui ognuno possa riconoscere un interesse personale, è possibile offrire la partecipazione al gioco euristico. Frutto dell’intuizione di Elinor Sinnott Goldschmied, una educatrice inglese che ha speso la sua vita per approfondire lo sviluppo infantile, questo approccio prevede la presenza attiva dell’adulto solo nella fase di preparazione, lasciando poi la fase di esplorazione e manipolazione del bambino senza alcuna forzatura.
Questa modalità permette ai bambini di sperimentarsi, in completa autonomia, attraverso l’utilizzo di materiali poveri, di riciclo e facilmente reperibili, come pigne, barattoli in metallo, sacchetti e scatole, mollette da bucato, barattoli con misurini, piccoli mazzi di chiavi, bottiglie di diverse grandezze con tappi etc.
U dei giochi euristici di maggior interesse, è quello della cucina che prevede l’utilizzo di supporti da “adulti” cioè pentole “vere”, mestoli “veri”… L’educatrice, dopo aver osservato con attenzione le necessità e la sensibilità dei bambini del proprio gruppo, prepara l’ambiente in modo che vengano forniti gli elementi primari senza intervenire nuovamente quando i bambini avranno già cominciato il proprio lavoro. Nel concreto: l’adulto posiziona a terra il materiale e si mette in una posizione secondaria in modo da poter procedere con l’osservazione e permettere ai bambini di interagire tra loro piuttosto che con l’adulto.
Una volta predisposti tutti i materiali non resta altro da fare che farsi da parte e lasciare che abilità e fantasia abbiano il sopravvento. All’adulto non rimane che guardare e farsi affascinare da questo mondo.
Di fronte all’ambiente preparato con pentole di varie dimensioni, mestoli in legno, verdura e frutta in cestini, taglieri in legno, piccoli e maneggevoli coltelli in legno, spatole in silicone e plastica, recipienti per il travaso di frutti, pattine e guanti da forno, scolapasta di varie misure… ci sono bambini che corrono subito vicino alla prima pentola che raggiungono e passano da una all’altra instancabilmente travasando da un recipiente a un altro tutta la verdura di legno che riescono a sollevare.
Altri, invece, studiano l’ambiente in cui è inserita l’attività e scrutano con gli occhi fino a trovare quel recipiente, quel frutto che li attrae e scelgono la postazione per rimanerci fino al termine del ciclo di lavoro.
Alcuni non sono attratti dal pentolame di grandi dimensioni bensì dagli utensili che trovano a disposizione: grandi mestoli in legno o cucchiai diventano oggetto di uno studio approfondito e, perché no, a volte anche lecca-lecca (per così dire) alternativi.
Si possono anche osservare bambini che ordinano cibi o coltelli per dimensioni, altri che si cimentano in aperture di grandi barattoli, chi cerca di indossare guanti da forno e brandisce pattine come se fossero gli oggetti più interessanti del mondo.
Ci sono bambini concentrati nella preparazione del pasto per l’educatrice, altri che tentano di cucinare in collaborazione, alcuni, invece, girano attorno ai capannelli che si instaurano, di volta in volta, tenendo stretti in mano quei due utensili che hanno conquistato fin da subito l’attenzione del bambino.
Alcuni bimbi mostrano uno spiccato interesse per la frutta e la verdura che può essere suddivisa in due metà: la ricerca, dunque, parte dalle due metà del frutto, si passa poi al coltello per arrivare al tagliere: che fatica non farsi distrarre da tutti gli strumenti che li circondano.
In questo caso è la fantasia dell’adulto a dover vincere le inibizioni.
“Giusto” e “sbagliato” non fanno parte delle regole del gioco. Le uniche da ricordare – come insegna il metodo Montessori – sono: non farsi male, non far male ai compagni, non rompere il materiale.
Certo, a mamme, papà ed educatori, questo approccio richiede un grande sforzo: non interferire, riconoscere la libertà di scelta nel gioco ai bambini, astenersi dai commenti sulla modalità di esecuzione di un lavoro, non correggere immediatamente, lasciare libera decisione, non disturbare, permettere di “assaggiare” e manipolare per quanto tempo i bambini scelgono che sia necessario all’esplorazione.
Un impegno nella conoscenza di sé e degli altri (da parte degli adulti) e della concentrazione e della sperimentazione (da parte dei bambini) che ci fa dire che in fondo il gioco, non è “solo un gioco”.