colori
N.19 Marzo 2021
Dai comics al Paradiso seguendo il mantello rosso di Dante
Gabriele Dell'Otto parla del suo incontro con la Divina Commedia: «Ho abbandonato la tentazione dell’illustratore per seguire ciò che nasceva in me». Un colore alla volta
Racconta, «per la milionesima volta», che lui coi fumetti c’è nato. In casa, il padre divorava qualunque cosa editasse Bonelli e dopo Bonelli arrivarono i francesi e i belgi e naturalmente i supereroi della Corno. «Il disegno – dice – è stato il mio primo modo di esprimermi». Sua madre, infatti, giura che le prime parole da lui pronunciate furono “carta” e “penna”.
Gabriele Dell’Otto, illustratore e fumettista italiano, autore di un numero considerevole di opere realizzate per colossi internazionali come Marvel, vive una carriera in crescendo in un unico (o quasi) solco: quello dei comics. Il suo stile si afferma in fretta, il tratto è riconoscibile, c’è un respiro eternamente dark. Tanti riconoscimenti, tante apparizioni, tanto lavoro. Poi un incontro travolgente e imprevisto. Un tale di nome Franco Nembrini, mai sentito né visto prima, lo scombussola prima come padre, poi come disegnatore.Racconta Gabriele: «Mia moglie un giorno mi dice: devi ascoltare questo tizio. E una mattina, mi sono messo lì: disegnavo e ascoltavo la registrazione di un incontro sull’educazione di questo Nembrini Franco da Bergamo. Dopo un po’ alzo la testa e penso: “Senti che cose fighe, fammelo vedere in faccia”. E la faccia era di uno che sembrava in gamba».
Finisce lì? Per niente. Qualche tempo dopo (siamo sempre nel 2013), il loro parroco annuncia una serie di incontri sulla Divina Commedia con un relatore che se ne intende e te la fa capire bene: Franco Nembrini. Gabriele non si perde un appuntamento. E il mattino dopo di ogni incontro, va in studio e fissa le impressioni che gli sono nate dentro. Qualcosa di non comune. Per raccontare il quale gli serve uscire dagli schemi. «Non potevo fare come al solito: prendere un foglio e fare uno schizzo. Scelsi di riavvicinarmi alle tele. Andai avanti così per tutto un anno. A ogni incontro facevo una tela».
I due si conoscono proprio alla fine del percorso sulla Commedia. È l’inizio di una collaborazione che assumerà forme inimmaginate. Dal lato professionale e soprattutto umano. Uno dei passaggi della svolta è una lezione che Nembrini tiene su Dante in un Istituto Tecnico. Per spiegare l’Inferno, Franco utilizza nove dipinti di Dell’Otto. I ragazzi colgono il contenuto dell’opera con una immediatezza sorprendente.
«Di come la Mondadori ci chiese di realizzare la Divina Commedia bisognerebbe dedicare un capitolo a parte», dice Gabriele. Nel 2018 esce in libreria “L’inferno”; nel 2020 “Il Purgatorio”. Commenti di Nembrini; illustrazioni di Dell’Otto. «Non è stato solo un lavoro di sinergia. La creatività è una questione di amicizia. Quella tra me e Franco, e i ragazzi che via via lo hanno seguito nel raccontare la Divina Commedia, prima da studenti, oggi come insegnanti e presidi e professionisti, è stata decisiva nel lavoro su ogni illustrazione». Ma a guadagnarci non è solo Gabriele. «Franco racconta sempre che i miei dipinti gli mostrano qualcosa di più di ciò che lui fino a quel momento aveva colto di ogni canto. È un circolo virtuoso, capisci?».
Il cammino di conoscenza di Dante, per Gabriele, ha inciso su ogni dettaglio del suo lavoro. Colori compresi, ovviamente. «La prima cosa è stato il cambio di approccio – precisa –. Un giorno entra in studio mio figlio, vede una delle illustrazioni della Commedia e dice: “Wow, sembra un concept del Signore degli anelli, fighissimo”. Lì ho capito: dovevo abbandonare la tentazione dell’illustratore e seguire ciò che nasceva in me conoscendo Dante attraverso Franco».
E i colori? «La scelta cromatica de “L’inferno” è caduta sul grigio, il marrone, fino ai toni del nero e del rosso. La particolarità è il mantello di Dante: un rosso particolarmente acceso, che si coglie subito anche quando è in lontananza. Volevo che il lettore seguisse un punto vivo, come se facesse un viaggio con lo stesso Dante».
Nel Purgatorio, la scelta cade su altro. «In tutte le tavole c’è la presenza del cielo – spiega Dell’Otto –. Perché tu stai percorrendo una via che porta sicuramente a qualcosa di buono, di certo, che è il cielo. E poi il richiamo al verde, legato alla connotazione realistica, per riportare lo spettatore al realismo del tempo».
Nei prossimi mesi, si concluderà il lavoro sul Paradiso, da consegnare a fine agosto. «È una lotta contro il tempo – racconta Gabriele –. A marzo dell’anno scorso sono stato ricoverato per Covid e sono rimasto fermo a lungo. Tutti pensano che il Paradiso sia una noia mortale, invece è la cantica più bella tra tutte. I colori? Quelli non li posso svelare. Dico solo che sarà una pluralità di cromie, anche in questo caso un cambio di rotta notevole rispetto al mio background».
Se Dell’Otto dovesse scegliere un colore per descrivere questo tempo di Pandemia sceglierebbe il viola «È anche il colore di questo periodo di Quaresima – dice –. È la memoria di tante sofferenze che ci sono state. Ma anche di cose che abbiamo portato avanti con una forza, un carisma e una bellezza sorprendenti».