piaceri

N.11 Maggio 2020

NATURA

Caro tiglio, grazie perché sei qui

Lettera a un albero che ha continuato a germogliare e vestirsi di foglie mentre tutto il resto attorno al suo balcone sembrava immobile

Caro tiglio,

la presente per esprimerti la mia immensa gratitudine.

Ti sono grata perché esisti ed ogni giorno, insieme ai tuoi compagni di via, sei lì che ti affacci al mio balcone.

Grazie a te le stagioni non passano solo vagamente assaporate da sensi distratti, ma sono epifanie nel loro fluire, nel continuo divenire tra nascite, morti, rinascite, cambiamenti.

Tu forse non lo sai, ma qui, nel pianeta che anche tu abiti, negli ultimi mesi sono accaduti fatti che hanno tentato di divellere le radici di noi umani. Chissà se l’hai sentito, se hai percepito le nostre paure, le angosce, le sofferenze, i desideri, le speranze, le emozioni, le vibrazioni dei nostri cuori, delle nostre parole, delle nostre menti.

Forse non lo sai, ma qui,
nel pianeta che anche tu abiti,
sono accaduti fatti che hanno tentato
di divellere le radici di noi umani

Chissà se ti sei chiesto perché l’aria è diventata così rarefatta e gli uccelli che ti abitano più numerosi e i loro canti più festosi. Chissà se ti sei accorto che spesso c’è stato qualcuno che ti ha accarezzato, tanto osservato e, un giorno, ha preso in mano la macchina fotografica e si è dedicata a te.

Caro compagno di tante mattine, pomeriggi, sere, di albe e tramonti, vedere nascere e crescere le tue foglie è stato ed è taumaturgico.

Hai curato la solitudine, il dolore, le lacrime, i pensieri, hai regalato comprensione, compassione ed empatia, hai suscitato sorrisi, pace, serenità, hai illuminato la luce, i colori e le sfumature. Sei stato il soggetto di scatti rubati e scatti studiati, hai riposato occhi stanchi, forse hai sorriso per posture improbabili e ascoltato parole non sempre affabili. Eppure sei sempre stato lì, nel fluire del tempo della natura e nello scorrere del tempo della mia coscienza. Sei il correlativo oggettivo di Eliot e Montale, la memoria di Bergson, le parole nell’abisso di Ungaretti. Sei la maturità 2020 della 5^BS, sei la gioventù della speranza nel futuro.

Dunque grazie di cuore perché sei unione e connessione.

E ora che sei una chioma verde e rigogliosa mi basta allungare una mano per essere in un bosco.