parole
N.24 Ottobre 2021
Lost in translation. Parole (in)traducibili… da tutto il mondo
Cinque persone nate in Paesi lontani con culture molto differenti tra loro scelgono una parola della loro lingua madre che non ha una esatta traduzione in italiano: tra abbracci con l'anima e nostalgie al contrario, suoni che restano, trottole e sorrisi alla corte del re...
Vi è mai capitato di voler esprimere un concetto ma non saperlo spiegare?
Magari parlando una lingua straniera, quando qualcuno chiede il significato di “boh”, la sillaba del dubbio, o la differenza tra “ti voglio bene” e “ti amo”, che pare esista solo in italiano.
Così inizia la danza delle perifrasi e delle similitudini, per rendere un’idea il più vicina possibile a ciò che frulla per la testa. In mente è tutto chiaro, ma… Intraducibile.
Basta una sfumatura, un tassello mancante, per rendersi conto che ogni parola è un mondo e spesso porta in sé la cultura che l’ha generata.
In ogni lingua ci sono termini che racchiudono sensazioni rarefatte, modi di fare, di vivere, di stare nel mondo. Come l’amamoo, che in Costa d’Avorio indica la qualità imprescindibile per presentarsi di fronte a un re (…e fare bella figura).
In Messico c’è un modo tutto speciale di abbracciarsi con l’anima – l’apapacho – per essere vicini anche quando si è distanti e scacciare la lghorba, quel senso di solitudine e nostalgia che ti prende quando ripensi ad un posto tanto lontano quanto vicino al cuore. Un po’ come la saudade brasiliana, ma in lingua berbera.
Capirsi non è scontato: può capitare di sentirsi confusi e ritrovarsi a bhabihri, girare a vuoto senza riuscire a risolvere un problema, come si dice in punjabi.
Eppure basta ascoltare, anche quando lingua e caratteri non coincidono, per entrare in risonanza come corde di violino e lasciarsi andare allo Yo-in, il riverbero che questa emozione suscita. Perché l’anima – comunque la si chiami – è come la musica: non ha bisogno di traduzioni.
Ecco le parole che cinque persone nate in altrettanti Paesi del mondo hanno scelto per noi.