stelle
N.04 Ottobre 2019
Il principe e il parroco in una città a sei punte
Don Ennio Asinari, «parroco in una stella» racconta l'anima della città ideale costruita (e governata) a misura d'uomo dal principe Vespasiano
Lo studio di don Ennio è una stanza fresca al piano terra della casa che nei secoli passati ospitava i rabbini di Sabbioneta. Oltre la parete c’è ancora la Sinagoga. Per arrivare alla sua porta, sotto i portici, il parcheggio più vicino è nella piazza Ducale, a cui si arriva entrando dalla Porta Imperiale e percorrendo via Vespasiano Gonzaga.
Siamo al centro della città ideale. «Al centro della Stella», come la chiama l’anziano sacerdote. «Sono stato invitato, inaspettatamente, a svolgere la mia missione in questa città. Parroco di una stella; prete in una stella…». Stringe le mani, lentamente, sulla scrivania dove stanno in ordine alcuni dei libri che ha dedicato alla città in cui vive da quarant’anni. «… che è come dire – aggiunge – essere io pure una stella che riceve e manda luce. Impegni di non poco conto».
Don Ennio Asinari ha 88 anni e proprio in queste settimane esce la sua autobiografia illustrata. Si intitola “Un don per amico” ed è un dialogo illustrato con uno studente universitario che negli ultimi anni è passato spesso da questa stanza per studiare senza distrazioni. «Un ottantenne e un ventenne», osserva con un sorriso. Un altro studente ha illustrato il volume con undici tavole colorate. La scena è quella di Sabbioneta: i suoi scorci e le sue stanze.
È “Una stella nella pianura”, come recita il titolo di uno dei tanti libri stampati dall’editrice della cooperativa “A passo d’uomo”, fondata dal sacerdote. «Le sue mura, ancora intatte – mostra un’immagine scattata in volo – hanno la forma di una stella a sei punte. Ho scoperto che molte altre città hanno adottato questa soluzione: è una tattica difensiva. Le punte sono difficili da aggredite e facili da difendere con una guarnigione di vedetta».
Non ci sono ragioni filosofiche, nobili ideali, sguardi rivolti al cielo. «Strategia militare» ripete con calma don Ennio. Ma i suoi occhi che aspettano la prossima domanda tradiscono una breccia sul cuore della questione.
Scorci e prospettive tra le mura e gli edifici monumentali di Sabbioneta, la “città ideale” costruita a forma di stella e patrimonio dellumanità Unesco (Fotostudio Danilo)
«Quando accompagno i pellegrini (quando li accompagnavo, adesso sono fuori combattimento) alla chiesa dell’Incoronata, li faccio fermare al centro. La pianta è circolare ed è da lì che si vede tutta la sua bellezza. Stando fermi: non ci sono navate lungo cui camminare. Lì, dico sempre, vedo l’anima della città di Sabbioneta, così come l’ha ideata Vespasiano», il principe che l’ha fondata strappandola alle paludi e facendone un modello rinascimentale: «Fu lui stesso una stella per il mondo di allora». E questa volta sì, le punte che diramano dal centro diventano raggi di luce nella passione del discorso: «I segni di questa luce sono concreti. Ma non sono solo le mura: sono le leggi». Don Ennio mostra un tomo monumentale: «Riordinando gli archivi della parrocchia – racconta – ho trovato un libro antico, scritto in latino. Sono le leggi di Vespasiano. Le ho tradotte tutte e le ho pubblicate». La regola della Stella: «Leggi – continua – che hanno adottato molte città europee dopo Sabbioneta, perché sono il cuore dell’umanesimo: l’organizzazione di una città in funzione dell’uomo che la abita. Se la forma esterna è quella di una stella, quella interna è a immagine di un uomo: le mura difensive sono le braccia che si stendono verso la campagna, le leggi sono le gambe che la fanno camminare e il principe è la testa».
