silenzio
N.05 Novembre 2019
Nei racconti di Simi il bello che non basta mai
La Ca' è lo sguardo innamorato che ci accompagna «senza chiasso» in quella vita autentica che ti vien voglia di vivere
Un pugno di racconti, snelli e ricchissimi, compone questo volume di Marco Simi intitolato La Ca’, luogo reale nella Val Daone, in Trentino, attorno a cui ruotano protagonisti e immagini pregne di forza evocativa. Leggerli d’un fiato è stato ritrovare l’assoluta potenza delle cose vive, create, e perciò riconosciute come dono. E d’un tratto ritrovarsi lì dove Marco ci porta, davanti a un camino acceso, lungo un sentiero di montagna, le ramaglie ai lati intiepidite dal sole, la fanghiglia di torrente, il terriccio di sottobosco, il muschio e il vento che sa di neve. La scrittura dell’autore ha innanzitutto questo pregio: mostrare. Di ogni cosa si sentono persino odori e profumi. Come quando si legge, ad esempio, di una mattina di settembre, in cui Marco, «scrutando le nuvolaglie e l’umidità che condensava», decide di non seguire gli amici «in un altro giro che prometteva di bagnato» e resta in baita per cucinare, a lui e soci, un minestrone “storico” sublimato da lardo, pancetta a tocchi e croste di grana. Un tripudio di sapori che fa sospirare di soddisfazione i compagni e mette appetito a chiunque legga.
Pescando tra i ricordi, di gioventù e di uomo sposato, Simi ci consegna, in meno di cento pagine, una cosa che serve a vivere: la bellezza. La si incontra fra le righe dei suoi racconti “moderatamente autobiografici” pur senza essere appassionati di boschi o di montagne. È sufficiente leggere con l’animo che qualunque lettore dovrebbe avere: curioso, quasi affamato. Ed eccola lì, lungo il passo del Fo’, o nel sentore di fumo di stufa, di fronte ai rivoli di una sorgente di acqua di montagna, nell’umanità saggia del vecchio Giusèpp. Se la si scopre, la bellezza commuove. E quindi muove, innesca partenze (o ri-partenze) nel cammino ispido della vita. Ne ho avuto prova.
«Sono il silenzio di fuori e le fiamme di dentro che alimentano il bello che non basta mai», scrive Marco nel racconto che dà il titolo alla raccolta. Un dettaglio non da poco, il silenzio. È una presenza costante nelle storie di questo libro. I luoghi, i gesti stessi dei protagonisti, sono spesso compiuti senza chiasso, con ordine misurato. Del vecchio Beppe, ad esempio, brianzolo verace che già compare nell’incipit dell’autore, si passano in rassegna i movimenti lenti del brodo versato nel piatto, l’intingervi il pane mangiato con concentrazione. Non una parola, solo il muoversi dei «baffi vibratili» e, nello stupore di Simi che osserva (allora bambino un po’ curioso), il «mezzo litrozzo» di rosso versato nella minestra.
I racconti del Resegone (sottotitolo del volume) sono perle di una vita che ti vien voglia di vivere. «Qui – scrive Simi di quei “quattro sassi” che compongono la Ca’ e di tutto il mondo che la circonda – trovo un brandello di quel vero, di quella meraviglia che sempre ti sfugge nell’attimo in cui la vivi».
Marco morirà improvvisamente il 27 maggio 2004, il giorno dopo il suo ventesimo anniversario di nozze, lasciando moglie e tre figli. Nell’omelia alle sue esequie, l’amico don Natale Bellani lo ricorda proprio come un «appassionato ricercatore e cultore della bellezza». Non fine a se stessa, ma quale segno del Mistero, quale frammento in cui “Dio insedia la sua ineffabile presenza” e porta, chi la riconosce, ad abbracciare tutto. Infatti è “cristiano” – osserva Antonio Socci nella prefazione al volume – «l’amore tenero che Marco prova per ogni atomo di realtà».