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N.14 Ottobre 2020

LIBRO

“L’abbraccio” di Azurmendi
Verso una cultura dell’incontro

Nelle pagine di questo libro c’è un giacimento d’oro che l’autore ci consegna dopo un viaggio lungo tre anni. Mikel Azurmendi, antropologo e filosofo basco, offre al lettore il susseguirsi di una scoperta radicale e travolgente, che lo porta a disfarsi dei panni di laico e agnostico, per fare sua un’alternativa più convincente: dare spazio a quello che, in modo imprevisto, ha cominciato a sorprenderlo. Il libro “L’abbraccio. Verso una cultura dell’incontro” è la cronaca di una meraviglia continua, che cresce incontro dopo incontro, volto dopo volto, esperienza dopo esperienza.
Che cosa è accaduto a questo ex componente dell’Eta, oggi settantasettenne? In un letto di ospedale, mentre attende di morire, ascolta, “per caso”, una trasmissione radiofonica, condotta da un tal Ferdinando De Haro. E ne rimane talmente colpito che seguirà il programma ogni week end per tre anni consecutivi, dal 2014 al 2017. Da quel periodista «uscivano sempre voci umane intrise di luci» e «un’intelligenza astuta, con un prodigio di forza carnale che ti accelerava la voglia di vivere». Eccolo, il primo indizio. Esistono uomini ascoltando i quali rinasce la voglia di vivere. Mikel decide di scoprire chi è Ferdinando e cosa lo rende così interessante.
Nasce qui il viaggio di Azurmendi, perlopiù costellato da continue conoscenze di persone, i cui nomi titolano tanti brevi e intensi paragrafi del libro. Mikel si ritrova immerso nel cuore di una «tribù così speciale» da fargli dire: «Non mi aspettavo di incontrare nulla di tutto questo nella mia vita». A volte la chiama Fraternità, a volte semplicemente «i cristiani»: «L’addentrarmi tra loro e, a mano a mano che li capivo, trovarli sempre più invidiabili: questo è stato il viaggio adottato come filo narrativo del libro». Loro sono la comunità di Comunione e Liberazione in Spagna.
L’amicizia con alcuni di questi “loro”, lo porta a frequentare l’EncuentroMadrid, una grande festa lunga quattro giorni, nel cuore della capitale iberica. Azurmendi ne è sopraffatto. «Più che altro, qui ciò che colpisce è la calma sedativa inverosimile di un agglomerato di famiglie dedite all’abbraccio di incontrarsi», scrive. «Qui l’allegria è per il godimento della vita presente»; «Qui c’è una semina di parole per ringraziare che tu ci sei». Era l’anno 2016 e Mikel prosegue: «Sentii vicinanza, ascolto, gratitudine. Venivo ricevuto per come sono, agnostico e scoraggiato. Percepii che mi si ascoltava con occhi attenti. Che persino mi si voleva bene. Presi coscienza del fatto che mi interessava stare là».
Poi la visita ad alcune scuole cattoliche e la scoperta che lì, il rapporto tra alunni e docenti è fissato sin dai primi anni su un unico assioma: «Tu sei un regalo». E ancora, l’iniziale inquietudine («Andiamocene da qui, è assurdo»), poi mutata in sorpresa, di fronte ai volontari di Bocatas (letteralmente: passione per l’uomo) che da vent’anni, ogni venerdì sera, arrivano alla Canada Real, un suburbio di droga e delinquenza, per offrire a “tossici e gitani” pietanze, cartoni del latte, biscotti e frutta. Spiega Mikel: «Il mio concetto di carità è sempre stato quello di Weber: elargizione di elemosina. Pensavo che la carità fosse questo. Ho chiesto ai volontari di Bocatas: cosa ci fate qui a distribuire lenticchie a questa gente? E loro mi rispondono: “Siamo qui a svuotare noi stessi”. Ti dà molto da pensare una risposta così. Svuotarsi significa essere disposti a sentirsi dire qualsiasi cosa e a non dire nulla. Tu sei lì per ricevere qualcosa. Se non ti svuoti, non ricevi nulla. Devi svuotarti dei tuoi pregiudizi per fare spazio a un’altra cosa che non sia te stesso».
E così tante, innumerevoli altre scoperte di realtà e presenze affascinanti che si susseguono nel libro. E che alla fine fanno dire, a questo arguto e sincero filosofo: «Lo stile di vita di questa gente, fatto di gioia, come è possibile? Come è possibile che queste persone, famiglie, generazioni intere vivano così sempre? Questo stile di vita è prodotto da qualcosa, dicono che sia Gesù Cristo. Se guardo con ammirazione questo stile di vita, allora devo guardare con ammirazione il motore che lo muove. E questo è tutto».

La cronaca di una scoperta
Mikel Azurmendi,
“L’ abbraccio.
Verso una cultura dell’incontro”
(BUR Biblioteca Univ. Rizzoli – 2020)
410 pagine
traduzione di Chiara Serafini e Ilaria Folli

Questo libro è la cronaca di una scoperta, di un viaggio durato tre anni, durante il quale l’autore percorre la Spagna per incontrare una realtà fino ad allora sconosciuta: gente di oggi, che vive con valori di duemila anni fa.