stelle

N.04 Ottobre 2019

SCRITTURE

Ed ecco la stella li precedeva

Chi sono davvero i Magi? Perché si sono messi in viaggio portando i loro doni? E per quale "altra" strada fecero ritorno?

Il Vangelo di Matteo narra di uno degli episodi più popolari della nascita e infanzia di Gesù: quello dell’adorazione dei Magi. Nei nostri presepi la presenza di quelli che sono rappresentati come dei re, che si mettono in cammino per raggiungere Betlemme per adorare il Bambino, è una delle più importanti perché rappresenta la festività dell’Epifania, cioè la manifestazione del Signore.

Ma chi sono veramente i Magi?

Perché nel Racconto di Matteo compare molte volte la parola “stella”?

Che legame c’è tra i Magi e le stelle?

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo»

Il termine “Magi” ha un’origine molto complessa risalente a una radice indoeuropea che indica i concetti di “potere”, “abilità”, “potenza”, “ricchezza” da collegare anche al “dono”.

Senza dilungarsi troppo su questioni linguistiche e fonti antiche, i Magi sarebbero una “casta-etnia” meda. I Medi sono un antico popolo iranico, dedito allo studio e al culto degli astri, che, convertito al mazdaismo o zoroastrimo, apporta in questa religione un cambiamento fondamentale. Grazie al culto astronomico e astrologico dei Magi, lo zoroastrismo supera infatti la struttura dualistica tra luce e oscurità, per subordinarla a un principio originario, signore e radice di tutte le cose , assumendo una forma monoteista. Nel mazdaismo inoltre si attendevano tre successive figure di salvatori e rigeneratori, l’ultimo dei quali sarebbe nato da una vergine discendente di Zarathushtra e avrebbe condotto con sé la resurrezione universale e l’immortalità degli esseri umani.

Una dimensione religiosa di questo tipo, seppur supportata da un grande pensiero di conoscenza specialmente del cielo e dell’interpretazione delle sue componenti astronomiche e astrologiche, non poteva godere di grande fama presso gli Ebrei e successivamente i primi cristiani, perché molto vicino ad una attività assimilabile ad indovini o veggenti.

Però nel Vangelo di Matteo il senso della presenza e dell’azione dei Magi assume un valore moto alto. Si tratta di grandi sacerdoti uomini di cultura che interpretano le stelle e individuano quella che rappresenta il segno della nascita di un personaggio cosmicamente illustre e portatori di “ricchezze” che diventano “dono”.

Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima.

L’aspetto più importante però è che questi sacerdoti delle stelle, rappresentanti di un’altra religione, si mettono in movimento da oriente per inginocchiarsi e adorare, il nuovo Re indicato da quello che fino ad allora era il loro riferimento: quella stella e che lì si ferma per lasciare spazio ad un nuovo “astro” da seguire. 

Nelle rappresentazioni che si danno dei Magi però non si rimane fedeli alla narrazione evangelica perché a questi personaggi viene associato un numero, il tre in base ai doni, ma non viene indicato il reale numero dei Magi. Dato un nome, cosa che Matteo non cita, diventano re che adorano un nuovo Re, hanno tratti somatici e colore della pelle che li trasforma in rappresentanti dei popoli della terra. I Magi diventeranno nell’iconografia anche rappresentanti delle diverse modalità con le quali l’uomo si relaziona con Dio. Un esempio in questo caso è dato dall’affresco presente nella navata centrale della Cattedrale, opera del 1515 di Gian Francesco Bembo.  Qui si vedono i tre magi che assumono posizioni diverse: uno in piedi, a rappresentare l’uomo che riconosce la regalità del nuovo nato ma non la superiorità; uno inginocchiato alla stessa altezza del Bambino, corona deposta a terra ma almeno parità nei ruoli; l’ultimo, anche lui con la corona appoggiata sul suolo, quasi prostrato ai piedi di Gesù a indicarne la superiorità.  Sullo sfondo, in alto a sinistra, in parte nascosta da una struttura architettonica, si percepisce la presenza della stella.

Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

Dal punto di vista astronomico però non bisogna sottovalutare l’ultima frase del Vangelo di Matteo. I Magi venuti da Oriente fanno ritorno a casa da un’altra strada, quasi come se fosse un movimento in opposizione. All’opposto dell’oriente c’è l’occidente, e l’andamento est-ovest è lo stesso che segue il sole, l’astro per eccellenza. I Magi a questo punto hanno trovato il loro nuovo astro di riferimento, il sole di Gesù che nella tradizione ha anche un appellativo solare: Cristo è il nuovo Sol Iustitiae che sostituisce il pagano Sol Invictus

Da questo momento il cielo fornisce nuovi punti per orientare la vita, per chi sa leggerli come i Magi.