musei

N.25 Novembre 2021

VIDEO-INTERVISTA

«Ci prendiamo cura della bellezza e la bellezza ci fa andare avanti»

Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani, racconta la sua esperienza tra arte e fede alla guida delle collezioni del Papa: «Gli artisti sono profeti e poeti, sanno entrare nell'anima dell'uomo»

«Andate avanti».
Camminando tra i secoli di meraviglie che si affacciano ai sette chilometri di esposizione dei Musei Vaticani, tra i capolavori dell’arte classica e la Cappella Sistina, lo sguardo e la mente trovano la libertà di muoversi tra l’angolo poco illuminato dove la piccola Vergine dipinta dal beato Angelico chiama alle più intime profondità e l’immensità di ciò che ancora l’umanità non ha ancora visto e immaginato.
«Poeti e profeti». Barbara Jatta ha la responsabilità e l’onore di dirigere l’istituto museale forse più importante e famoso del mondo. Pensa ad un’episodio che ha visto come protagonista Papa Paolo VI: «Appena eletto – racconta – decise di riunire tutto un gruppo di artisti in Cappella Sistina e chiese scusa per aver interrotto il dialogo con loro, perché – disse – “l’artista è profeta e poeta e noi non possiamo, come Chiesa, interrompere il dialogo con voi”».
Ecco qual è, riflette la prima donna chiamata da un Pontefice, Francesco, a dirigere le sue collezioni, l’eredita di tanto passato e il segno che l’arte (e l’arte cristiana) possono lasciare nella contemporaneità: «Profeti e poeti e sanno entrare nell’anima, e lì stanno i valori cristiani ai quali noi crediamo. Sono valori talmente profondi e buoni che chi sa creare sicuramente li riconosce, anche se non si professa cristiano».

Barbara Jatta dirige i Vaticani dal 2017. Alle spalle una carriera di studi e ricerca, il lavoro in Biblioteca Vaticana dove si occupa per anni di garfica, disegni, stampe, mappe… «un’arte un po’ più intima – ricorda – che, arrivata ai Musei, esplosa in opere meravigliose, universali, incredibili».
Papa Francesco non si vede spesso. C’è chi ne lamenta il poco interesse. La direttrice dissente con un sorriso: «Un paio di anni fa – racconta – ha chiamato dicendo che avrebbe voluto venire a vedere una mostra. “Vorrei però che non fosse chiusa” – ci disse -. Così è venuto al museo con la mostra aperta, una signora si è sentita male perché ha visto il Papa che la visitava con lei». Ad attirare l’attenzione del Santo Padre, in quell’occasione, fu un ritratto di Dostoevskij: «Non come dice lui “la bellezza salverà il mondo” (questo lo sappiamo) – aveva commentato – ma dobbiamo dire che la bellezza ci fa andare avanti».
Questo l’invito rivolto al grande team (circa 800 professionisti) dei Musei Vaticani: «Andate avanti».
«Il Santo Padre – aggiunge la direttrice – è assolutamente consapevole del ruolo che può giocare la bellezza e quanto di bello può ispirare… È chiaro – ride – che ha tanti altri problemi, quindi se non viene Musei lo capisco. Lui lo sa che noi l’aspettiamo che lavoriamo con attenzione, con devozione ma con una grande grande passione per quello che facciamo, perché noi siamo al servizio della fede come prima come prima missione, poi chiaramente siamo storici dell’arte, restauratori, conservatori, museografi…».

Pochi minuti prima dell’intervista Barbara Jatta è intervenuta nella Cattedrale di Cremona durante l’inaugurazione del Museo Diocesano. Arte e fede.
«Questo Museo e i Musei Vaticani non sono lontani. C’è un legame molto forte di identità di missione che è quella di preservare di condividere un patrimonio che viene da secoli di attenzione, di devozione di cura del bello a servizio della fede. Ecco cosa ci differenzia dagli altri Musei».
Uno stile che è cura e condivisione. La direttrice lo spiega bene, esprimendo tutto il suo apprezzamento per la collezione, l’allestimento e l’idea del Museo Diocesnao di Cremona e della sua «bellissima sinergia con il territorio».
«Dal territorio cremonese sono arrivate in prestito opere bellissime e importanti, che all’interno del museo possono essere valorizzate e condivise. In un luogo dove sicuramente c’è più afflusso, possono raggiungere meglio la loro la loro missione». Perché l’arte non è mai “di proprietà”: «Lo dico sempre per i Musei Vaticani – aggiunge Barbara Jatta – tante persone che visitano le nostre collezioni non le avrebbero visitate, ad esempio alle Terme di Otricoli dove c’è il mosaico della sala della rotonda, o a Foligno dove la Madonna di Foligno di Raffaello era conservata in un monastero di clausura, mentre negli ultimi diciamo 200 anni, da quando è nelle collezioni vaticane, è stata vista e ammirata da milioni di persone. Opere così importanti sono sicuramente da condividere». Per far correre lo sguardo tra ciò che siamo stati e ciò che ancora possiamo diventare, conoscere, generare.

Ecco perché il Papa esorta «a curare la bellezza: perché la bellezza aiuta ad andare avanti. Curare la bellezza perché cura. Cura la sofferenza, cura le inquietudini» di ogni tempo. Come parola di poeta e visione di profeta: «L’arte sa scaldare l’anima e portarla verso dei pensieri belli»