gemme
N.58 marzo 2025
Gemme di Resistenza: l’arte botanica di Aurora Antonelli per il popolo Mapuche
Incontro con Aurora Antonelli, acquarellista botanica autrice dei disegni (stavolta a matita) che arricchiscono la mostra fotografica "Mapuche" di Ernesto Piovano: «Dietro a ogni pianta che ho illustrato per questa mostra ci sono persone che lottano per la propria identità e per il diritto a vivere nella loro terra»

Aurora Antonelli ha trovato nell’illustrazione botanica il punto di incontro tra le sue passioni: natura, arte e viaggi. Laureata in Scienze Biologiche all’Università La Sapienza di Roma, durante gli studi universitari si è formata come acquarellista botanica, trovando in questo il punto di connessione tra il rigore scientifico e la libertà espressiva dell’arte.
Il suo lavoro si è intrecciato con la storia e la cultura del popolo Mapuche grazie a un incontro significativo con il fotografo Pablo Piovano. Quando Pablo è passato a trovarla e ha visto i suoi disegni, le ha chiesto se fosse disponibile a illustrare a matita alcune delle piante più importanti per la cultura Mapuche. Una richiesta inaspettata, perché Aurora è abituata a lavorare con l’acquerello, dove il colore gioca un ruolo fondamentale nel dare profondità e realismo. «Questi sono i primi disegni a matita che realizzo completamente con questa tecnica. È stato un lavoro più tecnico, un modo diverso di rappresentare la tridimensionalità della pianta», racconta.

Per gli acquarellisti, infatti, il colore è tutto: aiuta a definire volumi, ombre e dettagli. La matita, invece, impone un approccio differente, più delicato e rigoroso. Il risultato è una serie di illustrazioni che non solo documentano le specie botaniche, ma restituiscono anche il legame profondo che il popolo Mapuche ha con la natura.
Il progetto si è concretizzato nella mostra Mapuche, il ritorno di Voci Antiche, ospitata dal Museo Diocesano di Cremona in collaborazione con il Festival della Fotografia Etica di Lodi. Curata da Laura Covelli, l’esposizione unisce le illustrazioni di Aurora alle fotografie di Pablo Piovano e a testi poetici, creando un dialogo tra queste diverse forme d’arte.
Una delle piante più importanti da lei illustrate è la Drimys winteri, nota come cannella Magellan. Per il popolo Mapuche questa pianta, chiamata foye o foyke in lingua mapudungun, è simbolo dell’unione tra terra e cielo, tra Ñuke Mapu e Wenu Mapu. Utilizzata nelle cerimonie spirituali, rappresenta un legame profondo con la natura. «Quello che mi ha appassionato di più è l’aspetto spirituale. Esistono ancora comunità che hanno un rapporto profondissimo con la loro terra, un vero e proprio patto. Noi lo abbiamo perso, ma possiamo ancora imparare da loro».

Aurora non ha mai visitato direttamente i territori Mapuche, ma ha avuto modo di entrare in contatto con membri della comunità. Grazie alla collaborazione con Pablo Piovano, ha lavorato a stretto contatto con la Machi, la guida e guaritrice spirituale Mapuche. Inviava i suoi bozzetti al fotografo, che li mostrava alla Machi per ricevere approvazione. «Il fatto che il mio lavoro piacesse alla comunità mi ha dato coraggio. Ho sentito che le mie illustrazioni avevano un valore più profondo».
Questo percorso ha trasformato il suo modo di intendere l’illustrazione botanica. Se all’inizio il suo approccio era puramente scientifico – con la necessità di rappresentare con precisione dettagli come il fiore maschile, il fiore femminile e il frutto – ora sente la necessità di accostare alle piante anche simboli e significati culturali. «Dietro a ogni pianta che ho illustrato per questa mostra ci sono persone che lottano per la propria identità e per il diritto a vivere nella loro terra».


Le piante raffigurate da Aurora non sono solo elementi botanici, ma simboli di resistenza. Molte di esse sono a rischio di estinzione a causa dello sfruttamento del territorio e della deforestazione. Alcune vengono utilizzate per scopi curativi e rituali, ma il loro commercio indiscriminato e le politiche industriali stanno minacciando la loro sopravvivenza.
Il popolo Mapuche continua a combattere contro le grandi industrie che devastano gli ecosistemi naturali e impoveriscono le comunità, costrette a spostarsi in territori sempre più degradati. La perdita delle terre ancestrali non è solo una questione ambientale, ma anche culturale e spirituale: significa la perdita di un equilibrio millenario tra uomo e natura.
«Dobbiamo tornare a un rapporto diretto con l’ambiente, senza troppi filtri e passaggi industriali. La biodiversità è preziosa, sono piccole gemme da preservare», riflette Aurora.
Il suo lavoro è un invito a riscoprire il legame tra uomo e natura. Attraverso le sue illustrazioni, ci conduce in un mondo dove arte e scienza si fondono, ricordandoci che la bellezza della terra è un bene da proteggere, perché in essa risiede la memoria e il futuro di intere comunità.