mode
N.08 Febbraio 2020
È la forza dell’incontro che spezza i cliché
"L'eleganza del riccio" è un capolavoro di umanità che rovescia lo stereotipo
Il codice con cui decifriamo la vita – e le persone che la compongono – è sempre insufficiente per conoscerla tutta. E spesso ci fa comodo così: acquattati nello stereotipo, tenendo a bada la curiosità e vivacchiando in un’idea di mondo risaputa, l’anticamera della noia.
Che cosa può rimetterci sotto la giusta luce? Che cosa consente di vedere la profondità che c’è in ognuno di noi e negli altri?
La storia di una portinaia di 54 anni, custode di un palazzo parigino in rue de Grenelle, al numero 7, otto appartamenti di gran lusso con cortile e giardino interni, è il paradigma di questa verità: siamo tutti molto più di ciò che vuol far credere di noi il sentire comune.
In questo libro del 2006, sorpresa editoriale da oltre 2 milioni di copie, Muriel Barbery traccia il personaggio di Renée Michel, prototipo perfetto di quello che la moda racconta sui portinai: grassi, zoticoni, pettegoli e insignificanti, l’esistenza ristretta in un gabbiotto buio e nei pochi spazi retrostanti.
La realtà non è questa (o non solo). La protagonista del romanzo è un’amante segreta della letteratura e dell’arte, conosce la bellezza attraverso i capolavori scritti dall’uomo, dosa cinismo e arguzia, sensibilità e freddezza calcolata. Per ragioni di comodo, tiene tutto nascosto. Mostra di sé solo quel che gli abiti del suo ruolo sociale le impongono.
In parallelo, Barbery dà voce alla delusione della dodicenne Paloma Josse, membro di una delle facoltose famiglie che abitano proprio nel palazzo di rue de Grenelle. «A quanto pare, ogni tanto gli adulti si prendono una pausa per sedersi a contemplare il disastro della loro vita», scrive Paloma nel suo diario. Dalla prospettiva di una pre-adolescente acuta e feroce, ecco la vacuità dell’esistenza borghese messa a nudo, quella per cui ben presto «chi crede di inseguire le stelle finisce come un pesce rosso in una boccia». Per se stessa, Paloma vede la stessa fine. E medita perciò un proposito fermo e non rivedibile: il suicidio al compimento del suo tredicesimo compleanno.
Le storie di Renée e Paloma si incrociano finalmente quando un nuovo inquilino mette piede nel palazzo. Kakuro Ozu, giapponese di alto rango, acquista uno degli appartamenti appena lasciati dai vecchi proprietari e vi si introduce con tutta la sua sorprendente umanità.
«È la prima volta che vedo qualcuno che si preoccupa di me quando mi parla», annota la dodicenne a proposito di Ozu. «Mi guarda con l’aria di dire: “Chi sei? Vuoi parlare con me? Mi fa proprio piacere parlare con te”».
Tra Ozu e Renée, poi, nascerà qualcosa di molto profondo. Al ricco asiatico non sfuggono particolari essenziali della sua portinaia: unico a vedere dove gli altri avevano sorvolato, dove tutti gli altri (tranne Paloma) non osavano andare oltre il cliché. Proprio quell’incontro inaspettato, cui segue una frequentazione breve ma intensa, spezza la corazza nella quale Renée si nasconde da sempre, regalandole, «dopo 54 anni di deserto affettivo e morale», la certezza che vivere è «incontrare l’altro» ed essere «pronta ad amarlo».
Una storia scritta mirabilmente, un finale tutto da scoprire, e di una commozione che fa bene.