gemme

N.58 marzo 2025

incontri

Il “sì” di un anonimo donatore ha riacceso la luce nella vita di Simone

Simone Frontoni ha affrontato una lunga malattia e oggi ringrazia il dono di due trapianti di rene: «La mia vita non ha nulla di speciale, ma la scelta del mio donatore sì: mi ha salvato»

«La mia vita oggi è una vita normale». Il tempo di un aperitivo e di una chiacchierata nel secondo giorno di primavera bastano per comprendere che dietro quell’oggi tanto desiderato e conquistato con tenacia, si cela un ieri degno di attenzione ed ascolto. Perché ogni gemma per sbocciare in tutta la sua bellezza ha bisogno di cura.

Oggi Simone Frontoni ha 53 anni. Ne aveva 27 quando ha scoperto di avere una patologia renale che gli avrebbe stravolto la quotidianità. «Da un banale esame ematico si è svelato tutto. Ho dato un occhio alla dieta e poi ho cominciato con la dialisi, tre volte la settimana per quasi 5 ore al giorno per due anni e mezzo». Ed è lì che le priorità sono cambiate. Quando la stanchezza dopo le sedute la faceva da padrona «potevo scegliere di arrendermi, di veder scorrere la vita, di essere uno spettatore passivo della mia nuova quotidianità, di dare l’opportunità alla malattia di prendere il sopravvento». O di vivere, «di guardare sempre avanti, nel tentativo di costruire oggi un domani migliore. Ho sempre scelto questo secondo approccio, per mano all’ottimismo e al tentativo, non sempre facile e scontato, di sorridere alla vita e alla speranza».

«Potevo scegliere di arrendermi, di veder scorrere la vita, di essere uno spettatore passivo della mia nuova quotidianità, di dare l’opportunità alla malattia di prendere il sopravvento». O di vivere, «di guardare sempre avanti, nel tentativo di costruire oggi un domani migliore»

Si scrive speranza, si legge trapianto. Si svela nel desiderio altrui di donare nuova aria alla vita. «La prima chiamata è arrivata una sera a mezzanotte. Dopo quegli squilli niente è stato come prima. Mi sono trovato a scegliere in pochi attimi. E ho scelto la mia (nuova) vita. L’impatto, a parole, non si può descrivere, ma in quegli attimi comprendi che davvero la vita è questione di istanti».

Esiste un prima e un dopo. Nel mezzo, resta solo il coraggio di donare e di scegliere. «Ho accettato. A mezzanotte sono partito. Svolti gli ultimi esami e le necessarie visite propedeutiche all’operazione, al pomeriggio del giorno seguente ero pronto per il trapianto». Dopo ore sotto ai ferri, «al risveglio mi sentivo diverso: ero pieno di energia». Come una gemma che sboccia a primavera in tutto il suo splendore, con lo sguardo affacciato al domani. «Il rene era partito subito, tutto pareva essere andato per il verso giusto. Dopo 13 giorni di degenza sono tornato alla mia vita».

Gli occhi si fanno lucidi, le mani tamburellano nervosamente sul tavolo. Il silenzio cala. Simone prende fiato e riparte, giocherellando con la fede, simbolo di una presenza costante accanto a lui, in ogni fase di questo delicato percorso. Dopo tre anni di normalità, la creatinina ha ripreso ad alzarsi. Qualcosa non funzionava più. Era un rigetto. «I medici hanno dovuto procedere all’espianto. E io ho dovuto ricorrere alla dialisi. Ancora. Ho vissuto per del tempo con un rene solo, in attesa di un altro trapianto». A rendere più tortuosa la strada anche una diagnosi di leucemia ed un tumore al rene nativo. «Una prova ulteriore, forse? Quel che è vero è che queste due patologie hanno reso ancora più lunga l’attesa, consentendomi, però, di apprezzare ancora di più la quotidianità che oggi ho il privilegio di vivere. E che sì, è davvero un dono».

«Queste due patologie hanno reso ancora più lunga l’attesa, consentendomi, però, di apprezzare ancora di più la quotidianità che oggi ho il privilegio di vivere. E che sì, è davvero un dono».

La svolta «dopo 14 anni di dialisi» è arrivata a gennaio del 2013, «il 19 gennaio del 2013». Focalizza i dettagli Simone, come pennellate utili ad esaltare la bellezza della vita. «Il telefono è suonato di nuovo. Ho detto sì e con tutta la forza che avevo sono andato in ospedale». Sette ore di operazione. Al risveglio, la funzionalità renale non era garantita. «Mi sono dovuto sottoporre ancora alla dialisi per qualche giorno. Il mio rene è partito come un diesel, ma ora, da due anni questo dono mi ha cambiato, ha cambiato la mia vita. Mi ha regalato nuova vita. Il mio grazie oggi è infinito».

Può guardare al domani con più tranquillità. Apprezzare la pioggia di una domenica in piazza Duomo o il sole di marzo che timidamente si fa largo tra le nuvole. «Tutto questo è stato possibile grazie ad un . Quella di donare è una scelta di vita. Aiuta a dare nuove opportunità di vita». Lo racconta ai più giovani, per gettare semi di cultura. «Vado nelle scuole per raccontare ai giovani la mia esperienza. La mia vita non ha nulla di speciale, ma la scelta del mio donatore sì: mi ha salvato. Voglio che lo capiscano, per decidere consapevolmente oggi. Per salvare una vita domani. Tutto dipende da loro». Tutto dipende da un sì.