parole

N.24 Ottobre 2021

SCRITTURA

«Nella poesia ho ritrovato i colori della mia vita»

Incontro con Matteo Belgiovane giovane scrittore di Casalmorano che nelle parole ha trovato la strada per affrontare e superare paure e ferite lasciate da bullismo e depressione

Il suo scrittoio è d’altri tempi. Al pari del tono pacato che utilizza per rispondere alle domande. I suoi occhi azzurri sbucano dall’ombra. Tra le mani tiene una penna, davanti ha un foglio bianco. Lo sguardo si abbassa. Le mani non si fermano più. Le parole escono sicure, precise, puntuali. «Sono sintetico, vado dritto al punto. Scrivo così perché voglio che il messaggio sia chiaro, senza fronzoli. Perché penso che le parole siano il modo più bello per conoscersi dentro e raccontarsi agli altri». I libri di Matteo Belgiovane, autore di Casalmorano, sono «il frutto di un percorso che continua». Una strada segnata dal bullismo e dalla depressione, che ha preso una direzione migliore grazie alla forza di muovere la penna. «Il bullismo porta ad una forte sottovalutazione di se stessi», racconta. A guardarti e valutarti solo con gli occhi di chi giudica. «È come se tu fossi paralizzato», agganciato alle parole degli altri, circondato «dal timore di essere te stesso». Per essere chiari: il bullismo fa schifo. «Fa male. Con la penna ho riconosciuto il mio dolore, ho cercato di dargli un nome». Di farlo esistere, materialmente. Oggi è scolpito nero su bianco ne L’arte di vivere, edito da We. «In quelle pagine racconto il dolore in una chiave positiva. Il libro è una specie di guida per le persone che hanno subito bullismo e depressione». Si legge la paura, si respira la forza. «La mia storia insegna che il bullismo si può superare. Bisogna combatterlo». Non solo «si può anche perdonare».
La forma testuale prediletta da Matteo è la poesia: «Mi consente di andare nel profondo». Per scovare dettagli e trasformarli in versi. “Questa è la mia arte di vivere». E di salvarsi «grazie ad una concezione positiva del futuro».
Nel periodo caratterizzato da bullismo e depressione «era un po’ offuscata, ma le parole me l’hanno raccontata». Gli hanno detto che esistono i colori, che la vita va vissuta con leggerezza, che la felicità non è una sensazione di cui dubitare, che l’amore non è una fregatura. «Mi hanno fatto vivere di nuovo, dopo che, in preda alla depressione, ho sperimentato sulle spalle il peso di veder passare la vita».
Lo scrive nella poesia Quiete, Matteo, consigliandolo ad Hermione, «una presenza importante, la mia anima».
“Oh Hermione tutto tace,
ascoltati, parlati Hermione,
amati e amami,
sorridi Hermione
canta insieme alla foresta.
Hermione vivi,
non trasformare la tua vita
in una forzata convivenza”.

«Consiglio ad Hermione di vivere con gli altri». Non contro gli altri. «Perché tra i tanti soldatini che applaudono in egual modo ci sarà anche chi ci vedrà per come siamo. Quella sarà la persona che vorremo stupire». Sarà «la persona che lancerà i colori sulla tela e sovvertirà le regole del gioco» Quella è la vita a colori. «Il giudizio degli altri è superfluo». Di certo non infrange il desiderio di colorare la vita.

«Tra i tanti soldatini
che applaudono in egual modo
ci sarà anche chi ci vede per come siamo.
Quella sarà la persona che vorremo stupire»

Le poesie di Matteo non sono isolate. «Sono legate da un filo, che è un racconto». Così, il secondo libro dal titolo Ai confini. L’arte del silenzio rimarca l’importanza di colorare la propria vita «per vivere, non per esistere» e inonda il lettore di ottimismo e di storia, dei dettagli di Cremona, della necessità di ricordare il bambino interiore e l’importanza della famiglia.
«Queste pagine – racconta Matteo – sono state concepite nel silenzio. Il silenzio serve per scovare la giusta strada». Per abbracciare le paure e smetterla di stare zitti. Per alimentare il desiderio di sperimentare: «Il mio prossimo libro sarà un romanzo dal titolo L’arte del coraggio. Il primo violino. Uscirà a novembre».
È un inno alla rinascita e alla città di Cremona, ma «è anche il tentativo di mischiare vari stili per raggiungere più persone».
Per provare ancora a dire a tutti che l’arte di vivere si affida ai colori, alle parole, al desiderio di continuare a correre. «Le parole non servono per etichettare. Per apporre limiti. Piuttosto per aprire la mente, valicare confini e restituire bellezza».