stelle
N.04 Ottobre 2019
L’eredità di Gherardo traduttore del’universo
Storia del magister cremonese che nel XII secolo ha riunito il sapere antico sulle regole che muovono il cosmo
Per secoli le principali conoscenze in materia di medicina, matematica e astronomia sono state quelle tradotte e tramandate grazie al lavoro di un uomo del quale pochi si ricordano, si chiamava Gherardo da Cremona. Il lavoro compiuto dal cremonese ha rivoluzionato la cultura europea del XII secolo, e per centinaia di anni anche dopo, ricostruendo un ponte di sapere che collegava l’Oriente con l’Occidente che era stato interrotto nel momento in cui l’uomo aveva smesso di conoscere il greco e interrotto, per motivi religiosi, qualsiasi contatto con il mondo arabo.
Il giovane Gherardo, nato a Cremona attorno al 1114, dopo essersi formato nella città lombarda diventando con lo studio delle materie del trivio grammatica, retorica e dialettica Magister Artium, sviluppa un forte interesse anche per le strade della conoscenza scientifica approfondendo le materie del quadrivio: matematica, geometria, musica e astronomia.
Quest’ultima diventa oggetto d’interesse privilegiato per Gherardo, che vuole capire come “funziona” il mondo in relazione a come si “muove” il cosmo. Tra tutte le fonti disponibili una attira particolarmente l’interesse dello studioso cremonese, si tratta di un’opera astronomica scritta attorno al 150 a.c. da Claudio Tolomeo intitolata “Trattato Matematico”. Questo testo però passa alla storia con un altro nome: Almagesto, dall’arabo Al-Magistī, che significa grande raccolta.
Più antico, del 350 a.C., è un altro libro che Gherardo ritiene opera fondamentale per comprendere il cosmo: De caelo et mundo di Aristotele. C’è però un problema, queste opere erano state redatte in greco e copiate in arabo. Le lingue che permettevano di accedere al loro contenuto erano ormai sconosciute in Occidente. Gherardo però non si ferma davanti a questo ostacolo, impara il greco e l’arabo e traduce in latino, primo ad aver compiuto questo passo epocale, i due testi astronomici più molti altri. In tutto, alla fine della sua vita, saranno 71 le opere che Gherardo avrà tradotto con diverse tematiche: filosofia della scienza, scienze naturali, matematica, geometria, algebra, medicina e naturalmente astronomia.
Grazie al lavoro del cremonese l’Almagesto e il De caelo et mundo, saranno i principali riferimenti scientifici per l’astronomia e la cosmologia dall’antichità, al momento della loro stesura, fino alle nuove teorie copernicane per quasi duemila anni.
L’influenza delle teorie sul cielo e sugli astri conosciute grazie a Gherardo da Cremona ha riscontri molto importanti nel mondo della cultura. Un grande esempio si ha nella letteratura con Dante. Il fiorentino cita direttamente Gherardo da Cremona nel suo Convivio, grazie anche al fatto di essere il primo traduttore del De caelo di Aristotele, ma è nella Commedia che il cielo e le stelle di Gherardo diventano fondamentali. Il cosmo dantesco è la perfetta sintesi di conoscenze scientifiche dell’antichità e nuove verità cristiane. La componente scientifica è quella resa nota da Gherardo da Cremona con il suo lavoro: centralità e sfericità della terra, circolarità dello spazio infinito con nove cieli, l’ottavo è quello delle stelle fisse che conteneva al suo interno come tante sfere concentriche i cieli o le orbite dei pianeti, ai quali, per Dante, l’intelligenza con la fede aggiungono il decimo…
L’obiezione che si potrebbe fare è che tutte le conoscenze astronomiche tramandate da Gherardo sono state ampiamente confutate secoli dopo; questo però avrebbe fatto felice il cremonese perché per lui, che era anche un maestro, il superamento di un insegnamento, anche antichissimo, significava il progresso dell’uomo. Gherardo ha lavorato perché il sapere e la conoscenza fossero a disposizione di tutti, con lo scopo preciso di ricreare connessioni tra Oriente e Occidente affinché la macchina del sapere si rimettesse in moto verso conferme o nuove teorie e scoperte.
Riscoprire Gherardo da Cremona significa ritrovare quello spirito e quell’intelligenza che soprattutto oggi ci indicano, come stelle di riferimento, le vere vie del progresso umano.