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N.08 Febbraio 2020

OROSCOPI

È sempre un buongiorno per un Pesci tra le stelle

Sette oroscopi diversi descrivono la nostra giornata Così l'astrologia ci racconta la vita che ci attende (forse)... anche se gli astri viaggiano con un mese di ritardo

foto di Adrien King /Unsplash

Piacere, sono un Pesci. Non uno di quelli che nuota nel mare: sono un Pesci che naviga in cielo. Oggi è senza dubbio, probabilmente, la mia giornata fortunata. Uno di quei giorni in cui incontrovertibilmente tutto va, forse, per il verso giusto. Secondo i sette oroscopi che consulto ogni mattina «la Luna vi apre il cuore al sentimento, potete godere di un magico momento di fusione emotiva con la vostra dolce metà» e «Venere vi riempie di tenerezze e premure». Sono proprio fortunato, no? Paolo Fox però pianta il seme del dubbio: «In amore ci sono stati dei conflitti ed è un periodo di verifica per le coppie», mentre un astrologo consulente personale di numerosi vip (cit.) rincara: «Ti senti trascurato dal partner? Plutone ti suggerisce di sfoggiare il tuo fascino erotico». Grazie dell’offerta, Plutone, ma passo. Forse è meglio dare ascolto a chi ordina: «Riscoprite il piacere di un bel weekend romantico con la persona amata».

Perfetto, si parte: verso quale meta? «È una giornata perfetta per le escursioni in montagna o i giri in moto, alternativa sempre valida la passeggiata tra le vie della città, oziando tra negozi e bancarelle». E comunque, «se avete deciso di trascorrere il weekend fuori città, neve per gli appassionati ma non solo, si può fare anche una scappata al mare, dove la primavera è sempre in anticipo». Dovunque vada, dovrò guidare con molta prudenza: «Correre è bello, ma l’autovelox non bada a queste sottigliezze».

È tutto chiaro: con un po’ di attenzione e con l’aiuto delle stelle oggi sicuramente dovrebbe essere una giornata grandiosa.

Di amore o di odio, da trascorrere in montagna o al mare. Al limite in città o in campagna. Senza multe.

Oggi è senza dubbio
probabilmente
la mia giornata fortunata

Già le sento, cinici e disillusi, le vostre risate di superiorità. Eppure è così: io credo negli oroscopi. Sono convinto che la distribuzione di quei puntini nel cielo abbia plasmato il mio carattere e srotolato dinnanzi a me il tappeto del destino. Per esempio, è vero che sono intuitivo, altruista, sensibile e moderatamente idealista. Come tutti i milioni di Pesci nel mondo. È un po’ meno vero che sia bugiardo e amante degli sport d’acqua, ma pazienza.

A dirla tutta, mi sento anche un po’ Gemelli: amante della retorica, del giornalismo e del pubblico. Succede perché Pesci e Gemelli sono entrambi segni doppi, hanno due vocali in comune e, se si contano le lettere dei loro nomi, si ottengono numeri primi. In casa non sono l’unico Pesci, siamo in tre. Per fortuna mamma e papà non conoscono le stelle, che ammoniscono: «Tra Pesci non può funzionare, troppa apprensione e poche decisioni». Da quarant’anni loro sono l’eccezione che conferma la regola.

Una regola scolpita negli astri, assolutamente impossibile da confutare.

Vi prego però di prestare attenzione: non sono un Pesci che abbocca a qualsiasi amo. E questa è una dote importante in un oceano di terrapiattisti e complottisti. Io mi pongo domande, nutro sospetti e possiedo qualche rudimentale nozione di astrofisica. Conosco la precessione degli equinozi, quello scherzo della nostra trottola terrestre che roteando in maniera un po’ sbalestrata ha mandato fuori giri anche il Sole: ora viaggia con un mese di ritardo. In pratica, se tra il 20 febbraio e il 20 marzo di quattromila anni fa i Babilonesi lo vedevano transitare nella costellazione dei Pesci, oggi fa visita all’Acquario. Il contenitore al posto del contenuto. Dunque io in realtà sarei un Acquario e del primo zodiaco creato dai sudditi di Hammurabi andrebbe scaricata una versione aggiornata. So anche che nessuno scienziato è mai riuscito a dimostrare l’influenza delle stelle sulle azioni dell’uomo, il principio armonico di corrispondenza tra fenomeni celesti e avvenimenti terrestri. Anzi, fior fiore di epistemologi si sono prodigati per confinare l’astrologia nel sottoscala delle pseudoscienze. Karl Popper la trovava talmente vaga e contraddittoria da non risultare mai falsificabile, a differenza delle predizioni scientifiche che possono essere confutate. Per Thomas Kuhn l’astrologia è un paradigma superato, un relitto delle ondate di progresso scientifico. Paul Thagard ritiene che sia una disciplina drammaticamente non progressiva, dal momento che è cambiata poco o niente e nulla ha aggiunto al suo potere esplicativo dai tempi di Tolomeo. Del resto, io stesso mi chiedo: se mai qualcuno dimostrasse l’esistenza di quei fili che collegano il moto dei pianeti a quello delle mie gambe, se mai si certificasse l’efficacia degli influssi astrali sulle mie decisioni, che ne sarebbe del libero arbitrio? Sarei ancora lodevole per il mio altruismo e biasimevole per avere mancato alla parola data?

Per colpe e meriti, citofonare Saturno.

In conclusione, mi sembra che gli astrologi navighino in cattive acque. Non spiegano la precessione degli equinozi, non spiegano perché due gemelli possano avere personalità divergenti, non spiegano di fronte a una tragedia di massa perché persone con oroscopi diversi si ritrovano tristemente accomunate da un unico destino, non sono in buoni rapporti con gli scienziati e avanzano quel terribile sospetto che tutti siamo marionette astrali.

Ma allora perché continuo a compulsare gli oroscopi come milioni di persone da migliaia di anni? Forse perché conoscere il futuro è un’ebbrezza ancestrale, vivere in un mondo prevedibile una prospettiva rassicurante. Di fronte a frasi sommarie e contrapposte, faccio shopping di quelle che più si adattano a me e le promuovo a verità (si chiama effetto Barnum). Ogni mattina so già che un piccolo fallimento andrà ascritto a qualche pianeta di traverso mentre un buon auspicio mi motiverà a realizzarlo in una profezia che si autoavvera. L’oroscopo mi rende più fatalista e meno ansioso, più sicuro e meno disorientato: è il placebo dell’anima.

Certo, ragionare sul fatto che sia giusto fondare le certezze su illusorie divinazioni o cercare il balsamo della felicità all’ultima pagina dei giornali richiederebbe un altro articolo. Preferisco sorridere e pensare alla giornata di «brio sudombelicale» che di sicuro mi attende. Forse.