fede

N.48 marzo 2024

esperienze

Orafi per un giorno, per forgiare la nostra fede nuziale

Alla Scuola Orafa Ambrosiana le coppie di fidanzati creano con le loro mani gli anelli che si scambieranno il giorno delle nozze

«A che canale siete?» chiede Rosy. «Al sette» risponde, alzando la testa dal banco di lavoro, Andrea. «Ok, andate fino al dieci», ordina perentoriamente la maestra. Poi, con un cenno, richiama attorno a sé gli allievi.

Tre coppie di giovani adulti, celeri e silenziosi, si dispongono a semicerchio attorno alla loro guida che, in modo chiaro e conciso, illustra la successiva fase di lavorazione: «Effettueremo la saldatura, cioè uniremo le due parti dell’anello con una lega chiamata saldante; fate attenzione perché costa più dell’oro». Rosy elenca le regole per concludere con successo l’operazione.

Domenica pomeriggio, zona Buenos Aires, all’interno di una delle sedi della Scuola Orafa Ambrosiana, tre coppie di fidanzati si adoperano attorno ai banchi da lavoro per creare loro stessi le fedi che, tra pochi mesi, si scambieranno.

«Molte ragazze arrivano con foto di anelli stratosferici, con tre colori, tempestati di diamanti, storti – ci racconta Rosamaria Venetucci, insegnante e coordinatrice della Scuola – io spiego loro che non è un oggetto ornamentale: nella semplicità è riposto il valore di un simbolo che rappresenta l’affidarsi l’uno all’altra». E riesce sempre ad essere convincente? «Solitamente sì, anche se la parte più difficile è persuadere le future spose a fidarsi dei propri compagni» ci confida con un sorriso. Come mai? «Perché – ci spiega – al nostro corso lei crea la fede per lui e viceversa; i maschi, solitamente, vengono immaginati come incapaci dal punto di vista manuale».

«Non è un oggetto ornamentale:
nella semplicità è riposto il valore di un simbolo
che rappresenta l’affidarsi l’uno all’altra»

Andrea, ingegnere dall’aspetto gentile, ci racconta che con Annalyda («con la y!») hanno deciso di crearsi le fedi perché amano gli oggetti “fatti a mano”, «anche se non avevamo ben chiara l’idea di cosa ci aspettasse quando ci siamo iscritti».

È complicato? «Beh, sicuramente devi essere preciso perché è facile sbagliare; i procedimenti non concedono molto spazio all’errore», racconta Luigi che, qualche anno fa, ha seguito un corso amatoriale presso la stessa scuola. Poi, mentre la compagna Alice immortala l’operazione con il cellulare, torna a concentrarsi sul tenagliolo con cui sta sagomando l’anello.

Non è facile scambiare due parole con le coppie perché Rosy, come un capitano sulla tolda della sua nave, impartisce in modo serrato ordini e indicazioni. «Chi inizia?», chiede dopo aver illustrato l’operazione della saldatura. Silenzio. Nessuno si offre, sono tutti timorosi, forse perché la fiamma blu che esce dal cannello aggiunge un elemento di preoccupazione ad un’operazione già di per sé complicata. Annalyda, coraggiosamente, si fa avanti. Inizia, sotto gli occhi di tutti, la delicata operazione. «Senza incendiare la scuola, grazie», la redarguisce, con affettuosa ironia, l’insegnante.

«Lo dico sempre ai miei allievi – ci racconta Rosy – se sbagliate, non preoccupatevi che ricominciamo… Ma è meglio non sbagliare!».

Gli errori, tuttavia, capitano, come è appena accaduto a Chiara e Matteo; il ruolo dei conduttori è riuscire, in breve tempo, a rimediare. Sara Ponte, braccio destro di Rosy, si adopera celermente a sistemare il danno. La maestra, intuendo lo stato d’animo della futura sposa, la rincuora: «Non preoccupatevi, avrete una storia in più da raccontare!».

«Abbiamo portato noi il materiale: la fede del nonno e un ciondolo che mi avevano regalato al battesimo» racconta lei mentre osserva, preoccupata, il lavoro dell’orafa. «Quando, da un’amica, siamo venuti a conoscenza di questa opportunità, ci siamo subito iscritti: ci è piaciuta l’idea di poter creare da soli le fedi che indosseremo per tutta la vita», aggiunge Matteo.

Silvia intanto ha concluso il lavoro, la coppia può riallinearsi alle altre e proseguire le operazioni che porteranno, dopo una giornata di lavoro, alla creazione degli anelli. «Non è facile rimediare agli errori, ma fa parte del nostro lavoro: l’obiettivo è fare trascorrere alle coppie una giornata serena che possa contribuire a rafforzare la loro unione».

«L’obiettivo è fare trascorrere
alle coppie una giornata serena
che possa contribuire
a rafforzare la loro unione»

Ci riesci sempre? «È capitato anche che qualcuno litigasse – ci confida Rosy – ma, dopo tanti anni di lavoro, riesco a capire la psicologia dell’allievo. Con le coppie c’è un percorso di conoscenza prima di arrivare alla giornata di creazione dell’anello, ci sentiamo al telefono più volte per prendere accordi. Certo, alla mattina, appena arrivati, c’è sempre un po’ di tensione, ma poi si smorza durante la giornata. È importante la presenza di due o tre coppie contemporaneamente perché chiacchierano, fanno comunella, pranzano insieme e, talvolta, si creano amicizie».

Nella sala irrompe Valentina: è la testimone di nozze ed è stata proprio sua l’idea di regalare ai futuri sposi il corso. È visibilmente emozionata mentre racconta: «Ho vissuto la medesima esperienza nel 2021, ho un ricordo bellissimo».

Parlando con le ragazze emerge quanto il passaparola abbia avuto un ruolo fondamentale. «Non facciamo pubblicità – conferma Rosy – e, nonostante ciò, le richieste sono in forte crescita. Presto dovremo aumentare i corsi. E pensare – aggiunge – che è partito tutto, quasi per caso, da una proposta fatta da Luca Solari, fondatore della scuola, ad un amico. Oggi ci sono coppie ogni domenica: vengono da tutta Italia, qualcuno anche dall’estero».

Il tempo per chiacchierare è terminato: le operazioni finali incalzano e le prime luci che punteggiano il cielo all’imbrunire annunciano il termine della giornata. Alle 19, dopo nove ore di lavoro, estenuate ed emozionate, le coppie usciranno dalla Scuola con gli anelli forgiati dalle loro mani. Un piccolo gioiello creato con passione, pazienza e tanto lavoro; gli stessi ingredienti possono rendere un capolavoro anche la vita che li attende.