clic

N.20 Aprile 2021

RUBRICA

Basta un clic, no?

cli-ck : onomatopea di parola con tante applicazioni e lo stesso movimento

Un bottoncino
che si fa Caronte,
e decide
se lasciar strisciare la luce
fino alla lampadina
oppure
rimanere al buio.
Un clic
per spegnere o accendere.
Interrompere o spingere l’elettricità,
con un interruttore
che va su e giù.
Tecnologie
che hanno permesso
di illuminare la vita
senza dover accendere
le candele per strada,
vedere
quando il sole
decide che è buio,
allungare il giorno
e giocare un po’
a fare dio
con il nostro tempo,
aggiungendo ore
alla naturale giornata.
Piccoli invertitori
di design anonimo
che, ormai invisibili
alla nostra abitudine,
ci hanno cambiato la vita.

Dalla meccanica dei cassetti
con lastra fotografica della primissima daguerreotype
alla tecnologia condensata
che sta dentro una Nikon.
Tra tempi di esposizione,
apertura dell’obiettivo
e sensibilità, a decidere
cosa resta dell’istante
che stiamo vivendo
è ancora
e per fortuna –
un clic.
Suono che si amplifica
nelle poche superstiti
macchinette usa e getta,
che rubava il romanticismo dell’analogico
e lo regalava
a quei momenti
che non avevano l’esigenza
di una macchina fotografica seria,
e che brillavano di più
all’idea
di essere raccolti così:
gite, vacanze in colonia,
foto adolescenti
come chi le scattava. Oggi l’usa e getta
è invitata speciale
di parecchi matrimoni.
Perché in fondo,
il digitale è rapido
ma l’analogico graffia.

Dopo la luce,
sicuramente
quello che ci ha stravolto
di più la vita.
Il clic del mouse
ha prima rivoluzionato
il modo di lavorare
semplificando conti
e razionalizzando operazioni,
poi ci ha travolto
con la rete
accorciando mondi
e scombinando abitudini.
Un processo irreversibile
che ha trasformando il pianeta
in qualcosa
che fino a pochi decenni prima
sarebbe stato impensabile.
Una possibilità
di connessioni,
fruibilità delle informazioni
e velocità
che dovremmo sforzarci
di applicare di più
nelle sue potenzialità educative,
di crescita e servizio.
Perché internet
nel 2021
non sia solo
la consegna a casa
in 24 ore
di cose non indispensabili
ma diventi finalmente
lo spazio in cui si riducono
gli ingiusti divari
nella e della società globale.

A volte il suono
non si sente,
ma il clic c’è stato.
Due pezzi
che trovano finalmente
il loro posto nel mondo.
Un incastro perfetto,
che sembra disegnato
da mani sconosciute
che ci vedevano
molto bene.
Sentire
una corrispondenza,
un’intesa insperata
o inattesa;
il collega
con cui ci troviamo
immediatamente bene,
l’amica che ci capisce
con un’occhiata,
il compagno o la compagna
che non avremmo mai
creduto di trovare,
non così, in quel momento.
We clicked:
è un modo per dire
che ci si è trovati,
ci si è piaciuti.
Abbiamo sentito
una connessione
che ha scatenato qualcosa.
Di bello

Non funziona poi così tanto diversamente dal clic della luce:
un attimo, un micro movimento, un contatto e tutto si trasforma.
Un’ondata di energia passa da un capo all’altro,
segnando un prima e un dopo spesso irreversibile oltre che inspiegabile.
Onomatopea dal suono innocente,
esagerata nei suoi movimenti e intenzioni.
Ruba al tempo, illumina, avvicina, sconvolge, trasforma, ama.
Basta un clic, no?