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N.04 Ottobre 2019

SPORT

Mondoni: spengo le armi con il minibasket

Faccia a faccia con il prof che ha allevato generazioni di cestisti cremonesi ed oggi porta il minibasket in Colombia, perché un canestro può davvero salvarti la vita

Stella di bronzo, stella d’argento e stella d’oro al merito sportivo. Con le stelle, Maurizio Mondoni ha chiuso il conto nel 2008. «È un’emozione quando ti comunicano che riceverai una stella dal Coni – dice – e per un attimo, come in un film, rivedi il tuo percorso sportivo. E ti compiaci che ci sia qualcuno che lo valuti e lo apprezzi».

Ma per elencare tutte le altre benemerenze, i titoli e i premi che ha ricevuto nella sua lunghissima carriera, facciamo prima a mettere il link del suo personale blog. Quello in Italiano, perché ce n’è un altro in Spagnolo, curato da un amico boliviano con migliaia di followers. Mondoni non ha problemi ad autocitarsi, ma  non si ferma un attimo anche se ha 73 anni (precisa: «21, 22 forse 23 sul campo di minibasket perché con i bambini occorre aver entusiasmo…»).  Insegna alla facoltà di Scienze motorie della Cattolica di Milano e ha un corso anche alla facoltà di Pediatria. Gira il mondo grazie alla Federazione internazionale di basket e all’Università. «Sono stato in quasi tutti i Paesi dell’America del sud, dell’America centrale, poi gli Stati Uniti, tutta l’Europa sicuramente e qualche Nazione di Africa e Asia: Mali, Tunisia, Marocco, Senegal, Thailandia, Birmania e Cina».  L’estate scorsa l’ha visto insegnare in sei camp per la Fiba, la Federazione internazionale di basket. All’estero, quando è stato possibile, si è fatto promotore del baskin.

In Colombia, c’è anche una fondazione (che porta il suo nome) per promuovere il minibasket ed evitare – se ci riesce – che i bambini passino il loro tempo con un’arma in mano per proteggere le piantagioni di coca. La prima esperienza è partita a Villavicencio con la collaborazione degli insegnanti della scuola di scienze motorie. Si sta cercando di aprirne un’altra a Santiago di Calì. Tra le attività citate en passant la responsabilità di squadre nazionali giovanili e una cinquantina di volumi sullo sport cremonese. Il prossimo sarà un remake di Cremona in azzurro, con l’aggiunta di un 2.0. Uscirà in dicembre.

La Fundaciòn Mondoni
promouove il minibasket per evitare
che i bambini passino le giornate
con un’arma in mano
per difendere le piantagioni di coca

Quando è a casa, nel weekend, segue le giovanili della Sansebasket («vado a vedere i miei nipoti»), la Pomì di Casalmaggiore («perché il volley mi piace moltissimo») e le partite di JuVi e Vanoli. Più JuVi che Vanoli, sembra di capire.

Tra i suoi allievi, cita due nomi: Gianluca Vialli e Massimo Bona. Nemmeno tanto simili…

«Gianluca ha fatto minibasket all’oratorio di Cristo re. Veniva con i due Paloschi e con Frittoli, il cortile delle meraviglie di via Enrico Toti. Erano i primi anni del minibasket perché l’allestimento del centro del Corona è del 1968. Grazie alla grande collaborazione di don Angelo Scaglioni, il centro di minibasket dell’oratorio, divenne il più importante in Italia. Massimo Bona è uno dei miei migliori allievi: un’intelligenza cestistica straordinaria, un grande del basket cremonese. Ha giocato con me nel Corona fino in serie C. Poi me l’ha chiesto la JuVi e ha fatto tutta la trafila con loro».

Mi le ricordo in un quintetto con Gregorat e tre altri giocatori. Erano in cinque contati con i ragazzini in panchina e Zagni allenatore…

«Zagni chi? Ero io l’allenatore. Il quintetto era: Giommi, Gregorat, Cinciarini, Creati, Bona. All’inaugurazione del Palazzetto dello Sport. In panchina c’erano Zagni Alberto, Zagni Andrea, Zoni, Gandolfi e Boccasavia. Campionato di serie B».

Lei è un riferimento per il basket giovanile e non c’è alcun dubbio. Ma c’è chi sostiene che come allenatore di basket non abbia fatto molto…

«Strano. Sono arrivato in serie B con la JuVi, ho allenato bene altre squadre semi-professionistiche. È vero che mi piace stare più con i bambini, ma non condivido la critica».

Qual è stato il migliore allenatore di basket cremonese?

«Nick Cabrini. Ha gestito benissimo due-tre campionati di A2. Per me, però, le figure più importanti di allenatori sono state Mario Radi e Gino Bonali».

Potesse scegliere di tornare indietro ad un anno: quale sceglierebbe?

Mondoni ci pensa un attimo, lasciando intendere un imbarazzo nella scelta, poi  decide: «Il 1981. Avevo perso un aereo a Milano. Sono andato nella sede della Federbasket. Trovo Cesare Rubini, che con il suo accento friulano mi dice: “Mondoni, ho letto il suo libro, mi è piaciuto. Verrebbe a lavorare con noi in Federazione?” Le condizioni: un milione di lire al mese con obbligo di abbandonare la scuola. Una svolta, per la mia vita».