terra

N.01 Maggio 2019

RUBRICA

Atto di fiducia nella potenza del ricordo

Tengo la posizione è l’opera di un animatore resistente, come si definisce Simone Massi, una delle personalità più creative e originali del panorama internazionale. Un inno antiretorico e solitario a restare saldi, come l’uomo dalla sciarpa rossa tenacemente fisso nella neve. Fermo senza essere statico, l’uomo affida i suoi pensieri – ispirati a La casa in collina di Cesare Pavese e alle Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana – a fogli che volano via e che forse portano lontano l’eco della sua strenua difesa. Nelle pieghe del testo riaffiora la memoria di una cultura contadina, di tavole apparecchiate che invitano a sedersi, di anziani sull’uscio che scrutano lontano un arrivo, del calore che emana il pensiero di una ragazza abbracciata a una mucca. E tuttavia l’uomo non cede, nonostante l’incombere di un pericolo, reso sonoramente dal latrato dei cani e dal crepitare degli alberi, o dall’uomo armato che si manifesta nella parte finale.

Più che indecisione di fronte alla possibilità del male, resistere appare oggi – a una debita distanza dalla guerra che ha posto le basi della moderna società democratica – un atto di fiducia nella potenza del ricordo.

Resistere alla velocità del tempo che scorre, alla minaccia dell’oblio, alla cancellazione del passato storico, al degrado di una cultura del consumo.

L’uomo che tiene la posizione è un invito al radicamento in un pensiero che unisce essere e agire senza nascondere i loro dissidi, ma facendone una sintesi coraggiosa, come il tratto di Massi che piega la matita a linee spezzate che si intersecano nel chiaroscuro.

O come gli alberi del bosco, saldi e diritti, che fanno corona a un’inquieta solitudine.

Nel momento in cui
ho iniziato a parlare della terra
ho smesso di parlare di me
in prima persona

SIMONE MASSI