progetti

N.42 Settembre 2023

territorio

Un corso universitario per manager delle Comunità energetiche: primi passi in Cattolica a Cremona

Si è riunito al campus di Santa Monica il primo tavolo di lavoro, con docenti, esperti, rappresentanti di categoria, per avviare un percorso formativo per specialisti. Presente anche la Diocesi di Cremona, capofila di un progetto che coinvolge parrocchie, comuni ed enti sul territorio

Per comprendere meglio le finalità e gli auspici dell’incontro esplorativo che il 21 settembre ha riunito al campus di Santa Monica di Cremona un tavolo di esperti e di rappresentanti del territorio per parlare del futuro delle Comunità energetiche rinnovabili, abbiamo intervistato Daniele Rama, professore ordinario della Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, oltre che Direttore dell’Alta Scuola di Economia Agroalimentare SMEA, Università Cattolica del Sacro Cuore di Cremona, che è tra i promotori dell’iniziativa.

Il professore ci rivela di aver ricevuto più di uno stimolo ad occuparsi della questione energetica in generale e delle Comunità energetiche rinnovabili (CER) in particolare da parte di AIAS – Associazione Italiana Agrivoltaico Sostenibile e di APAFORM – Associazione Professionale ASFOR dei Formatori di Management, cui SMEA è associata.

«Quella dell’energia sostenibile è una tematica emergente, ed è per questo – racconta il prof. Rama – che si sta cercando di colmare un vuoto che è appunto quello della formazione nel campo specifico».

Le comunità energetiche rinnovabili si stanno sviluppando e stanno crescendo notevolmente, ci conferma il professore, «e sappiamo, peraltro, che a Cremona c’è un impegno diretto della Diocesi in questo ambito, che si sta rivelando come uno degli attori che che si stanno muovendo in modo più deciso, coinvolgendo nel suo progetto parrocchie e anche realtà della società civile sul territorio».

Come ci ha infatti illustrato l’Ing. Giuseppe Dasti, coordinatore di questo progetto, il gruppo di coordinamento diocesano ha già promosso quattro progetti pilota che sono stati oggetto di un bando di Fondazione Cariplo vinto circa un anno fa e che sono oggi in uno stadio molto avanzato di progettazione. Altri otto hanno già partecipato al bando della Regione Lombardia con l’assistenza del gruppo operativo della Diocesi.

«La Diocesi di Cremona – spiega Dasti – decise nel 2022 di proporre il processo di costituzione di CER in ogni territorio comunale o sovra comunale, per aderire alla lotta contro i cambiamenti climatici e per contribuire a ridurre la povertà energetica di singoli e famiglie in condizione di povertà e vulnerabilità energetica. Secondo il nostro modello la CER può rappresentare un esempio virtuoso di collaborazione tra pubblico e privato».

Al progetto diocesano stanno già aderendo parrocchie, comuni, fondazioni, cooperative ed enti del terzo settore/onlus e i comuni coinvolti sono, ad oggi, Soresina, Piadena Drizzona, Sospiro, Gussola, Caravaggio, Fontanella, San Bassano, Castelverde, Pieve San Giacomo, Vescovato, Casalmaggiore, Persico Dosimo e Commessaggio.

Una situazione in divenire che rispecchia fedelmente un ambito che è ancora agli esordi, ma che necessita di specifiche professionalità. Continua il Prof. Rama: «È chiaro che se ragioniamo su una singola comunità energetica, cioè sulla unione di alcuni utenti che si scambiano energia, stiamo parlando di qualcosa di molto piccolo, in cui non c’è spazio per particolari figure manageriali. Tuttavia esistono esempi di comunità energetiche che si stanno unendo, si stanno associando per aumentare la loro efficacia».

