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N.22 Giugno/Luglio 2021

PROGETTI

Una danza in immagini. Arbièn è l’arte di ripartire

Un'illustratrice cremonese incontra il progetto musicale nato nel silenzio del lockdown: "Nessun secondo" è un inno (solidale) al valore di ogni istante

Illustrazione di Giulia Cabrini

“Qui ora sono in gioco e non posso star fermo”.
Il ritornello di “Nessun secondo” rimbalza al ritmo dei passi di un pugile. Leggero e deciso, teso tra il bisogno di non arrendersi e la voglia di andare oltre. Scritta durante il primo lockdown la canzone incarna lo spirito di Arbièn, collettivo musicale e artistico nato nel marzo 2020 e divenuto una realtà culturale, orientata alla rinascita di ciò che la pandemia ha strappato.
La voce è di Mauro Mazzanobile, professione infermiere, che con gli amici Enzo Mologni (attore e sceneggiatore teatrale) e Andrea Bonalumi (vetraio e appassionato di musica) costituisce l’anima dell’iniziativa. I tre si conoscono dalle scuole superiori: nonostante la vita abbia scelto per loro strade diverse, si trovano uniti dal desiderio di un nuovo inizio, che prende forma in un progetto orientato a restituire respiro al mondo del teatro.
Sulle note del brano scorrono le immagini disegnate da Giulia Cabrini, studentessa cremonese al quarto anno di Scenografia e Nuove tecnologie dello Spettacolo presso l’accademia Santa Giulia di Brescia.
È proprio Mologni – suo docente e relatore di tesi – a proporle di partecipare al progetto, con il compito di tradurre in immagini le parole della canzone, tra poetico e immaginario. Un’impresa tutt’altro che semplice: «Ogni fotogramma è composto da circa 25 disegni che si susseguono per costruire il movimento», racconta Giulia, che la scorsa estate ha ideato le illustrazioni che animano la clip musicale.
Le sagome sono essenziali: figure umane dalle forme solide, il cui unico dettaglio consiste negli occhi, racchiusi da una mascherina. «È l’unica parte del corpo che per oltre un anno è stata visibile: abbiamo ripreso a parlarci con gli occhi, a capirci con lo sguardo».
I crocevia raccontano il senso di smarrimento, le cadute sono i momenti di buio e sconforto, spazzati via dala determinazione, che nella figura ispirata a Muhammad Ali Incarna la lotta contro un nemico invisibile, perciò da temere, metafora calzante con il mondo reale. Poi la risalita, gli aquiloni, ispirati alla scena di un film di Ermanno Olmi, dove la voglia di ricominciare inizia a prendere il volo e trascina con sé il desiderio di tornare là fuori, sentire il vento, cambiare direzione.
L’iniziativa musicale segue l’onda dei tanti artisti che durante la pandemia hanno messo a frutto talento e competenze per raccogliere fondi a favore della sanità. «Qui in un certo senso è il contrario – aggiunge Giulia – Un infermiere ha prestato la propria voce per cantare un inno collettivo al cambiamento, finalizzato a sostenere il mondo delle arti performative». Il brano è stato cantato in occasione della Giornata Internazionale dell’Infermiere a Bergamo e ha sostenuto il lancio di un crowdfunding, poi concretizzato nel progetto Saltamuretto.
«Vorremmo dare una chance a chi lavora nell’arte o nel teatro, cui prendono parte diverse compagnie della bergamasca, tra cui Albanoarte, Teatro Prova, Luna e Gnac, Erbamil e Compagnia La Pulce», spiega Giulia. «Si sta già lavorando a spettacoli in collaborazione con giovani del territorio, che saranno protagonisti di una prossima stagione teatrale». Per ritrovarsi su un palco ci vorrà forse tempo, ma il progetto prende corpo e cresce grazie al web, che mai come in questo ultimo anno ha dimostrato la capacità di creare contatti e intrecciare competenze.
Lo stesso vale per Arbièn, «che rimane aperto a chiunque voglia mettersi in gioco», ricorda Giulia. Per lei è stato un banco di prova: «Mi ha permesso di cimentarmi con l’illustrazione e scoprire un talento fino a quel momento lasciato un po’ da parte».
L’entusiasmo non manca, così come il desiderio di recuperare il tempo sospeso: «”Nessun secondo” parla proprio del valore che si dà ad ogni istante, dell’importanza di vivere qui e ora e non aspettare più, perché il mondo può cambiare da un momento all’altro». Come dice la canzone: “Non attendo un secondo per cambiare me stesso”.