pagine

N.50 maggio 2024

rubrica

Pagine, palestra per l’immaginazione

Da scrivere o da girare.

Così terribili da essere dimenticate o incredibilmente splendide da imprimersi, creature mitologiche a metà tra il rimando nostalgico e una memoria creativa.

Pagine da leggere mentre diamo voci e volti a personaggi che vivono attraverso infiniti occhi, moltiplicando le vite di chi legge, ma anche quelle di chi è scritto.

Pagine da mandare a memoria sul treno delle 6.30, mentre cerchi di ricordare il nome di un artista mai sentito di un movimento minore, e ti inventi i trucchi più assurdi per incastrare nozioni tra i denti del tuo cervello.

Pagine dentro le quali rovesciare molte più domande delle risposte di cui andiamo alla ricerca; storie di altri che servono a svelare una verità evidente, atavica, eppure spesso così sottile da tenere stretta.
Le nostre stranezze, le nostre solitudini, persino le nostre unicità sono universali, figlie del mondo, incarnate e abitate da altre anime che ne hanno scritto e le hanno raccontate, e ancora le nascondono in mezzo a pagine e pagine di racconti e parole.

Pagine che rimangono comunque sempre parte della storia che scriviamo, anche quando iniziamo capitoli nuovi, quando andiamo a capo, quando ne mettiamo una bianca perché a volte serve spazio, serve aria tipografica, serve silenzio bianco tra i discorsi appena nati e quelli che chiu diamo.

Vittime di una metafora svuotata diventata quasi insopportabile, le pagine rimangono uno dei coraggiosi baluardi che sfidano lo schermo e la sua velocità, la pretesa di immediatezza a sforzo zero, lo scroll compulsivo e vuoto, la ri-condivisione spasmodica.

La pagina, oltre tutti i modi di dire che la riguardano e ne castrano la potenza, rimane lo strumento multiuso per allargare il ragionamento ed esercitare l’immaginazione, porta verso la scoperta del sé e dell’altro, compagna della domanda e del plurale, avvocata della curiosità.