Il professor Daniele Rama e l’ingegner Giuseppe Dasti

Uno di questi esempi è rappresentato dal Progetto RECOCER – Regia Coordinata dei processi di costituzione di Comunità Energetiche Rinnovabili sul territorio, della Comunità Collinare del Friuli che, come si legge sul sito dell’iniziativa, si propone di creare valore per le CER attraverso la condivisione di standard, buone pratiche ed esperienze, di sviluppare filiere locali e di creare economie di scala attraverso acquisti condivisi e coordinati.

È in contesti come questo che la figura del Manager di Comunità Energetica Rinnovabile acquisisce peso e diventa addirittura indispensabile. Soprattutto ora che «sembrano esserci i presupposti per il superamento della questione della cabina primaria e quindi della localizzazione delle CER su territori molto limitati», questa figura professionale si fa sempre più attuale e centrale, per fare un ulteriore passo avanti in questa direzione.

Ma a chi sarà in capo questa nuova figura e come sarà caratterizzata? Tra i temi dell’incontro del 21 settembre c’è stato anche questo, ovvero l’inizio di un percorso per definire le esigenze, il ruolo e gli attori coinvolti nella formazione e poi nell’impiego di queste figure manageriali. «Lo scenario non è ancora chiarissimo, nel senso che potrebbe essere, per esempio, che degli enti territoriali come i comuni, che spesso sono coinvolti nelle comunità energetiche rinnovabili, dedichino delle forze, ovviamente non in esclusiva, a occuparsi di questa gestione, così come potrebbe scaturire un interesse da parte del mondo dell’associazionismo».
È per questo che all’incontro di Cremona hanno preso parte tra gli altri, organizzazioni come Confagricoltura Lombardia, Confcooperative Lombardia, Confartigianato, «ma è anche possibile – aggiunge il professore – che a formarsi siano professionisti che facciano poi per proprio conto consulenza ai consorzi e ai gruppi di CER».

«Di pari passo con la crescita delle comunità energetiche,
si pone sempre di più il problema della formazione
di soggetti che abbiano delle competenze poliedriche»

Ciò che è certo è che «di pari passo con la crescita del fenomeno e delle comunità energetiche, si pone sempre di più il problema della formazione di soggetti che abbiano delle competenze poliedriche. Questo perché, ovviamente, per questo ruolo servono delle competenze tecniche, ma anche delle competenze manageriali. C’è poi l’aspetto giuridico di cui si deve tener conto e, spesso, si tratta anche di fare promozione alle comunità energetiche».

È proprio sul senso e sulla necessità di questa figura che si sono confrontate a Cremona più di venti soggetti ed organizzazioni.

Da parte sua la SMEA sta preparando un canovaccio di ciò che potrebbe essere un corso universitario di alta formazione; una tipologia di corsi più leggeri rispetto a un master e molto più flessibili e dai quali potrebbe scaturire una serie di seminari o addirittura un piano di studi strutturato della durata di qualche mese, così come dei dei corsi di alta formazione, come già ce ne sono in altri ambiti, che si tengano il venerdì e il sabato per persone che sono già occupate.

«Stiamo mettendo assieme i tasselli di competenze che rappresenteranno la base delle skills di queste figure: economiche, gestionali, giuridiche, tecniche, comunicative». L’evento di Cremona è servito anche a lavorare insieme ad una migliore definizione di questi profili formativi e delle relative esigenze.

Queste figure, una volta formate, potranno far parte delle comunità stesse, oppure saranno delle figure terze di consulenti per le comunità energetiche rinnovabili, così come potrebbero eventualmente essere delle figure “prestate” da organizzazioni ed istituzioni: «Proprio perché si tratta di costruzioni che nascono dal basso, la singola comunità energetica non ha una dimensione economica sufficiente a mettersi al proprio interno un manager, perché di fatto una CER rappresenta un mero fenomeno di scambio più che di creazione di valore».

Sono tuttavia piccole scintille che preannunciano una grande proliferazione, perché sappiamo già oggi che, per fattori economici e per gli indirizzi comunitari, la produzione di energia rinnovabile diventerà sempre più importante, anche in Italia, così come la presenza di figure professionali che ne agevolino la realizzazione.