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N.38 Febbraio 2023
«Ho attraversato il deserto a piedi. Oggi in bottega riparo le suole»
Bernus Diam è arrivato in Italia dalla Costa d'Avorio dopo un viaggio lungo quattro anni. A Cremona ha trovato una casa e imparato un mestiere: «Riparando scarpe rotte faccio felici tante persone»
«Ho camminato dalla Costa d’Avorio fino all’Italia, passando per Togo, Ghana, Nigeria, Camerun, Gabon, Ciad e Libia. Ci ho messo quattro anni, fermandomi per qualche mese, in ognuna di queste tappe, per lavorare e raccogliere qualche soldo…». Il sogno di Bernus Diam, 35 anni, senegalese, arrivato in Italia sette anni fa con il gommone, è costruire un piccolo atelier nella bottega che ha da poco inaugurato in via Cadore, nel cuore di Cremona.
Mi mostra un paio di scarpe di tela rosse, decorate, luccicanti, scolpite con le sue mani, su misura, esattamente del numero che una cliente affezionata gli ha chiesto. Ci ha messo tutto se stesso: «Mi piacerebbe pensare a un modello fatto di un tessuto impermeabile alla pioggia. Tempo però ne ho sempre meno. Le riparazioni sono il pane quotidiano, è quello che mi dà da mangiare e con cui faccio felici tante persone».
Ha risparmiato, ogni giorno della propria vita, una piccola somma per potersi regalare un sogno. E un futuro. Tanti hanno deciso di prenderlo per mano e spingerlo in questo cammino di impegno, passione e forza di volontà. Dai responsabili della cooperativa Sentiero, decisivi nel suo percorso, dall’arrivo a Cremona dopo lo sbarco a Crotone. Ma anche grazie al cuore di tanti cremonesi e al supporto di un artigiano come Massimo Dosi, da sempre esperto nel cuoio.
Diam ha riadattato vecchie scaffalature, acquistato macchinari usati per cucire, ha messo insieme diversi attrezzi del mestiere. Nella piccola bottega che fino a poco tempo fa ospitava un ciclista, ripara scarpe, borse, marsupi e zaini. Ricostruisce tacchi e suole. E sta progettando, in un futuro prossimo, di produrre da zero, con le sue mani, ciò che oggi ripara.
«La mia storia parte da lontano. Ad Abidjan ho lavorato in campagna, nelle piantagioni di cacao, caffè e riso. Poi ho imparato il mestiere di muratore. La guerra, durata oltre dieci anni, è stato un momento durissimo. Ho deciso di partire, di intraprendere questo lungo viaggio. Sono passato da Crotone. Era il 2015, poi Milano ed infine Cremona».
Il suo è stato un cammino lento, come quello di una tartaruga, che compare nel logo impresso sulle vetrate della bottega: «La M è una lettera universale, centrale in tutte le culture. M sta anche per mondo. Le 3 D girate al contrario, mi ricordano appunto la tartaruga, ma simboleggiano anche il cognome di mia mamma, Doguiè, il nome di mio padre, Dou, e il mio, Diam. Parte della mia famiglia è in Francia. Mia moglie e mio figlio in Costa d’Avorio. Camminando a piedi ho imparato tante cose, ho riflettuto tanto su temi importanti. Se guidi una automobile non puoi permetterti distrazioni. Sei solamente concentrato sulla strada. Io credo che tutte le persone abituate a camminare molto, sviluppino una grande intelligenza».
Gli insegnamenti di chi questo lavoro lo ha iniziato prima di lui sono arrivati solamente nella parte finale di questa storia. L’inizio è stato da autodidatta: «Sono arrivato in Italia con mio fratello. Un giorno si rompe una scarpa, la porto da un calzolaio per farla riparare. Il lavoro ha un costo molto alto per noi. Mi dico: questo lavoro lo posso imparare. Ho comprato colla, ago, e fustelle per cucire la pelle. Il mio primo lavoro è stato la riparazione di una sedia quando ero alla Casa dell’accoglienza. Ho imparato nei primi momenti guardando video sul cellulare. Poi sono diventato sempre più pratico. Pian piano ho fatto mio un mestiere, ma ho ancora tanto da sapere. I miei clienti? Dai calciatori per la riparazione delle scarpe sportive, a tanti giovani e persone di qualsiasi età».
Il pensiero, nelle sue profonde riflessioni, corre sempre al suo pPaese: « Ho bene in mente le difficoltà che sta affrontando il mio Paese e cosa significhi attraversare il mare. Non so cosa ne sarà del mio domani. Ho tanti progetti nella testa. Vorrei insegnare ai ragazzi giovani quello che io a mia volta ho imparato da chi è più bravo di me. A Cremona sto molto bene. Mi sento cremonese, è il miglior posto incontrato al mondo. Tutti i vicini mi vogliono bene. Ho ricevuto aiuto da tantissime persone. A Natale mi hanno portato in bottega una montagna di regali. Prima di tutto vestiti che io spedisco nel mio paese perché c’è bisogno. Una cliente mi ha omaggiato con un salame. Ognuno dona quello che ha e può. Oggi mi sento libero nella testa. E ho ancora voglia di crescere».
Ancora una strada su cui camminare.