terra

N.01 Maggio 2019

NOTE BIBLICHE

Il simbolo è realtà di un uomo plasmato

Esiste un legame originario tra Adamo e la materia che gli ha dato forma e vita Così la realtà fisica genera spiritualità e moralità

Enrico della Torre - Germinazione dal catalogo della mostra "I segni della Poesia" Musei Civici di Cremona

L’Antico Testamento ha una parola per indicare la terra in senso geopolitico e un’altra per il terreno coltivabile.

L’irrefrenabile desiderio di avere un determinato pezzetto della prima, tutto per sé, quello e non un altro, è ancora oggi fonte di complicazioni politico militari di cui non riusciamo mai a liberarci.

L’altra parola suona come il nome del leggendario Adamo e sta alla base della presumibile parentela tra terra e uomo, non solo terminologica, ma reale.

La leggenda di Genesi 2 dice infatti che il primo uomo sarebbe stato plasmato da un dio vasaio usando finissima creta – la polvere del suolo – alla quale avrebbe dato vita il soffio di Dio.

Terra, acqua e aria sarebbero quindi, come per i presocratici, gli elementi base di ogni cosa che esiste.

Manca solo il fuoco che però, ogni tanto, scende dal cielo anche secondo la Bibbia.

Ma il nesso terra – uomo ha altri sviluppi nella Bibbia: Naaman, il siriano, viene guarito non direttamente da Eliseo (siamo nell’800 prima di Cristo), ma da un bagno nelle acque del Giordano e decide di convertirsi al Dio del territorio ebraico. Pensa, infatti, che Dio si serva della materia (acqua, terra, aria, fuoco) di quella specifica zona e, per adorarla, raccoglie sacchi di terreno palestinese e li porta in Siria dove gli serviranno come “sacramento” della presenza di Dio.

Nasce così l’idea che oggetti della natura, terra e prodotti della terra: pane, vino, olio, acqua diventino veicoli della potenza benefica di Dio.

Nasce la sacramentalità tipica del cristianesimo: Dio agisce nell’acqua del battesimo, nel pane e nel vino dell’Eucarestia che sono o diventano carne, sangue, divinità di Cristo.

Simbolo e realtà coincidono: ecco il cristianesimo!

La realtà fisica genera spiritualità e moralità e, viceversa, immoralità e peccato generano sterilità e morte.

Così ragiona il Deuteronomio: se un uomo, com’era suo diritto, ha ripudiato la moglie ed essa nel frattempo si è messa con un altro, non deve più riprenderla: se lo fa rende impura la terra.

Non è importante il caso in sé, ma la regola, che Geremia generalizza: il peccato del popolo rovina la terra che diventa sterile e malefica e solo dopo un lungo riposo, potrà ridiventare produttiva.

L’uomo ha bisogno
di un super-io
L’importante è che lo immagini
nel modo giusto

E’ curioso che questa potenza della terra sull’uomo, non solo sul suo fisico, ma sulla sua “umanità”, rimanga, nel pensiero di Gesù. Si pensi alla parabola del seminatore: la parola di Dio è come un seme la cui sorte dipende tutta e solo dal terreno, buono o cattivo. Dio non fa nulla per modificare il terreno ed è quest’ultimo che decide come andrà a finire il tutto. Dio si limita a constatare che quello che il terreno buono riesce a produrre gli basta. E’ la terra che comanda, non Dio. Ma, se è così, a che serve avere un Dio?

Tutti sanno la risposta e la potranno avere leggendo, per esempio, Vito Mancuso: come aveva intuito Kant, l’uomo ha bisogno di un super–io per imparare a governare se stesso. L’importante è che lo immagini nel modo giusto.

Allora, come suggeriva Anselmo d’Aosta-Canterbury, sarà necessario ammettere che non può non esistere, dal momento che il mondo funziona proprio e soltanto grazie a Lui.