Come al centro della chiesa che lui stesso aveva fatto costruire, è dal punto di vista del principe che si coglie l’insieme della città ideale («esemplare», preferisce don Ennio): «“Unico spasso – cita Vespasiano – è il beneficare questi miei popolani che si affollano sui miei passi ogni volta che mi mostro in pubblico”».
Sentiva l’energia della sua luce, il signore di Sabbioneta che aveva bonificato le campagne e costruito case dove traballavano capanne.
“Acciò i nostri sudditi
non vadano dispersi per altre vie,
noi ora intendiamo
incamminarli nella cultura
come vero esercizio di pace”
«La cultura è via della pace» sottolinea don Ennio con vigore.
Vespasiano era un guerriero, cavaliere del Toson d’Oro, uno statista ambizioso e un complesso stratega, fuori dalle mura. Dentro la Stella immaginava giorni di pace per il suo popolo. Una pace operosa e illuminata: «Costruì il teatro olimpico e una scuola perché i giovani potessero imparare dallo studio. La sua cultura era attenzione all’uomo». Un impegno che, guardando e ricercando instancabilmente tracce nella storia, è stato ripreso con determinazione da un parroco del XX secolo. «Quando la gente si avvicina alla cultura trova uno strumento per uscire dall’isolamento, per allacciare legami con le persone». Per don Ennio una vera e propria missione: negli anni da parroco di Sabbioneta ha fondato la cooperativa “A passo d’uomo”, ha promosso convegni e dibattiti, aperto la prima scuola di teologia per laici (e anche per sacerdoti) della diocesi, salvato dall’abbandono e catalogato 275 mila (!) documenti dell’archivio parrocchiale, la «luce nascosta di Sabbioneta». «L’archivio è l’opera di cui vado più fiero – ammette -. Nelle ore trascorse tra le carte antiche trovavo la vita. Negli anni sono venuti in molti a fare ricerche tra gli scaffali che avevo riordinato, foglio dopo foglio. Era la stella che mandava la sua luce oltre le sue sei porte. Ma ancora si fa troppo poco. Sabbioneta fa ancora troppo poco: le manca una vera scuola di cultura».
Non si stanca don Ennio. «Sono fuori combattimento» ripete appoggiandosi allo schienale della sedia, ma gli occhi corrono ancora tra idee nuove e qualche delusione: «Da due anni vivo in questa stanza e non ho mai visto un prete entrare da quella porta – sospira –. Non è così facile per un nonno allontanarsi da tutto quello che ha costruito in una vita». Perché intanto l’archivio della storia non smette di alimentarsi: «Papa Francesco spesso parla dell’importanza di fare memoria, della cura e dell’ascolto degli anziani. Ecco – sorride – mi piacerebbe che il vescovo ogni tanto riunisse i sacerdoti che hanno più di 75 anni, per incontrarli e chiedere loro cosa pensano. Come una specie di consiglio dei saggi». Sorride don Ennio, uno che a 50 anni si è iscritto all’Università «perché gli esami ti obbligano a studiare a fondo, e perché quello che studi diventa tuo e ti fa crescere». Lo insegna Vespasiano, cavaliere della cultura. Principe della Stella.
Nei cassetti della scrivania di don Asinari oggi arrivano ancora manoscritti di persone che hanno a cuore Sabbioneta, la stella: «Li leggo e li pubblico – dice lui – così continuo a fare cultura».
Poi l’occhio scende sulla mia mano. «L’anello… Avere una persona che sia al tuo fianco, e rimanga per sempre. Questo è importante. Questo è umanesimo».
A passo d’uomo
Tra i segni più significativi e visibili dell’impegno di don Asinari per la città e per la comunità di Sabbioneta, è senza dubbio la cooperativa “A passo d’uomo”, fondata nel 1983, tre anni dopo l’arrivo del sacerdote nella città della stella. La sua missione è quella di promuovere la cultura valorizzando la storia e il patrimonio di Sabbioneta e proponendo una lunga serie di inziative e produzioni editoriali, tra cui il periodico “A passo d’uomo”. Tra le tante attività anche la scuola di teologia, mostre d’arte, l’archiviazione di documenti storici, il restauro di opere antiche…