voce
N.35 Novembre 2022
SteDj, una web radio per dire «la bellezza di ogni attimo»
Incontro con Stefano Pietta, lo speaker che ha fatto della sua passione una voce capace di fare luce sui temi del sociale e in particolare della disabilità usando pc, microfono, tanto entusiasmo e «le parole giuste»
Un microfono per raccontare «una parte di mondo abitata da troppa ignoranza». Tanto entusiasmo per far capire che «anche la disabilità è vita». Un sorriso sempre pronto a bordo della carrozzina con la quale si muove tutti i giorni. Questo è Stefano Pietta, noto ai più come speaker Stefano Pietta. «Ho creato Ste radio dj ormai 10 anni fa. Ho maturato la passione collaborando con la radio locale di Manerbio, il mio paese e mi sono detto, perché non creare una radio solo mia? Così ho fatto, mi sono messo in moto e con un microfono e tanta voglia di conoscere e far conoscere la realtà, ha preso il via questa avventura: una web radio tutta mia. Mi piace pensare che la mia voce possa essere una luce sulle tematiche del sociale e, più precisamente, sulla disabilità. Un modo per far comprendere l’importanza di trattare questi temi in un certo modo. Perché il cambiamento di prospettiva passa anche dalle parole. Esistono parole giuste per parlare di disabilità, ma esistono soprattutto parole sbagliate. Parto da un dato: la disabilità è una condizione. Ma non è unica, esistono tante condizioni di disabilità». Esistono anche modi diversi di vivere la disabilità, tutti ugualmente degni di rispetto.
Per Stefano la disabilità è vita. «Sono nato prematuro. Sembra che la condizione con cui convivo sia stata causata da un’assenza di ossigeno al cervello in incubatrice. Di certo, ho una mobilità ridotta agli arti inferiori e superiori. Da sempre mi muovo su una sedia a rotelle, che è a tutti gli effetti una compagna di vita. Badate bene, non mi sento “costretto” sulla carrozzina. Vivo, respiro a pieni polmoni, non vorrei una vita diversa da quella che ho. Perché c’è vita anche nelle difficoltà, nei momenti difficili, negli ostacoli di tutti i giorni. Lo provo a raccontare attraverso la radio. Non voglio essere un esempio, voglio essere un aiuto per gli altri. Credo che il senso della mia voce sia proprio questo: raccontare attraverso le storie, gli sguardi incrociati e gli attimi condivisi, la bellezza di vivere ogni istante».
Dai microfoni di Ste radio dj, Stefano contribuisce alla diffusione di notizie. «Non elaboro notizie, cito la fonte e offro agli ascoltatori strumenti per interpretarle. Poi incontro persone e racconto storie: questo è il lato più bello del mio hobby».
Con questo spirito Ste, come lo chiamano gli amici, ha voluto dare voce anche alla mia voce. Ne è nata una bella chiacchierata ricca di sogni, progetti futuro e soprattutto, di un impegno condiviso, quello per una corretta comunicazione sociale.
Un impegno che merita parole giuste rispettose delle persone e capaci di raccontare la verità. Perché la verità non richiede sensazionalismo o pietismo, fronzoli. È limpida, è essenziale. Scegliere parole giuste per chi fa questo mestiere non è mero esercizio di stile, è un dovere. Basta poco per ferire o per cambiare. Per innalzare muri o costruire ponti. Tutto questo dipende da noi. «Da ciascuno di noi, ecco perché voglio raggiungere sempre più persone. Voglio coltivare sempre nuovi contatti».
La radio «è occasione di incontro, di confronto, di scambio. É una passione, che mi ha avvicinato anche al mondo della musica, dei concerti, dei teatri. In questi 10 anni ho incontrato tantissimi cantanti: è meraviglioso. Ogni volta di più».
Un sorriso spunta quando si parla dei traguardi raggiunti: «Nel 2020 il consiglio regionale lombardo dell’Ordine dei Giornalisti, allora presieduto da Alessandro Galimberti, mi ha conferito il tesserino di giornalista pubblicista ad honorem. E, beh, è proprio il caso di dirlo… che onore. Quella tessera tra le mani è una responsabilità, mi aiuta a ricordare che le parole, oggi più di ieri, hanno un peso. Che essere giornalista significa non fermarsi in superficie, non accontentarsi. Ascoltare le persone, scovare le storie». Accoglierle. E rispettarle.
Per comprendere un’altra passione di Stefano, poi, basta alzare lo sguardo. Le maglie di diverse squadre sono appese al muro. «Sono sempre stato appassionato di sport, sin da piccolo. Amo il calcio in particolare. E l’Inter. Per un lungo periodo ho anche allenato le giovanili di varie squadre locali, una parentesi bellissima, che mi ha permesso di vivere la realtà calcistica, lo spogliatoio e di relazionarmi con i giovani. Qualcuno potrebbe chiedersi come abbia fatto. La risposta è semplice: con una carrozzina elettronica, tanto entusiasmo, la voce, che non manca (quasi) mai e un fischietto sempre pronto». Basta poco: «Basta vivere, abbracciando gli ostacoli».