bambini

N.21 Maggio 2021

ETÀ

Bastava un mignolo
per fare la pace…

Diventare grandi significa dimenticare il privilegio di mettersi le dita nel naso o costruire basi spaziali sul divano... Eppure c’è così tanta fretta di crescere che non ci si accorge di ciò che si lascia indietro

È successo due o tre anni fa. Periferia di Milano, coda in tangenziale, la stoica utilitaria rossa incastrata nel traffico delle cinque di pomeriggio. La corsia scorre con il contagocce – come la pazienza – e oltre alle chiacchiere della radio non resta che cercare svago sbirciando nelle auto vicine. A sinistra troneggia un suv, cavalcato da un manager rampante immerso in un’accorata conversazione con se stesso (o con l’auricolare bluetooth pinzato al lobo dell’orecchio). Lo specchietto retrovisore incornicia una coppia di mezza età in una Punto vecchio modello. Dalla berlina di fronte s’intravede il gesto di una donna che si aggiusta i capelli e appoggia il braccio esausto fuori dal finestrino. All’improvviso, dal lunotto posteriore spunta il viso tondo di un bambino, non più di cinque anni di età. Ha occhi enormi e curiosi. Mi fissa, lo saluto. Non risponde e continua a squadrarmi, serissimo. Con l’indice destro raggiunge la rispettiva narice e inizia una sessione speleologica degna di Messner, senza staccare le pupille dalle mie.
È come giocare a chi ride prima, se abbassi lo sguardo perdi.
Fingendo di cercare un pacchetto di fazzoletti (che gli allungherei volentieri) il mio sguardo batte in ritirata, mentre lui passa con non-chalance all’altra narice.
Sono i momenti in cui realizzi che crescere è una fregatura. Non tanto per le responsabilità, le tasse e tutte le amenità che l’età adulta ti appioppa, quanto per quella serie di piccoli privilegi che l’infanzia assicura.
Cose da nulla, che capisci di aver perso solo quando sei un passo oltre.

Ché se poi si bisticcia,
bastano i mignoli
e un paio di Goleador
per fare la pace

Come le mani sporche di pennarelli, il gelato spalmato sulle guance, o – appunto – la libertà di mettere le dita nel naso senza vergogna. Ché a voler vedere, il naso è proprietà privata: ciò che fai oltre la soglia è affar tuo.
Eppure c’è così tanta fretta di diventare grandi che non ci si accorge di ciò che si lascia indietro. Lo si nota più tardi, quando si rimette un vestito dell’anno prima che ora è troppo corto, o quando in un giorno di pioggia si schiva con cura una pozzanghera invece di saltarci dentro a pié pari…
Nel mondo adulto, il divano non serve più per allestire una base segreta con coperte e cuscini e i pavimenti di marmo smettono di somigliare ad una limpida pista da sci(volata), con buona pace dei pantaloni sempre rattoppati sulle ginocchia. Al ristorante si smette di ordinare il dolce perché non fa bene alla linea e la notte si dorme con la luce spenta, senza paura del mostro che abita sotto il letto e tira i piedi (solo se scoperti, si sa).
Non ci si pensa, ma quanto è bello sbadigliare a bocca aperta se ci si annoia, piangere se si è tristi e scoppiare a ridere se si è felici? Oppure fare le boccacce di fronte allo specchio, solo per il gusto di far ridere la mamma che nell’altra stanza finge di non vederci.
Ora abbiamo imparato l’indifferenza, da sfoderare di fronte a domande scomode o situazioni difficili da tollerare. Sappiamo morderci la lingua e tagliuzzare le parole per rendere la verità più gradevole a chi la ascolta, perché ormai l’abbiamo capito che con le bugie il naso non cresce. Eppure a volte sarebbe così semplice dire, fare, baciare ciò che si vuole, senza pensarci troppo né aver paura di chiedere scusa, se si esagera. Ché se poi si bisticcia, bastano i mignoli e un paio di Goleador per fare la pace.

Mentre rifletto, lo specchietto mi mostra una leggera ruga a metà fronte, quella che s’increspa quando realizzi di avere le rughe. La stiro con un dito e guardo oltre il volante. Il bimbo mi sta osservando ancora, imperterrito. Faccio una linguaccia, la migliore degli ultimi trent’anni. Lui sgrana gli occhi, ride e si nasconde oltre la linea del sedile.
Semaforo verde. Ho vinto io.

I nostri eroi…