parole

N.24 Ottobre 2021

FEDE

La Parola nelle parole, così Dio parla alla nostra vita

Quando sento proclamare “Parola di Dio” mi fermo, meravigliato, quella semplice espressione significa: "Dio ha parlato". Dio, non uno qualunque

Ogni domenica, ogni giorno, ogni volta che al termine delle letture sento proclamare “Parola di Dio” mi fermo, meravigliato, perché quella semplice espressione significa: Dio ha parlato.
Dio, non uno qualunque.
Dio, non un semplice uomo.
Per questo tutta l’assemblea rende lode e lo ringrazia. È grata perché quella Parola – scritta nei secoli da uomini di fede – può nutrire la nostra vita. «Ogni parola che esce dalla bocca di Dio» sa essere pane per il cammino, lampada per i nostri passi. Il lettore fa tutti attenti che Dio, attraverso quelle semplici, limitate e imperfette parole umane, ha parlato ancora oggi, nell’assemblea, nella Chiesa, fuori da essa. E ha parlato col suo stile, che non è il nostro, creando sempre cose nuove, che non ci saremmo mai aspettati.
La Parola di Dio ci coinvolge, chiede la nostra collaborazione e verifica. A Dio che parla, sempre, dobbiamo tornare per verificare scelte e contenuti. E Dio parla perché è fedele a se stesso. Non può fare a meno di salvare, perdonare, rialzare, incoraggiare, rimproverare, curare, fasciare attraverso la sua Parola di vita. Se Dio non parlasse – dice il salmista –, se rimanesse in silenzio, “sarei come uno che scende nella tomba”. E invece Dio parla sempre, sempre manda quella pioggia dal cielo che – come dice il profeta Isaia – non torna da chi l’ha mandata senza prima aver provocato il suo effetto.
E il suo è un effetto di vita, di rinascita, che chiede accoglienza e buona disposizione. Il seme è sparso ovunque, ha una forza sua che nemmeno il contadino sa, ma ha anche il bisogno di incontrare terra buona per produrre il 30, il 60, il 100 per chicco.
Penso alle parole umane che un papà, una mamma, un educatore, un insegnante, un allenatore rivolgono ai ragazzi loro affidati: una cosa viene detta, poi ripetuta, poi ancora cambiata nella modalità, man mano che la persona cresce.
Poi la parola va testimoniata, verificata, applicata.

Quella di Dio, a differenza delle nostre,
è una “Parola che ci legge”
e dice il vero
su di me, sul mondo, sulla vita

E così le parole che Dio ci rivolge e vengono annunciate per tutta la nostra vita. Hanno necessità di essere accolte, capite, verificate, vissute, proposte in modo che quella Parola, che è “di Dio”, ma è anche nostra, diventi davvero parte di me.
Quella di Dio, a differenza delle nostre, è una “Parola che ci legge” e dice il vero su di me, sul mondo, sulla vita.
È sempre una “buona-vera” notizia. Scritta non per puntarci il dito, ma per riportarci nel cuore stesso di Dio. Per questo è da ascoltare sempre con stupore e meraviglia.
Bruno Maggioni, biblista italiano scomparso un anno fa, usava un’immagine straordinariamente efficace. Diceva che ascoltare la Parola di Dio è diventare come il personaggio del presepe, l’incantato, che guarda verso la grotta di Betlemme, con gli occhi spalancati e la bocca aperta, il cappello fra le mani, quasi stupito della grandezza di ciò che viene raccontato, preso da ciò che sta ascoltando, incapace di esprimere, con le sue parole, quanto Dio gli ha detto. E sono convinto che, come ogni esperienza è necessaria compierla, e darle tempo perché maturi e fruttifichi, così la Parola di Dio ha bisogno di essere accolta in noi, conosciuta, pregata, capita e messa in atto.
È un lavoro lungo, ma entusiasmante, che dura tutta la vita. E che si avvicina sempre di più all’essenziale. Come nella vita, man mano trascorrono gli anni, ci sono alcune parole che brillano per la loro saggezza, e che teniamo nel cuore come compagne, così alcune espressioni della Bibbia, che maggiormente ritornano nella nostra vita cristiana, sono quelle che più accompagnano il nostro credere, sperare e amare.
Tutta la Scrittura, infatti, serve per conoscere il Signore Gesù, presente, discretamente, nella vita di ciascuno.
Chi impara a conoscere Gesù, vive. E chi vive di Lui sa essere, in mezzo ai fratelli, parola efficace, non presuntuosa. Pizzico di lievito che, silenziosamente, fa fermentare la massa.

* biblista, rettore del Seminario vescovile di Cremona