forma

N.14 Ottobre 2020

INTRODUZIONE

Tracce di movimento

Fabio Bix, "Composizione in cerca di pace". Mostra @GestoZero

Diamo forma. O almeno ci proviamo.

È questo che fa la nostra specie. Cerchiamo una forma a tutto: lo facciamo con il tempo, con le nostre giornate, con i sentimenti come con la materia, con le mani come con le parole. Lo facciamo per comprendere e per comunicare.

Così nel cammino che abbiamo affrontato in ottima compagnia – reale e virtuale – abbiamo incontrato architetture e tele d’arte, alfabeti inclusivi, oggetti quotidiani e altari, pietre trasparenti e una pancia.

E ogni passo ci ha allontanati (non senza un certo sollievo) dall’idea che forma sia qualcosa che definisce, definitiva.

Ogni storia, ogni racconto, ogni immagine che sfuggiva in qualche modo al “copione” indicava azione, movimento.

Lo rappresenta bene Diletta Pasetti con le sue Parole Raccolte che appaiono delicatamente sulla pagina: informare. deformare. trasformare. conformare. performare.

La forma, anche quando è scolpita nella pietra o nelle tradizioni più profonde, è condizione del cambiamento.

Una mamma passa il dito sulla curva in cui cresce il suo primo figlio, la liturgia porta un poco più vicina alla vita la lingua della preghiera, l’arte che innovandosi continua a plasmare le culture, le età della vita scendono in campo come una formazione dei Giovanissimi, scopriamo ancora il lavorio continuo di quella ricerca che non è mai del punto fermo ma della prossima parola sul senso di ciò che siamo, della prossima direzione da prendere.

E non è forse questa, in fondo, la traccia che un’anima lascia dove passa?