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N.52 Settembre 2024

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Il match point di Giulia per tornare a camminare

Giulia Gardani ha raggiunto ottimi livelli nel tennis. Poi un incidente durante il viaggio di nozze l'ha costretta a disputare il più difficile dei suoi match: «Ma non sono abituata ad arrendermi»

Giulia Gardani con le giocatrici della D3 femminile della Farnesiana Piacenza

«Questa è una sfida enorme, contro un nemico che non vedi e non conosci. È una sfida contro il nulla, dove gli aiuti importanti arrivano anche dall’esterno».

Di quella tremenda notte del 20 agosto 2023 Giulia Gardani, 35enne tennista e istruttrice cremonese, originaria di Spinadesco, non ricorda nulla. Se non per racconti riferiti nei giorni successivi, quando si svegliò in un letto del Bellevue Hospital center di New York. Un’auto, improvvisamente e senza una logica, aveva travolto lei e il marito Matteo Maj mentre stavano passeggiando per Manhattan nell’ultimissimo giorno di un viaggio di nozze sognato da troppo tempo: «Ci siamo sposati il 18 giugno 2021, rimandando il viaggio per due anni a causa prima della pandemia poi dei tirocini della scuola maestri, divisa tra Castel di Sangro, Roma, Torino e le meravigliose colline del Brano. Gli Stati Uniti erano sempre stati in cima alle nostre preferenza. Avevamo costruito un tour con inizio a Chicago, per poi passare da Boston e in ultimo a New York».

Per Matteo la diagnosi parla di fratture al naso e alla tibia, insieme allo choc di una scena che non avrebbe mai voluto vivere e raccontare. Va peggio a Giulia: «Lesione midollare al livello della vertebra cervicale c5». Tradotto: tetraplegia. «Non uso nemmeno le mani, ho imparato a farlo diversamente. Pensare che il giorno successivo saremmo dovuti tornare a casa. Sono stata in terapia intensiva fino al 13 settembre, poi un volo speciale ci ha riportati in Italia. Ho chiesto a mio marito cosa fosse successo. Ero in una condizione allucinante. Poi mi ha guardato negli occhi e mi ha detto: viaggeremo ancora, andremo al mare. Mi ha dato grande speranza. Non potevo nemmeno rispondergli perché avevo una tracheotomia».

Giulia con il marito Matteo a Milano

Al Niguarda di Milano inizia la prima tappa di un viaggio che Giulia ha deciso di intraprendere con coraggio e con il bagaglio di valori che l’ha sempre accompagnata: lealtà, positività, fiducia e orgoglio. «Nei primi mesi e fino a marzo c’è stata una straordinaria volontà. La mia è una lesione incompleta, nel senso che qualche informazione passa. Potrei muovermi e riprendere, potrebbe paradossalmente tornare tutto come prima. All’inizio la speranza era tanta, poi qualcosa è cambiato, anche perché i movimenti delle gambe non arrivavano, quello delle mani era stato costruito in modo funzionale. È iniziato un momento di rabbia e sconforto».

Giulia è stata una tennista di ottimo livello, con la posizione numero 812 come miglior ranking nella classifica mondiale WTA. L’anno di grazia è stato il 2007 con 7 tornei Open vinti, tra cui Carpi, Bovegno, Borgo Trebbia, Modena e Campagnoli di Piacenza, come portacolori della Canottieri Baldesio. Le due migliori caratteristiche? Il dritto e la combattività.

Il giorno del ritorno di Giulia alla Farnesiana

«La sfida, nel momento più difficile di questo percorso, è stata capire cosa si potesse fare in queste condizioni. Con mio marito abbiamo iniziato a organizzare qualche piccola uscita nel centro di Milano. Poi c’è stato il ritorno su un campo da tennis nell’aprile del 2024, prima di Pasqua. Mi è venuta la pelle d’oca, pur non giocando o non facendo giocare nessuno. Alla Farnesiana di Piacenza eravamo in più di quaranta. Ci siamo trovati al bar, poi ci siamo spostati sul campo numero uno. Ho risentito il profumo delle palline, sensazione che non dimenticherò mai. Mi hanno preparato quella che sarà la mia postazione quando tornerò».

Nel suo circolo avrà un nuovo e importante ruolo: «Collaborerò per tutto ciò che concerne la parte organizzativa. Nel frattempo continuerò nel percorso di fisioterapia. Ho effettuato un piccolo intervento lo scorso 10 settembre. Il sogno è tornare in piedi e camminare, tornare a utilizzare le mani, viaggiare. Condurre una vita non diversa da quella di prima che era semplicemente perfetta. Il messaggio che voglio dare? La cosa che più mi aiuta è avere degli obiettivi. Sono sempre stata abituata a lavorare per obiettivi, nello sport come nel lavoro. Deve essere chiaro il punto a cui si vuole arrivare. Il motore poi è alzarti tutte le mattine con la volontà di lavorare aggiungendo sempre un pezzettino. La mia sfida oggi è sicuramente complicata, ma non sono abituata a mollare».