piaceri

N.11 Maggio 2020

LIBRI

Conoscersi tra le pagine

Il piacere della lettura è quello di un incontro tra la nostra vita e quella dell'autore Come un risveglio brusco o uno sguardo che chiarisce

foto Siora Photography / Unsplash

Leggere è sempre fare un incontro.

E come ogni incontro, non è detto che l’esperienza sia piacevole. È più importante che sia utile. Qui sta il punto. Addentrarsi nella suspense di certe saghe di successo o nel realismo di un racconto di Italo Calvino, nella potenza evocativa di Cormac McCarthy o in quella tagliente e vibrante di Stephen King produce un urto che non possiamo calcolare a priori. Recensioni e suggerimenti possono “preparare il terreno”, ma l’incontro con le pagine di un libro è sempre una questione “personale”.

È la storia del lettore che incontra quella dell’autore.

In primis, perciò, leggere è un atto di conoscenza. Del mondo e soprattutto di sé. È una scoperta (o riscoperta) di come l’uomo si muove nelle vicende che gli tocca vivere, brutte o belle che siano, piene di dolore o di stupore, di paura o di desiderio. E in quella scoperta accade contestualmente un altro fatto decisivo: il paragone tra ciò che si legge e il proprio cuore. L’esito, talvolta, è un risveglio brusco; talaltra un vedere più chiaro; un rinnovarsi scomodo di certe domande profonde. O una angoscia desolante.

Ci sono storie e storie, dunque, come un incontro non è mai uguale all’altro.

La bellezza è una mano
che sposta, pietra dopo pietra,
le macerie in cui spesso
la vita ci sotterra

Mi sono accostato di recente allo scrittore spagnolo Jimenez Lozano, di cui in Italia è apparso il volume intitolato I quaderni di Rembrandt (Venezia, Amos edizioni, 2014). Leggere alcune sue pagine è stata una salutare liberazione (dal torpore e dalla noia) e una felice sorpresa per certi «barlumi di mistero» che Lozano ha tratteggiato nel suo libro e che sempre accadono nella nostra vita, ma di cui, forse, non ci accorgiamo più. Senza di essi – dice lo stesso Lozano – l’esistenza è «piattamente facile» e si trasforma in una «resa dell’umanità».

Che cosa ci dona la scrittura di Lozano? Una lealtà verso i fatti anche quando sono crudi. Una “pulizia” degli occhi che permette di scrutare imposture e scoprire la bellezza e la bontà intorno a noi. La bellezza, secondo Lozano, è la sola cosa che ci smaschera; che toglie fiato al problema dell’essere adeguati; è una mano che sposta, pietra dopo pietra, le macerie in cui spesso la vita ci sotterra.

Anche la “nostra” Susanna Tamaro parla di anelito alla bellezza, in tutti noi, che certe forme d’arte risvegliano sempre. Le parole sulla pagina di un libro possono offrircela lì, davanti agli occhi, quella bellezza. L’alternativa è una pericolosa povertà nella comprensione di sé e del perché si vive.

Se leggere è questo – e spesso lo è – sarà scomodo, ma ci farà molto bene.