strappi
N.62 settembre 2025
Lasciarsi. Ripartire
Il racconto di una separazione tra fidanzati dopo anni trascorsi insieme, «vissuti fino in fondo» tra progetti incompiuti e scelte rimaste sospese


Pensa, ripensa. Sì, adesso lo lascio. No, dai, non posso stare senza di lui. O non posso stare da sola?
Vai avanti, torna indietro. Dieci anni di quello che tutti definiscono “tira e molla”. Ma non è proprio così. Non è mai bianco o nero. Ci sono delle sfumature, in mezzo. E ci sono strappi improvvisi solo in apparenza. Dietro (e dentro) c’è molto di più.
Ne abbiamo parlato con una ragazza che – come tante – ha vissuto questa esperienza ed ha accettato di raccontarla pur nella riservatezza dell’anonimato. Ha 33 anni. Lavora come impiegata in un’azienda, vive a Cremona, anche se, fino a due anni fa, abitava in un paese del circondario.
Ha vissuto la tempesta dello strappo con il fidanzato in un pomeriggio d’estate. Lui 35 anni, attualmente residente fuori provincia.
Sono passati un po’ di anni, ma non lo dimentica. Tempo di Covid. Tempo di solitudine forzata e voluta, che obbliga a fermarsi e pensare. È un’ingerenza esterna e inaspettata a sbloccare la decisione.
«È stato il momento in cui mi sono trovata costretta a fermarmi. In tutti i sensi. E ho avuto il coraggio di guardarmi dentro e affrontare tutto ciò che, fino a quel momento, avevo lasciato in sospeso».
Il primo passo è stato partire da lui, l’eterno fidanzato. «Ecco, il problema era proprio quello: anni di fidanzamento senza una reale prospettiva. O meglio, a parole c’era, ma rimanevano discorsi e promesse senza concretezza. Eravamo in una dimensione indefinita, nel limbo dello stare insieme vivendo alla giornata. Ognuno a casa sua, vedendosi nel weekend o in qualche ritaglio di tempo settimanale per una cena fuori. Certo, ogni sera ci sentivamo al telefono, ma il più delle volte anche le conversazioni erano diventate stanche o, in qualche caso, litigiose».
Vivere in due comuni diversi, a quaranta chilometri di distanza, non giocava a favore. Ma forse è stata proprio quella zona rossa forzata e il limite invalicabile della norma anti-Covid a mettere un punto fermo. «Non è stato facile affrontare ciò che mi tormentava, in qualche modo legato a lui ma soprattutto a me. Era da parecchio tempo che lo spronavo a staccarsi dai genitori per trovare una sua indipendenza. Io già ci stavo pensando e mi ero attivata per cercare casa. Certo, io ero proiettata verso Cremona, lui verso Parma. Io l’avrei acquistata, lui avrebbe preferito vivere in affitto. E la famiglia? Il matrimonio? Dov’erano finite quelle promesse che si ripetevano di anno in anno senza arrivare ad alcuna decisione concreta?».
Ma il nodo, in fondo, era un altro: «Cosa volevo io, veramente? Ero pronta a un “per sempre” sfidante, meraviglioso, impegnativo, senza compromessi? Ero disposta a condividere i miei spazi, i miei tempi, le mie cose senza riserve? Avrei vissuto quel “noi” come dono totalizzante o come vincolante?».
«Fino ad allora – ammette – avevo visto il mio ragazzo chiuso nella rigidità dei suoi impegni, della sua vita, delle sue priorità. Ma io? Con sfumature diverse, non mi ero forse adagiata nella mia dimensione di fidanzata con libertà progettuali da single? Sono state queste le domande che, in un illuminante momento di onestà, ho iniziato a farmi. Lo strappo, per me, è stato quello: capire che avevamo perso il senso del percorso insieme. Forse l’avevamo smarrito, forse non l’abbiamo costruito con la maturità e la pazienza giusti. Forse, semplicemente, non doveva essere con lui. A voler essere del tutto sincera con me stessa, già lo sapevo, ma non avevo il coraggio di agire. Avrebbe significato rinunciare alla vita che avevo condotto fino a quel momento, stravolgere le mie abitudini, rinunciare a esperienze insieme, staccarmi dalla compagnia di amici che frequentavo con lui. Stare da sola».
Quello strappo sarebbe stato uno squarcio irreversibile. Di fatto, lo è stato davvero.
«Succede tutto insieme: devi affrontare il dolore di una mancanza, resistere alla tentazione di tornare indietro e giustificare al mondo il perché di un qualcosa che non si può esaurire a qualche frase fatta. Il tempo insieme era stato pieno di alti e bassi ma comunque vissuto fino in fondo. Non ci eravamo presi in giro, nessuno aveva tradito nessuno. Facile attribuire responsabilità e liquidare tutto con un banale: Dopo tanti anni, o ci si lascia o ci si sposa».
Invece, dopo tanti anni, o ci si lascia o si riparte.
Da soli, insieme. Forse ancora un po’ insieme, nel ricordo, ma su strade diverse.